Il nuovo rapporto Mare Caldo presentato da Greenpeace, insieme al Dipartimento di scienze della Terra, dell’ambiente e della vita (DiSTAV) dell’università di Genova, partner scientifico del progetto, e con il supporto tecnico di ElbaTech, si occupa naturalmente del mare dell’Isola d’Elba dal quale il progetto ha preso il via e mostra una situazione preoccupante dal punto di vista climativo e per le modifiche degli habitat e della composizione delle specie, come attesta l’arrivo di una nuova specie aliena: la Lamprohaminoea ovalis. Abbiamo estrapolato i capitoli del rapporto che riguardano la più grande isola dell’Arcipelago Toscano e la terza isola italiana.
Ecco cosa si legge:
L’isola d’Elba fa parte del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, istituito con il decreto del Presidente della Repubblica il 22 luglio 1996. Il parco comprende tutte le sette isole principali dell’Arcipelago Toscano (Elba, Capraia, Gorgona, Pianosa, Montecristo, Giglio e Giannutri) e alcune isole minori per un totale di 56.766 ettari di mare e 17.887 ettari di terra. L’Isola d’Elba, tuttavia, è sottoposta a regime di tutela solo per una parte del suo territorio terrestre e le acque costiere non rientrano nel perimetro del Parco Nazionale. Da un punto di vista geomorfologico l’Isola d’Elba è l’affioramento più occidentale della catena nord-appenninica ed è nota per i suoi giacimenti minerari a ferro. A ovest è costituita da plutone granodioritico, mentre a est è costituita da una sequenza di unità tettoniche con successioni sedimentarie di tipo Ligure e Toscano, oltre che da monzoniti.
Il cambiamento nel tempo relativo alle comunità bentoniche di scogliera dell’Isola d’Elba è stato valutato nell’ambito del primo anno di progetto (Montefalcone & Azzola 2020). I dati raccolti nel corso del secondo anno di progetto contribuiscono ad arricchire la serie storica di dati permettendo di delineare sempre più chiaramente le traiettorie temporali di cambiamento in quest’area di studio.
Per l’area dell’Isola d’Elba, nel primo anno di monitoraggio i dati forniti dai temperature data loggers hanno permesso di analizzare l’andamento delle temperature per il periodo compreso tra dicembre 2019 e settembre 2020 (Montefalcone & Azzola 2020). 13 15 17 19 21 23 25 27 ott-19 nov-19 dic-19 gen-20 feb-20 mar-20 apr-20 mag-20 giu-20 lug-20 ago-20 set-20 ott-20 nov-20 dic-20 gen-21 feb-21 mar-21 apr-21 mag-21 giu-21 lug-21 ago-21 set-21 Temperatura (°C) Andamento delle temperature medie nell’AMP di Portofino 5 m 10 m 15 m 20 m 25 m 30 m 35 m 40 m. Nel secondo anno di progetto è stato analizzato l’andamento della temperatura sulla colonna d’acqua da ottobre 2020 a settembre 2021. Dall’analisi dei dati di temperatura sulla colonna d’acqua nell’area dell’Isola d’Elba la temperatura media registrata per la stagione invernale è stata di ~15°C con massime di ~16°C e minime di ~14°C. Per la stagione primaverile la temperatura media è stata di ~16°C, con massime di ~24°C e minime di ~14°C. Per l’estate la temperatura media registrata è stata di ~22°C con massime di ~27°C a 5 m e di ~25°C a 40 m e minime di ~15°C (Tab. 4). Dal confronto delle medie mensili alle 8 profondità tra l’anno 2020 e il 2021 anche per l’area dell’Isola d’Elba sono stati osservati andamenti simili con temperature generalmente più basse nel 2021. Le temperature medie a ottobre 2020 sono risultate di ~17°C (su tutta la colonna d’acqua) e di ~16°C nel 2021. Da gennaio, in entrambi gli anni, le temperature sono diminuite a tutte le profondità fino a raggiungere i ~14°C a marzo. Ad aprile le acque superficiali hanno iniziato a scaldarsi fino a maggio, mese in cui nel 2020 si sono registrate temperature di ~18°C e 5 m e ~16°C a 40 m, mentre nel 2021 temperature di ~17°C a 5 m e ~15°C a 40 m. Similmente all’AMP Portofino, e alle altre stazioni T-MEDNet, nel mese di giugno 2020 è stato possibile osservare un’anomalia termica con picchi di ~20°C fino a 25 m di profondità. Da luglio in entrambi gli anni è stato registrato un aumento stagionale delle temperature, fino ad agosto con medie di ~26°C a 5 m e di ~16°C a 40 m nel 2020 e medie di ~25°C a 5 m e di ~17°C a 40 m. Infine, a settembre le temperature delle masse d’acqua più su.
L’analisi del cambiamento nel tempo della comunità bentonica dell’lsola d’Elba è stata condotta nell’ambito del primo anno di progetto (Montefalcone & Azzola, 2020) e le traiettorie temporali avevano mostrato un cambiamento irreversibile negli ultimi 30 anni per le stazioni a 10 m e 20 m e un chiaro segnale di ritorno alla condizione iniziale per la stazione a 40 m. A 30 m, invece, la comunità sembrava stesse tornando alla condizione iniziale nel 2010, ma i dati del 2020 mostrano un nuovo cambio di direzione mostrando nuovamente un cambiamento probabilmente irreversibile. Le analisi relative ai dati raccolti nell’ambito del secondo anno di progetto non hanno evidenziato differenze significative rispetto a quanto osservato nel 2020.
Confrontando i dati raccolti nei primi due anni di progetto Mare Caldo è stato possibile osservare un aumento della mortalità in diverse specie target. A giugno 2020, alle profondità di 30 m e 40 m, solo il 10% delle colonie di Paramuricea clavata riportavano segni di necrosi mentre nel 2021 la percentuale è raddoppiata raggiungendo il 19% di colonie con segni di impatto. Un incremento significativo della percentuale di moria è risultato anche per le alghe corallinacee incrostanti, lungo tutta la colonna d’acqua, per le quali i segni di sbiancamento sono aumentati del 20% rispetto al 2020. Per la gorgonia gialla Eunicella cavolini e il madreporario coloniale Cladocora caespitosa non sono state invece osservate, tra i due anni di monitoraggio, differenze significative nelle percentuali di colonie con necrosi. Tuttavia, entrambe le specie continuano a mostrare il 25% e il 60% di colonie impattate, rispettivamente. Un risultato interessante è relativo alla gorgonia bianca Eunicella singularis che nel 2020 era apparsa la specie più sensibile (raggiungendo in alcuni siti percentuali di mortalità del 50%) mentre nel 2021 non sono stati osservati segni di necrosi su tutte le colonie monitorate, che sono quindi apparse sane seppur di piccole dimensioni. Ulteriori segni di impatto sono stati osservati, per la prima volta nel 2021, sul madreporario solitario Balanophyllia europea e sui poriferi Agelas oroides e Ircinia oros. Per queste specie, tuttavia, le osservazioni sono state puntiformi e solo attraverso i futuri monitoraggi sarà possibile stabilire se l’impatto sarà da attribuire all’innalzamento della temperatura. Anche quest’anno, come nel 2020, sono state osservate le grosse conchiglie di individui morti del bivalve Pinna nobilis, che nel 2018 e 2019 erano state colpite da una moria di massa dovuta a un consorzio di patogeni la cui diffusione in tutto il Mediterraneo è stata favorita dell’aumento di temperatura dell’acqua.
Nell’ambito dei monitoraggi condotti nel secondo anno di progetto le specie termofile osservate nell’area dell’Isola d’Elba sono state: Calcinus tubularis, Centrostephanus longispinus, Ophidiaster ophidianus, Penicillus capitatus, Pennaria disticha, Sphyraena viridensis, Thalassoma pavo, e Tricleocarpa fragilis). Come già evidenziato nell’ambito del primo anno di monitoraggio, sono risultate particolarmente abbondanti Caulerpa cylindracea, Caulerpa prolifera, Hacelia attenuata e Pseudochlorodesmis furcellata. I nuovi dati confermano che le specie termofile all’Isola d’Elba rappresentano il 13% della comunità bentonica (Montefalcone & Azzola 2020). Di particolare importanza è stato il rinvenimento nel sito dello Scoglietto di due individui della specie aliena Lamprohaminoea ovalis (Fig. 52), mai rilevata prima in quest’area. Questa osservazione rappresenta la segnalazione più a nord del Mar Mediterraneo occidentale per questa specie, evidenziando come l’areale di distribuzione delle specie aliene e termofile sia in continua espansione (Azzola et al. 2022b).
Nell’ambito dei monitoraggi condotti nel 2020, primo anno di progetto, nell’AMP Portofino e all’Isola d’Elba, erano stati osservate elevate quantità di mucillagine sul fondo e sugli organismi arborescenti che, in alcuni casi, raggiungevano valori del 70-80% di ricoprimento. Diversamente, nell’ambito dei monitoraggi del secondo anno di progetto, la mucillagine non è stata osservata in quantità rilevante. Gli eventi mucillaginosi sono spesso correlati alle ondate di calore (Danovaro et al. 2009), e la scarsa quantità rilevata nel 2021 potrebbe essere spiegata dalle temperature in media più basse registrate nell’estate del secondo anno di progetto sia per l’AMP Portofino sia per l’Isola d’Elba.
Contrariamente alla logica del gradiente latitudinale, il numero di specie termofile osservate per l’Isola d’Elba (15 specie) è risultato uguale al numero di specie osservato per l’AMP Torre Guaceto (15 specie). Questo risultato è tuttavia coerente con lo spostamento verso nord-ovest delle isoterme, a fronte dei cambiamenti climatici, che vede il Mar Tirreno maggiormente soggetto all’innalzamento delle temperature rispetto al Mar Adriatico (Pisano et al. 2020). Nell’ambito del secondo anno di monitoraggio, inoltre, all’Isola d’Elba è stato di particolare importanza il rinvenimento della specie Lamprohaminoea ovalis, mai segnalata prima in quest’area. Per questa specie è stata dimostrata un’espansione verso nord-ovest correlata allo spostamento delle isoterme. La segnalazione fatta nell’ambito dei monitoraggi del progetto Mare Caldo fornisce un’ulteriore prova degli effetti del riscaldamento globale anche nei settori più a nord del Mediterraneo (Azzola et al. 2022b).
In conclusione, i risultati del secondo anno del progetto Mare Caldo confermano come gli effetti del cambiamento climatico e delle anomalie termiche siano evidenti in tutte le aree di monitoraggio, indipendentemente dalla diversa localizzazione geografica, dalla diversa latitudine e dal diverso livello di conservazione. Come già evidenziato, la mitigazione e la corretta gestione delle pressioni locali, anche grazie all’istituzione di aree marine protette, rappresentano le migliori strategie per aumentare la resilienza degli ecosistemi marini costieri. Tuttavia, pur essendo validi strumenti di conservazione, non sono sufficienti a contrastare gli effetti del cambiamento climatico, per i quali sono necessari anche interventi sinergici a livello globale. Per questo motivo risulta fondamentale lo sviluppo di reti di monitoraggio e ricerca a livello internazionale. I risultati ottenuti nei due anni di progetto Mare Caldo, e il loro confronto con la rete mediterranea T-MEDNet, evidenziano l’importanza di valutare in maniera sinottica e comparativa gli effetti del riscaldamento globale sugli ecosistemi marini.
Foto di Lorenzo Moscia