L’assessore regionale all’Urbanistica Anna Marson è tornata con un articolo su Repubblica fiorentina ad assicurare che si può trasformare il paesaggio senza distruggerlo. Che nel momento in cui c’è già chi riparla di condono si debba appunto tornare anche in Toscana a rassicurare chi teme che saggia tutela significhi necessariamente blocco di qualsiasi intervento di seria trasformazione e di governo del territorio non è buon segno.
La Marson ricorda che il piano regionale paesaggistico a cui si sta lavorando (un po’ troppo in segreto) con l’aiuto anche delle nostre Università vuole ridefinire una vera road map degli interventi là dove cioè non è riuscito il PIT. Peccato che questa discussione che ha già visto i comuni sul piede di guerra contro la ‘pretesa’ –questa è l’accusa- della regione di decidere come e quando vuole anche a loro danno, elude un dettaglio come la ‘dimensione’ di questi interventi assolutamente non riconducibili solo a quella comunale e neppure regionale. Un punto dirimente come sottolinea la Marson è l’individuazione delle varie articolazioni tra i vari beni paesaggistici per ricondurli correttamente alle diverse responsabilità ministeriali e non.
In Toscana come in tante alle tre regioni i danni più pesanti al territorio –paesaggio e natura- è venuto dalle alluvioni, frane, abbandono di centro abitati dove hanno dirette responsabilità oltre ai comuni e le province -ora boccheggianti- le autorità di bacino, i parchi e le aree protette terrestri e marine. E’ vero che nel recente passato l’assessorato regionale al territorio teorizzò che il governo del territorio doveva far capo solo a enti elettivi, ma si è visto anche il prezzo salato che ne abbiamo pagato. Nonostante si sia per fortuna girato –spero- pagina rispetto a quella concezione resta il fatto che è abbastanza recente una legge regionale sul piano energetico in cui si stabilisce che i piani dei parchi devono conformarsi a quello dell’energia con tanti saluti al paesaggio e dintorni.
La Conferenza Nazionale delle Regioni recentemente ha stabilito di tornare a discutere del rapporto con lo stato e gli enti locali –insomma del quasi federalismo- e ha incaricato Enrico Rossi della relazione. Tra i dati che spiccano in negativo c’è praticamente il fallimento del nuovo titolo V della costituzione che doveva assicurare ‘la leale collaborazione’ tra tutti i livelli istituzionali e che invece ha prodotto il raddoppio delle controversie costituzionali dello stato contro le regioni e delle regioni contro lo stato che ha cercato in tutti i modi di riappropriarsi di competenze regionali.
La ‘leale collaborazione’ oggi significa tornare a politiche di programmazione regionale e nazionale i cui protagonisti neppure in Toscana si riducono a regione e comuni. Meglio evitare altri svarioni; quelli del passato bastano e avanzano.
Renzo Moschini