Negli anni settanta ho viaggiato molto in moto. Non praticavo attività competitive e neppure sfide con me stesso ma ho percorso molti chilometri e visitato numerosi paesi d’Europa. Ho provato l’esaltazione del guidare un mezzo a velocità ben superiore a quella che ti consentono le tue doti fisiche naturali. In certi momenti non riuscivo ad immaginare la mia vita senza la moto.
Oggi, a distanza di tanti anni, per sicurezza mia e degli altri, mi muovo in auto o a piedi. Non sono un motociclista irriducibile ma neppure un pentito. Capisco ancora l’ebrezza di sentirsi forte alla guida di ottanta cavalli.
I modi di vita stanno cambiando per tutti e non solo per una questione anagrafica. Penso ai rifiuti che prima erano quasi totalmente biologici e si lasciavano decomporre in fondo all’orto mentre oggi servono ingegneri e chimici per dire dove e come trattarli. Penso alla plastica che all’inizio sembrava una benedizione ed oggi è una dannazione.
Lo stesso è per le moto. Ce ne sono tante in giro e per tutte le esigenze: da pista, da strada e da fuoristrada, da montagna e da deserto. Sono tanti anche quelli che si muovono in MTB o che vanno a piedi o a cavallo.
Occorre darsi una regolata per entraci tutti e tutti muoverci con rispetto l’uno dell’altro.
Occorre definire degli spazi dove ognuno sia libero di fare quello che vuole e al di fuori di questi ci siano i limiti imposti dalle esigenze degli altri. Occorre che le regole stabilite vengano fatte rispettare anche con sanzioni e sequestri. Ne va della credibilità delle istituzioni, della immagine che si trasmette, del senso di frustrazione di chi fa della tutela del territorio il proprio obiettivo quotidiano.
E’ accaduto di recente e purtroppo continuerà ad accadere che motociclisti praticanti il fuoristrada abbiano dato prova delle proprie abilità sui sentieri del PNAT vietati al traffico motorizzato.
E’ questo un territorio fragile, che attrae per aver conservato in buona parte le sue caratteristiche naturali e selvatiche ma difficili da mantenere tali. Desideri ed esigenze contrastanti, tirano e spingono in direzioni diverse.
Da una parte le prospettive di maggiori ritorni economici insistono per un più intenso uso del territorio in una visione che è sviluppo ma non progresso. Dall’altra la sensibilità e l’attenzione di alcuni stimolano a porre più cura per certe risorse che non sono inesauribili ma possono invece facilmente dissolversi se non adeguatamente tutelate e conservate. Se l’Elba è tenuta in buon conto per il suo misto di natura e storia, paesaggi e accoglienza, allora questi sono gli elementi da utilizzare e mantenere uguali e costanti per il futuro.
Tutto ciò non comporta che si debba sacrificare aspirazioni e legittimi desideri di alcuni per proporre una tutela che aspiri a impedire qualunque uso sportivo di mezzi a motore.
Certo è che non si dovrà poter andare in qualunque luogo con qualunque mezzo. Ad oggi le zone vietate sono già ben definite. Ci può essere una revisione dei confini in un accordo fra enti di tutela e associazioni, se questo è il problema, ma una volta che questi sono definiti, ancora di più i divieti debbono essere fatti rispettare.
Vittorio Santini
Club Alpino Italiano – Sottosezione Isola d’Elba
Foto di repertorio