Secondo il ministero dell’ambiente, «Nelle ultime settimane il numero di spiaggiamenti registrati è rientrato nelle medie degli anni precedenti, registrando un rientro nella normalità rispetto al primo trimestre del 2013», quindi, pur all’interno di un fenomeno comunque preoccupante, buone notizie nella Giornata mondiale della Biodiversità: «Si è interrotto il fenomeno della anomala morìa di cetacei, in particolare stenelle, nei mari italiani – dice il ministero - e si avviano così a conclusione le complesse ricerche degli scienziati della Rete nazionale spiaggiamenti mammiferi marini nata dalla collaborazione del ministero dell’Ambiente con il ministero della Salute».
Ai ricercatori era stato affidato il compito di trovare spiegazioni alla morìa delle stenelle striate (stenella coeruleoalba) che ha colpito il Tirreno da gennaio ad aprile e che aveva suscitato polemiche, accuse ed anche una petizione che collegava la moria di cetacei all’inquinamento del mare, in particolare lungo la costa Toscana e dell’Arcipelago Toscano, dove si sono verificati molti spiaggiamenti.
Ma i nuovi rapporti elaborati dalla Banca Dati Spiaggiamenti e dagli Istituti Zooprofilattici Sperimentali hanno fatto luce sul complicato mistero della straordinaria morìa, confermano che «Nelle ultime 4 settimane il numero di spiaggiamenti registrati è rientrato nelle medie degli anni precedenti, e quindi abbiamo motivo di credere che il fenomeno si sia esaurito». Della Rete nazionale spiaggiamenti mammiferi marini fanno parte, tra gli altri, gli Istituti zooprofilattici sperimentali (Izs), coordinati dall’Izs di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, la Banca dati spiaggiamenti dell’Università di Pavia, il Cetaceans stranding emergency response team, la Banca tessuti mammiferi marini del Mediterraneo e le Università di Padova, Siena e Teramo, con la collaborazione del Corpo delle Capitanerie di Porto - Guardia Costiera
I ricercatori sottolineano che questo tipo di andamento delle morti e degli spiaggiamenti di stenelle era già stato descritto in precedenti episodi anomali di mortalità degli ultimi anni, come quello da morbillo avvenuto nei mari spagnoli tra il 2006 e il 2008.
Secondo il ministero dell’ambiente, «Le ultime ricerche rafforzano l’ipotesi che la causa più probabile della straordinaria morìa sia il morbillivirus del delfino, riscontrato nel 30-40% dei corpi analizzati, percentuali che - per quanto basse - rimangono comunque comparabili con quanto avvenuto in Spagna nelle precedenti epizoozie da morbillo. L’epizoozia di questi mesi ha interessato una popolazione di stenelle giovani, con età comprese tra i 7 e i 20 anni (96% delle carcasse analizzate), cioè animali nati dopo la morìa del 1990-92 determinata da morbillo e quindi sprovvisti di anticorpi specifici per difendersi da questa malattia. Secondo gli scienziati, i cetacei colpiti dal virus del morbillo erano fortemente indeboliti a causa delle loro ridotte difese immunitarie. Ciò avrebbe aperto la strada anche all’azione di infezioni e altre malattie (come photobacterium damselae, virus dell’herpes e parassitosi varie), corresponsabili della morte degli animali».
Nel rapporto “Spiaggiamento anomalo di cetacei lungo le coste Tirreniche – Anno 2013” dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentalesi legge che «In generale la maggior parte delle carcasse presentavano un cattivo stato di conservazione, lo stomaco vuoto ed un’ alta carica parassitaria, indice di un quadro immunitario significativamente compromesso. Gli esami di laboratorio eseguiti non hanno evidenziato la presenza di Brucella spp. Solo 5 soggetti su 52 testati (9,62%), spiaggiati in Sardegna e Toscana, sono risultati positivi per Toxoplasma gondii. La mancanza dell’esame istologico non ha consentito di valutare l’eventuale presenza delle lesioni e di cisti. L’Herpesvirus è stato riscontrato in 6 soggetti su 22 testati (27,7%) rinvenuti lungo le coste del Lazio e della Toscana, sempre in presenza di altri patogeni, quali Morbillivirus e Photobacterium damselae e/o parassiti. In 31 soggetti su 50 esaminati (62%) è stato isolato Photobacterium damselae subsp. damselae responsabile di sindromi emolitiche ed emorragiche. In letteratura non sono evidenziati casi di epidemie e mortalità di massa legati a questo patogeno, pertanto viene considerato un opportunista e non una causa primaria di morte».
Dai risultati ottenuti fino al 26 marzo è emerso che «16 delfini su 53 testati (30,19 %) sono risultati positivi per Morbillivirus. 6 animali sono in fase di conferma per cui la percentuale potrebbe arrivare al 41%. Sulla base delle indagini filogenetiche eseguite è emerso inoltre che le sequenze ottenute formano un cluster unico con le sequenze di Dolphin Morbillivirus (DMV) depositate in GenBank. Il Morbillivirus è un agente virale responsabile in passato di 2 gravi epidemie nel Mediterraneo (1990-1992 e 2006-2008) e di altri episodi analoghi nel resto del mondo. Si fa presente inoltre che nel 2011 è stata registrata un’ulteriore epidemia lungo le coste Valenziane (Spagna – comunicazione orale ECS Conference 2013). Il Morbillivirus è caratterizzato da un’elevata patogenicità per i cetacei ed è principalmente linfotropo e secondariamente epiteliotropo e neurotropo. Da oltre 20 anni circola nel Mar Mediterraneo e alla luce degli studi effettuati, attualmente viene considerato endemico con cicliche ricomparse e conseguenti elevate mortalità, quando vi è una diminuzione della risposta anticorpale nella popolazione che diventa più suscettibile. Questo patogeno non ha bisogno di agenti 16 predisponenti, immunodeprime l’ospite e pertanto favorisce l’insorgenza di infezioni secondarie. In letteratura è documentata la simultanea presenza di Morbillivirus ed Herpesvirus. Sembra che questa coinfezione si verifichi frequentemente tra le stenelle del Mediterraneo: gli animali coinvolti presentano generalmente lesioni correlate al Morbillivirus, ma non all’ Herpesvirus. Questi dati suggeriscono che l’Herpesvirus non abbia un ruolo primario come causa di mortalità negli spiaggiamenti. (Bellier et al. 2010)»
Dai risultati ottenuti dallo studio emerge che «Nella maggior parte dei casi, sono stati evidenziati agli esami istologici quadri infiammatori aspecifici non suppurativi. L’IHC per Morbillivirus eseguita su alcuni casi risultati positivi in PCR ha dato esito positivo solo in un soggetto. Inoltre la presenza di RNA virale in assenza di lesioni significative non consente di affermare con certezza il ruolo del Morbillivirus come causa primaria di morte in questi soggetti, tuttavia la sua azione immunodeprimente può avere avuto un ruolo fondamentale nel determinare questa moria anomala. Al fine di comprendere al meglio la natura di questo evento si rende necessario integrare questi dati con quelli relativi ai fattori meteo marini, agli studi di popolazione, ai dati morfometrici, ai contaminanti ambientali e ad eventuali altre cause di origine antropica».