Il 28 febbraio Legambiente Arcipelago Toscano, segnalava al Comune di Porto Azzurro, alla provincia di Livorno, al Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano ed al Corpo Forestale dello Stato quanto stava in località Gelsarello, a Porto Azzurro, dove, secondo i cittadini che si erano rivolti all’associazione ambientalista, la Provincia di Livorno ha concesso l'autorizzazione per aprire un Centro Recupero Animali Selvatici (Cras). Il comune di Porto Azzurro aveva autorizzato il posizionamento, per le finalità del Cras, di una casetta in legno. Ma secondo gli ambientalisti e i cittadini in breve tempo sono sorte baracche e piattaforme in cemento e disboscamenti che hanno interessato circa 3.000 m2 di zona a macchia. Inoltre i lavori di allaccio di acqua e luce delle strutture avrebbero interessato terreni privati confinanti.
I cartelli apposti sul recinto, che recitavano “C.R.A.S. Centro recupero animali selvatici aut. N° 606 del 29/11/2011 In ottemperanza della LR 3/94 Della Provincia di Livorno per FORESTALE e WWF” aveva fatto pensare ai cittadini ad un’iniziativa forse discutibile e invadente ma con finalità pubbliche e nonostante i mugugni nessuno interveniva. Ma che qualcosa non funzionasse lo si poteva già desumere dal cartello di cantiere nel quale si parlava solo di un’autorizzazione di “Recinzione di terreno ai sensi dell’Art.55 vigente R.E. + Baracche”. Legambiente chiedeva quindi «Se quanto è stato realizzato è conforme alle autorizzazioni edilizie (come da cartello di cantiere allegato) e di altro tipo concesse ad ai fini per il quale è stato realizzato il Cras».
Il 18 marzo il Comune di Porto Azzurro rispondeva che «Gli uffici competenti, quali Polizia Municipale e Carabinieri, in data 04.03.2013 alle ore 15,00 hanno provveduto ad effettuare un sopralluogo. Contestualmente, quindi, hanno avviato i relativi procedimenti di competenza ai sensi della normativa vigente». Era evidente che qualcosa non andava nei lavori eseguiti al Centro Recupero Animali Selvatici di Porto Azzurro.
Legambiente allora l’8 aprile riscriveva al presidente della Provincia di Livorno per chiedere ulteriori chiarimenti: «Torniamo a segnalarvi l'incredibile situazione del Centro di recupero animali selvatici (Cras) a Porto Azzurro che è stato realizzato anche grazie alla concessione della Provincia di Livorno. La nota del Comune di Porto Azzurro in risposta alla nostra precedente segnalazione evidenzia che quanto avevamo esposto, facendo seguito a denunce ricevute da abitanti del luogo, ha trovato riscontri e ci risulta che siano stati trovati abusi edilizi e notevoli difformità con le autorizzazioni comunali».
Dopo un ulteriore sopralluogo gli ambientalisti sottolineavano la presenza di abusi e che «E’ evidente che il Cras autorizzato dalla Provincia nascondeva altri intenti dei richiedenti» e chiedeva alla Provincia ed agli altri Enti interessati di «Prendere gli opportuni provvedimenti verso chi ha trasformato l’autorizzazione a realizzare il Cras in un’occasione per realizzare illeciti e a ritirare l’autorizzazione a chi ha tradito la fiducia delle Istituzioni trasformando un’iniziativa di tutela degli animali in un abuso ambientale».
Dalla Provincia ancora una volta non veniva nessuna risposta ma a mettere un punto fermo all’incredibile vicenda è stata l’unica istituzione che in questa occasione si è dimostrata seria: il Comune di Porto Azzurro.
Il 5 giugno l’Amministrazione Comunale ha scritto ad Enel e Procura della Repubblica, una comunicazione “In merito alla diffida rimozione linea elettrica non autorizzata” nella quale si dice che agli atti del Comune risulta solo l’autorizzazione all’installazione di una recinzione e che «Inoltre a seguito di realizzazione di lavori abusivi, eseguiti in assenza di titolo autorizzativo consistenti in: Realizzazione su terreno agricolo di una casa in legno, con base rettangolare, delle dimensioni di mt 10,15 x 7,10, con tetto spiovente che presenta la maggiore altezza da terra nella parte 3,10 mt rispetto ai lati di altezza pari a 2,10 circa; Basamento in cemento con base rettangolare, delle dimensioni di mt 11,o5 x 8,10 su cui poggia la casa in legno». Per questo l’Ufficio tecnico del Comune di Porto Azzurro il 4 giugno ha emesso un’ordinanza «Per demolizione e rimessa in pristino dei luoghi quo ante» a carico dei due comproprietari del terreno.
Legambiente Arcipelago Toscano torna quindi a chiedere a tutti gli enti che hanno autorizzato o appoggiato e/o finanziato la realizzazione del Centro recupero animali selvatici di Porto Azzurro di prendere in maniera chiara e decisa le distanze da questa incredibile vicenda di abusi con la scusa di soccorrere gli animali e di ritirare tutte le autorizzazioni, realizzando un Cras gestito da persone che non si siano rese colpevoli di abusi edilizi.