Spettabile Redazione,
Con riferimento all’intervento di Legambiente a titolo “Il ripascimento e le tamerici – Trattare meglio gli alberi per fare ripristini migliori”, vi sarei grato se voleste concedermi il diritto di replica e pubblicare questo mio contributo, che vi mando in qualità di progettista e direttore dei lavori degli interventi di protezione costiera in argomento.
Apprezzo il contributo fotografico di Legambiente, che ben documenta la situazione della spiaggia di Magazzini e delle sue tamerici dopo l’intervento di ripascimento. Allego qualche foto delle stesse piante e della situazione delle spiagge di Magazzini e di Schiopparello - Le Prade prima o durante la loro ricostituzione, lasciando ai lettori giudicare se queste piante siano più a rischio ora o se lo fossero prima, o se la natura e l’ambiente siano meglio tutelati ora o se convenisse non intervenire.
Poiché Legambiente mi chiama direttamente in causa, adombrando in particolare mie responsabilità per presunti danni alle radici delle tamerici, devo però precisare quanto segue:
1) Io non ho mai dato ordini di potatura delle tamerici, né esse sono state potate da nessuna delle ditte coinvolte nella realizzazione degli interventi di difesa costiera. L’operazione è stata eseguita da operatori specializzati nella cura dei giardini pubblici. A loro va il mio apprezzamento: non ci vuole un esperto in arboricoltura per sapere che il groviglio di polloni pedali che affliggevano le tamerici (v. foto 2, 4, 5) ne penalizzavano pesantemente la crescita e la sopravvivenza. I polloni vanno eliminati per tutte le specie arboree, a meno che invece di alberi non si vogliano far crescere arbusti. Anche i rami secchi vanno potati, e queste povere tamerici ne avevano molti, a causa del degrado e dell’immersione diretta in mare (altro che “salmastro”!!) a cui erano sottoposte da anni, causa l’inesorabile arretramento e assottigliamento della spiaggia, a cui questo intervento del Comune ha finalmente e meritoriamente posto fine.
2) Sulle spiagge oggetto di intervento non si sono mai eseguiti scavi a terra: al più si sono recuperati sedimenti dalla parte sommersa delle spiagge per costituire delle piste a mare, per l’evoluzione dei mezzi d’opera proprio per evitare di danneggiare le tamerici (v. foto 6). Quanto affermato a proposito dei presunti danni agli “apparati radicali durante le opere di scavo”, che sarebbero “non esenti da responsabilità”, risulta pertanto privo di fondamento, e denota una ben scarsa conoscenza dei fatti.
3) La frase “forse alcuni degli alberi avrebbero potuto non essere in buone condizioni”, che potrebbe lasciare nel dubbio alcuni lettori, viene facilmente smentita dalle foto allegate dello stato quo ante. Che documentano la sparizione della spiaggia originaria, con la perdita di circa 10m di larghezza e di 1-1,2 m di spessore. Tamerici piantate in ben altra situazione, ridotte ora ad alberi morti o rinsecchiti (v. foto da 1 a 6), con radici totalmente scoperte, rami e tronchi tagliati e lasciati in loco, un’infinità di polloni a formare una giungla inestricabile.. sarebbero questi gli alberi “magnifici, salmastri e contorti –come dovrebbero essere le tamerici – alberi pionieri che hanno resistito a mareggiate e intemperie”? Il vero dubbio è se l’estensore – ignoto – dell’articolo si sia mai avventurato sulla spiaggia di Magazzini negli anni scorsi. O su quella di Schiopparello Est (Le Prade), visto che lo spostamento (v. foto 7) di 3-4 m della Posidonia spiaggiata verso il lato monte (del tutto in armonia con le vigenti norme e linee-guida per la gestione del materiale organico spiaggiato), a ridosso dell’inestricabile canneto (v. foto 8) di proprietà privata (infarcito di spazzatura, detriti, relitti di imbarcazioni), lo aveva indotto, in un precedente intervento, ad esprimere il suo stupore per le “strane dune” di Posidonia. Le foto allegate
consentono di confrontare lo stato della spiaggia prima e dopo il ripascimento: ai lettori il giudizio.
4) Quanto infine all’affermazione che “alcune delle ditte che eseguono i lavori, sia gli uffici competenti degli Enti pubblici non hanno la minima cultura indispensabile”.. beh, agli insulti provenienti da questo “alto pulpito” non mi va proprio di rispondere..
Grazie per lo spazio concesso
Ing. Luciano Fantoni