Scrivo queste parole dopo aver saputo la proposta di istituire una Area Marina Protetta (AMP) nelle acque dell’isola d’Elba. Nella mia esperienza ho visto la nascita e la crescita dell’AMP delle Cinque Terre, ho vissuto quello che questa istituzione ha portato negli anni e credo che le persone che vivono l’isola
debbano sapere cosa potrebbe comportare questo progetto…
Conosco bene lo sviluppo della AMP delle Cinque Terre perché a fine anni ’70 mio nonno comprò un piccolo appartamento a Manarola; da allora la casa è stata vissuta da tutta la mia famiglia in ogni periodo dell’anno. Tuttavia negli ultimi dieci anni la casa viene usata sempre meno e non perché la mia famiglia si sia rimpicciolita, anzi…si sono, invece, create col tempo una serie di condizioni che hanno fatto sì che chi ha, come me, la passione per il mare, la pesca, la nautica, la pace e la natura preferisca scegliere un’altra destinazione per trascorrere il proprio tempo in compagnia delle proprie passioni…il motivo di tutto questo è l’Area Marina Protetta, sembra un paradosso ma è proprio così!
Quando nel lontano ’97 si cominciò a parlare di Parco a me sembrava una bella iniziativa!
La salvaguardia del mare è da sempre un concetto etico che mi appartiene e di conseguenza non capivo come mai ci fosse così tanta perplessità tra i residenti… c’era chi sosteneva che il Parco marino avrebbe fatto bene e chi, più lungimirante, sosteneva che “tutto sarebbe cambiato” e “non si sarebbe potuti tornare indietro”
… 10 anni dopo tutto era cambiato e NON aveva fatto bene!
Ma andiamo con ordine.
L’area marina protetta aveva veicolato molti soldi da enti nazionali e sovranazionali e per i primi anni questi vennero spesi per migliorie sul territorio. Vennero rifatti e aumentati i sentieri, vennero finanziati alcuni progetti ecosostenibili (equitazione, noleggio di canoe, visite guidate per le scuole…)
e l’ente parco distribuì tra i residenti alcuni posti di lavoro (...)
Fin qui quasi nulla è sbagliato, i pescatori professionisti e sportivi potevano continuare ad esercitare liberamente nelle zone C del parco (le più vaste), i naviganti potevano ormeggiare liberamente, i diving
portavano, come sempre, i turisti sui fondali più fondi e ricchi di pesce ora diventati zona A e B ovvero riserva.
Una rosea cornice per un incantevole luogo quale le Cinque Terre, ma la “medicina” amara va presa un poco per volta…
Col trascorrere del tempo alcune categorie economiche capirono che col Parco marino potevano fare ancora più soldi, non importava se sarebbe cambiata completamente l’identità storica ed economica, non importava se altri ne avrebbero fatto le spese perdendo il lavoro, non importava se chi amava quei luoghi così per come erano se ne sarebbe andato…oramai la giostra era partita e non si sarebbe più fermata.
L’AMP emise regolamenti sempre più restrittivi; prima escluse i pescatori subacquei (anche residenti), poi aumentò l’area delle zone A e B con limitazioni e conseguenti maggiori controlli; successivamente limitò l’afflusso di imbarcazioni, per poi permettere solo ad alcuni enti convenzionati (diving e guide) di accedere alle zone protette; i normali bagnanti ora non possono nemmeno fare il bagno in alcune zone se non accompagnati a pagamento! Infine per coronare il tutto impose il pagamento di una tassa giornaliera a chiunque usufruisse del mare all’interno dell’AMP.
Prima il “Parco Marino” ha escluso una lunga serie di categorie e poi ha riammesso a pagamento solo quelle gradite! A causa dell’aumento delle zone vietate alla pesca e del mancato aumento del pescato (tanto predicato, invece, dai sostenitori del parco…), l’unico pescatore professionista di Manarola ha
venduto la barca e smesso la professione. Insomma, invece di contribuire a preservare l’economia tradizionale, l’AMP l’ha dissolta.
“Ultimo viene il corvo”…
Anche i residenti che accolsero l’istituzione del parco con speranza e sincero spirito ecologista vennero traditi: nel settembre 2010 il presidente del Parco ed il sindaco del PD di Riomaggiore (dove ha sede il Parco) vengono arrestati per associazione a delinquere, truffa e corruzione… per dovere di cronaca è giusto ricordare che Vittorio Cogliati Dezza di Legambiente, Ermete Realacci del Partito Democratico e l’allora ministro Prestigiacomo (di Forza Italia ndr) si unirono in solo coro in difesa del presidente del Parco…un’ennesima buona occasione sprecata in cui poter tacere! La magistratura condannò in primo grado a più di 7 anni gli imputati.
Ma non è finita qui…
Da un parco terrestre e marino ci si aspetterebbe un modello di sviluppo turistico sostenibile e attento al territorio, almeno è quello che avrei creduto io… invece negli ultimi anni è stato istituito il cruise terminal di Costa Crociere nella vicina città di La Spezia così che orde di turisti “mordi e fuggi” vengano fatte sbarcare a centinaia alle Cinque Terre.
Il turismo “storico” che frequentava le Cinque Terre, fatto di persone attente all’ambiente e rispettose della comunità in cui vengono ospitate, è stato scalzato e sostituito da un turismo predatorio che prende quello che gli interessa senza costruire rapporti né mutui scambi…
Il cambiamento della tipologia di turismo ha avuto conseguenze pesantissime ed è stato indirettamente responsabile di un evento devastante quale il dissesto idro-geologico del territorio e la conseguente brutale alluvione del 2011 che ha colpito Vernazza e Monterosso.
La popolazione residente alle Cinque Terre, vedendo mutata la tipologia di turismo, si è dedicata ad assolvere mestieri compatibili con la mutata realtà economica.
Sono state progressivamente abbandonate le vigne dei famosi campi a terrazzamento che hanno reso famosa la Liguria. Chi prima vendeva l’uva alla cantina sociale e manteneva in salute i terrazzamenti dei campi, ora vende calamite da frigo e paccottiglia cinese nella cantina ristrutturata del nonno o fa la guida che accompagna le comitive di turisti a vedere i vigneti abbandonati raccontando che alcuni anni prima erano coltivati…
Come è possibile che un Parco permetta scelte simili?
Un Istituzione come il Parco marino e terrestre si è dimostrata incapace di salvaguardare il territorio da uno sviluppo suicida e criminale nella gestione delle risorse pubbliche.
L’istituzione all’Isola d’Elba di una Area Marina Protetta è una scelta dalla quale non si può più tornare indietro! Altro non sarebbe che un’estensione ed un aumento del potere decisionale del Parco e andrebbe a sovra determinare la volontà delle realtà residenti. L’istituzione di Parchi e AMP non è assolutamente tutta “rosee fiori” come qualcuno vorrebbe far credere. L’esempio nefasto che ho riportato
è di una realtà spaventosamente vicina all’Elba e sono molto preoccupato del futuro di un’isola che amo e sulla quale ho deciso di vivere.
Andrea Vaccari