Con una richiesta indirizzata al Presidente della Regione Toscana, al Prefetto di Livorno e inviata per conoscenza al Presidente del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, il Sindaco Barbi formalizza la richiesta di revoca della definizione di “area vocata al cinghiale” dell’Elba.
La decisione dell’Amministrazione marcianese giunge in seguito all’ormai insostenibile situazione relativa agli ungulati presenti sul territorio comunale che generano danni dalla biodiversità sino all’incolumità dei cittadini. Qui di seguito il testo della richiesta:
Territori naturalmente limitati come le isole non dovrebbero mai divenire luoghi di “sperimentazioni” in termini di introduzione di specie animali, tuttavia purtroppo l’Elba lo è stato. Il territorio marcianese si è reso “colpevole” di aver ospitato le prime popolazioni di cinghiali introdotte a fini venatori e quelle di mufloni a fini turistici. La presunzione umana ha indotto a sottovalutare molteplici elementi critici e in pochi anni il numero di entrambi gli ungulati è andato fuori controllo.
Nel frattempo il territorio elbano è stato sottoposto ad un regime di tutela ambientale e da anni la zona occidentale rappresenta il cuore del Parco Nazionale; questo significa che potrebbe “mettere a reddito” le ricchezze naturali e culturali di cui dispone e per la propria economia potrebbe puntare sul turismo anche prima e dopo la stagione balneare, un turismo qualificato e consapevole, attraverso l’escursionismo, gli sport sostenibili, e il recupero di antiche attività produttive, vendendo tipicità, unicità.
Fino ad oggi questo programma non è decollato, a causa della presenza massiccia di ungulati che rappresentano una costante minaccia per ogni attività presente e un freno rispetto all’ipotesi di specifiche tipologie di attività future. Ad oggi gli animali vagano per le strade e all’interno dei paesi e nel tempo sono costantemente aumentati i danni alle proprietà private, a quelle pubbliche, e il pericolo per le persone.
Il patrimonio di biodiversità, i numerosi endemismi che dovrebbero essere difesi e valorizzati, si tratti di vegetali o di piccola fauna, si sta progressivamente e irrimediabilmente impoverendo. Il sottobosco è pressoché scomparso; i muretti a secco non resistono all’assalto degli animali; i versanti perdono stabilita’.
I terreni storicamente destinati all’agricoltura, perfino quelli “comodi” nei pressi delle abitazioni, sono sempre più ridotti a favore degli incolti; le colture agricole che resistono posizionano indispensabili recinzioni, spesso peraltro realizzate con materiali di recupero che deturpano il paesaggio.
Il Parco Nazionale investe da due decenni risorse umane ed economiche significative nel tentativo di contenere le popolazioni di questi animali e limitare i danni, sottraendo conseguentemente energie e denaro a più soddisfacenti opere di valorizzazione; ormai è più che evidente che tale azione non sarà mai efficace, cioè capace di produrre gli effetti necessari alla “ripresa” dei nostri boschi e al recupero della nostra identità contadina, se essa non verrà accompagnata da parallela, significativa azione nelle aree esterne al Parco.
L’area esterna ai confini del Parco è stata classificata come “area vocata” al cinghiale, con lo scopo di conservare tale specifica specie a fini venatori.
La caccia è una passione e come tale va rispettata, quella al cinghiale ibrido super prolifico però sull’Elba non vanta origini storiche bensì risalenti agli anni ‘50/’60 del secolo scorso; viceversa l’agricoltura rappresenta tradizione, cultura, economia. Rappresenta le nostre radici, come pure i muretti a secco - non a caso riconosciuti come patrimonio UNESCO – in continuo, drammatico disfacimento a causa del costante transito e ricerca di cibo dei cinghiali, onnivori, che notoriamente arano il terreno in cerca di radici, piccoli animali, e attualmente si avventurano fino ai contenitori della raccolta dell’organico.
Ora si tratta di stabilire priorità e compiere una scelta precisa e definitiva; riteniamo che l’unica scelta possibile e responsabile, considerata la situazione in atto, e in direzione dell’eradicazione, sia quella di revocare la decisione che ha visto divenire l’Elba “area vocata al cinghiale”.
Comuni cittadini, storici e nuovi coraggiosi “imprenditori della terra”, e studenti lungimiranti chiedono chiaramente, con le loro lettere a questa Amministrazione, con i loro comunicati alla Stampa, e con le loro petizioni, che venga loro restituito il diritto di vivere in un territorio accogliente e che si consenta loro di provare a realizzare un’economia alternativa al turismo di massa e di scegliere stili e ritmi di vita diversi da quelli che esso impone. Molte di queste persone oggi guardano al futuro partendo dal territorio, dalla tradizione e dalla loro storia, con la forza delle loro conoscenze e delle nuove tecniche e tecnologie; altre hanno scelto l’Elba come terra di elezione portandovi un prezioso know – how acquisito altrove.
E’ il momento di porre fine alla violenza consumata ai danni del nostro territorio ed allo spreco che si è perpetuato nel tempo e di cui tutti siamo colpevoli o quantomeno complici.
E’ il momento di avere una visione generale per il futuro dell’intera isola, superando ottusi egoismi, poiché ogni progetto di valorizzazione del territorio non potrà avere seguito in presenza degli ungulati.
E’ il momento, dopo tanta fiduciosa attesa della maggioranza dei nostri concittadini, di assumersi questa responsabilità.
IL SINDACO
Simone Barbi