Qualcuno forse ricorderà la storia del gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax) documentato lo scorso inverno presso la rocca del Volterraio con una piccola galleria fotografica e con un articolo scritto insieme all’ornitologo Giorgio Paesani. L’animale, dal becco e zampe rosso corallo, era stato avvistato, oltre ai più consueti corvi imperiali, presso l’antica fortezza, dove era rimasto svernando per alcuni mesi, nutrendosi sui pascoli dei monti orientali e trovando poi rifugio serale in un anfratto nelle antiche mura. Le successive misure sanitarie legate all’emergenza “Covid” avevano limitato i sopralluoghi ai primi di marzo e avevano lasciato il corvide in una quiete assoluta in un luogo probabilmente idoneo alle sue esigenze biologiche. Il cosiddetto lockdown, anche se necessario, era stato un vero “guaio” per la società ed economia umana ma tutto sommato una “fortuna” per l’ambiente naturale. Alla fine della quarantena, a primavera inoltrata, il gracchio era ovviamente ormai migrato in un clima più fresco su qualche rilievo di maggiore elevazione, continentale o insulare (Sardegna o Corsica[?]). L’articolo così realizzato a marzo era poi divenuto anche un piccolo capitolo del libro “Appunti Elbani” pubblicato nel giugno scorso.
Alla fine dell’anno, prima di Natale, mi sono recato presso il Volterraio per i consueti sopralluoghi e durante la salita al rilievo ho notato in alto un gruppetto di corvi, ascoltando il gracchiare acuto, quasi uno stridere metallico, tipico dei corallini. Le immagini scattate allo stormo in lontananza hanno confermato la presenza di un gruppo di sei corvi della specie sopracitata, dal becco tipicamente rosso. Le successive “chiusure” natalizie hanno rallentato le ricerche sulla loro presenza e ulteriori successive indagini non avevano portato ad altri avvistamenti. Finalmente nel pomeriggio della settimana appena trascorsa, sempre durante le escursioni sui sentieri intorno alla rocca ho invece avuto la conferma della presenza degli animali così nuovamente documentati in volo e in fase alimentare sui ripidi pendii rocciosi. Commentando il nuovo incontro con Giorgio Paesani e scherzando un po’ ci siamo detti “Vedi ha portato gli amici” e anche “guarda l’importanza del passaparola nel turismo … “ha “parlato” bene dell’Elba ed ecco che ne sono arrivati sei”, comparando ironicamente, ma non troppo, i comportamenti umani a quelli degli animali … L’ornitologo ha comunque sottolineato come gli spostamenti dei corvi corallini siano intriganti in quanto non sarebbe facile stabilire la loro provenienza. In Corsica ce ne sono pochi esemplari mentre un’origine più probabile potrebbe essere rappresentata dalla Sardegna, dalle Apuane o dalle Alpi Marittime.
Approfitto di questo piccolo intervento relativo al nuovo avvistamento per ricordare a chi si cimenta a ritrarre la Natura e l’avifauna con le immagini fotografiche, sia all’interno del territorio del parco e che al di fuori di esso, alcuni principi del decalogo del birdwatcher, sia naturalista che fotografo, che sancisce che l’incolumità degli animali osservati è prioritaria. Le specie devono essere osservate a debita distanza senza recare loro danno e il fotografo deve rendere minimale la propria presenza nell’ambiente vestendosi con tonalità che si confondono con i colori dell’ambiente e limitando il più possibile il disturbo e l’impatto nella Natura.
Antonello Marchese
Guida ambientale e guida ufficiale del Parco Nazionale Arcipelago Toscano. Fotografo di Natura. Promotore dell’azione Elba Foto Natura, nell’ambito dei progetti della Carta Europea per il Turismo Sostenibile