Elba della viticoltura s'interroga sulle tante cantine rimaste quest'anno con pochi vini Doc da offrire, per cui clienti, alberghi, ristoratori ed altri non hanno potuto proporre agevolmente rossi, bianchi o Aleatico. Le aziende agricole isolane in genere realizzano ogni anno 6/700 mila bottiglie, quantità che pare non tenga più testa alle forti richieste, stante la crescente qualità dei prodotti delle vigne. Ci vorrebbero nuovi campi ma sull'Elba a trazione turistica è arduo trovare i necessari spazi e la dovuta attenzione al problema.
Ed ecco che Lorenzo Signorini viticoltore di della tenuta Cecilia di Marina di Campo rilancia l'idea di creare nuove coltivazioni alla vicina isola di Pianosa: “Si arriverebbe a produrre un vino Doc appetibile a livello europeo”. A complicare la situazione si stanno registrando annate con minori quantità di uve nelle vigne per fattori climatici e grazie all'invasione dei cinghiali che si nutrono di grappoli e fanno danni.
C'è bisogno di una svolta, i terreni coltivati non sono ampi come ai tempi del Napoleone esiliato, quando un censimento individuò 32 milioni di viti sul cosiddetto Scoglio e l'eradicazione degli ungulati secondo molti va attuata. “I vini sono andati a ruba, noi abbiamo venduto 72 mila bottiglie nel secondo anno pandemico del 2021 – spiega Signorini- e c'è chi ormai ha abbandonato il campo, come le aziende agricole Terre del Granito e l'Acqua Calda, e tanti altri agricoltori minori hanno avuto raccolto con la recente vendemmia poca uva per condizioni meteo avverse. Ad esempio La Galea, a noi vicina, ha registrato un forte calo di grappoli, per le gelate di aprile e i tanti danni provocati dai cinghiali; vanno eliminati”.
E l'erede di Giuseppe Camerini, ingegnere e artista milanese, che creò l'azienda campese nel 1990, ha idee da sviluppare: “Bisognerebbe investire per potenziare le produzioni stante la forte richiesta dei vini Doc di alta qualità elbani. Molto cari però i pochi terreni acquistabili. Si potrebbero far vigneti nuovi all'isola campese di Pianosa, un tempo coltivata”. Infatti, dal sito degli Amici di Pianosa, si legge che fin dall'epoca romana, con Sesto Pompeo, esistevano tracce della vocazione agricola con produzione di grano e saltando vari secoli anche il Napoleone esiliato all'Elba nel 1814, sbarcò alla Pianosa con l'intenzione di trasformarla in un granaioi. Del resto il legame tra l'ex isola carcere e l'agricoltura è sempre stato forte con la colonia penale agricola e nei tempi recenti, nel 2015, un accordo tra Parco, comune di Campo nell’Elba e Amministrazione Penitenziaria, ha fatto riprendere l’attività agricola con il lavoro dei detenuti in semilibertà. Anche il noto Frescobaldi toscano parlò di fare vino a Pianosa oltre che a Gorgona.
L'Isola piatta quindi è da riscoprire nella sua funzione agricola come ribadisce Signorini: “Realizzare un giorno un vino Elba Doc, dalla sottosezione di Pianosa, potrebbe essere un prodotto di prestigio a livello europeo. La regione Toscana, il ministero, potrebbero sostenere tale progetto in favore delle aziende agricole isolane. Noi non vogliamo assolutamente mollare.- precisa - Anzi la mia azienda, per fortuna, a fronte delle 72000 bottiglie di vino Doc di vario tipo realizzate le ha vendute tutte, anche a prezzi mediamente più alti. E ora stiamo aspettando semplicemente che vadano in produzione altri vigneti. Di certo non è facile affrontare nuovi investimenti per fare altre vigne qua a costi di terreno esosi. Agire a Pianosa sarebbe ottimo, con un possibile interesse di tutta la comunità e del Comune, magari con dei contributi anche da parte della Regione per rivitalizzare la piccola isola che ha potenzialità, dove l'agricoltura aveva un ruolo importante nel passato. La nostra azienda ha strutture importanti di qualità e potrebbe tranquillamente utilizzare e sfruttare anche delle uve provenienti da Pianosa, creando una sotto zona Doc prestigiosa. Bisogna però remare tutti dalla stessa direzione e non è semplice. Esiste anche la perenne minaccia dei cinghiali che pesa su tutti noi, ma che a Pianosa non esistono. Certo, ad onor del vero, la zona campese non è un'area molto vocata ormai all'agricoltura, essendo diventata molto turistica e quindi da queste parti si ragiona di conseguenza con altre strategie. Bisogna invece rivalutare l'importanza del nostro comparto urgentemente”.