Alla Biodola è in corso un massiccio ripascimento con mezzi pesanti della spiaggia che comporta lo sversamento di sabbia sedimentata del fondale, carica di materiale organico e di diversa consistenza, mentre a pochi passi da quello che è un vero e proprio cantiere industriale si continua a fare il bagno come se nulla fosse.
Nei giorni e settimane precedenti sono stati effettuati interventi su spiagge sabbiose e di sassi per ripascerle o riprofilarle utilizzando mezzi pesanti.
I continui ripascimenti della spiaggia di Marina di Campo (uno degli arenili che, secondo studi del CNR e di ENEA è destinato a finire sott’acqua entro il 2050) hanno creato una spiaggia artificiale che alla prima moderata mareggiata estiva mostra subito zone diverse per compattezza e resilienza della spiaggia, con la creazione di gradienti impossibili da risalire per una tartaruga marina intenzionata a depositare le sue uova, come fece nel 2017 la Caretta caretta “Federica”.
In questa spiaggia alcune aree sono ben gestite da operatori balneari attenti, in altre scorrazzano le ruspe, creando quotidianamente solchi e un ambiente ancor più artificiale in quella che è ormai una vera è propria area “industriale”. Qualcuno usa un bene pubblico come se fosse privato, e non in concessione.
A Lacona si sta provvedendo a un “vaglio” della sabbia con un grosso mezzo meccanico, su una spiaggia che fa parte del Parco Nazionale e accanto alle dune protette, mettendo ancora più a rischio un ambiente già delicato e acuendo quell’erosione che si crede di combattere. Il tutto mentre il Comune che chiede che le miniere diventino Patrimonio Unesco si oppone all’istituzione di un Sito di interesse comunitario (SIC) sulle dune di Lacona che non aggiungerebbe nessun vincolo rispetto al Parco ma forse solleciterebbe maggiore attenzione.
Forse Parco Nazionale, Comune e operatori turistici dovrebbero finalmente arrivare a stendere un protocollo d’intesa sulla gestione sostenibile della spiaggia di Lacona. Anche perché quel che fanno finta di non vedere le Amministrazioni elbane – a cominciare dal sì all’espansione della miniera Eurit e allo smantellamento di una collina e al no all’Area marina protetta - l’Unesco lo vede benissimo.
Episodi di questo genere, a stagione turistica e di nidificazione delle tartarughe marine iniziata, stanno avvenendo un po’ ovunque, eppure ci sembra di ricordare che nel 2019 la Regione Toscana abbia vietato i ripascimenti nel periodo giugno – settembre proprio per gli impatti che comportano sulla nidificazione delle tartarughe marine, per non parlare di quello sui turisti che vengono in vacanza non certo per fare il bagno accanto a un cantiere e a prendere il sole nei solchi dei cingoli delle ruspe e delle ruote dei trattori .
Da quanto dicono le amministrazioni comunali, i lavori su alcune spiagge sarebbero iniziati in ritardo a causa del mancato arrivo in tempo dei finanziamenti regionali, ma questo evidenzia due cose: 1. La mancata programmazione nella gestione di quello che si considera comunque un bene economico prezioso; 2. Che non si affrontano i problemi strutturali che ci sono dietro l’erosione delle spiagge, continuando però a spendere negli anni centinaia di migliaia di euro per interventi spot che durano il tempo di una stagione.
Intanto, tutte le promesse di spiagge “tarta-friendly” fatte da Regione e Comuni sono andate a farsi benedire e, al posto delle tartarughe, la mattina sulle spiagge scorrazzano le ruspe che aggravano tutti i fenomeni che poi si crede di risolvere con ripascimenti tanto costosi quanto tardivi ed effimeri.
Anche per le spiagge occorrerebbe concertare interventi e modalità di utilizzo e di ripristino a livello elbano, ma ognuno va per conto proprio e la Regione sta a guardare e finanzia le sorbone.