Spiaggia di Morcone, Capoliveri, inizio agosto 2021. E’ notte, la grande tartaruga è uscita dal mare e si arrampica sulla spiaggia fino al muro della terrazza del bar soprastante.
La spiaggia è una luminaria di tavoli di locali affollati da turisti. Qualcuno la nota e osserva il comportamento sconosciuto di questo animale che ha origini nella preistoria, specie sopravvissuta fino ai nostri giorni. Sta trascinandosi goffamente sulla sabbia, quali saranno le sue intenzioni? Controllare il posto? Deporre le sue preziose uova? Dopo parecchio tempo riprende la via del mare, non sembra che il luogo sia stato di suo gradimento.
Nei giorni seguenti il posto viene anche controllato, ma senza risultato.
Della tartaruga non si parla più. Addirittura, un po’ di tempo dopo, una tartaruga viene trovata morta in mare non troppo distante e qualcuno pensa si tratti della stessa, anche se le dimensioni sembrano diverse. Ma si sa, ad occhi diversi ed inesperti non è facile fare valutazioni.
Notte tra 30 settembre e 1 ottobre. Fa ancora molto caldo, ancora molti turisti indugiano sulla spiaggia fino a tarda ora, anche tanti ragazzini che si impegnano negli ultimi flirts prima dell’imminente rientro dalle vacanze. Alcuni sono nel posto giusto: le tartarughine che stanno uscendo dal nido che non doveva esserci li circondano, alcune dirigendosi vero il mare, altre, disorientate dalle luci che ancora sono tutte accese, si disperdono per la spiaggia, tanto da poter essere notate anche la mattina seguente.
È da qui che parte l’allerta. Finalmente la notizia raggiunge Legambiente, che con i suoi volontari ha cercato di controllare il più possibile le spiagge elbane alla ricerca di tracce.
Isa mette in moto la macchina immediatamente: viene montato un gazebo per fissare una postazione di controllo. La prima ondata ormai è andata ma inizia un monitoraggio h24 per proteggere le schiuse successive.
La seconda notte, intorno alle 20:30, esce una sola tartarughina, ma è sufficiente a Tatiana per individuare l’esatta posizione del nido. Viene creata una corsia e un recinto che possa mitigare le luci notturne ed eviti il disorientamento dei nascituri.
E siamo al terzo giorno. Sono io di turno al pomeriggio. Qualcuno passa a chiedere informazioni, e pian piano ci si avvia verso sera. Non è ancora calato il sole. Sto parlando con una signora, che improvvisamente mi dice “qualcosa si muove!”.
Nel punto dove è stato individuato il nido si sta formando un piccolo cratere e pian piano una pinna emerge dalla sabbia. Poi tutto si ferma per alcuni minuti. Sarà sfinita? Sarà ancora viva? Lo sforzo per emergere è stato fatale? Tutti i dubbi passano velocemente: in pochi attimi il piccolo rettile emerge completamente e tra due ali di gente che nel frattempo si sono addensate attorno alla corsia, si dirige con sicurezza verso il mare.
L’ultimo tratto è il più difficile: una piccola banquette di posidonia spiaggiata ha creato un gradino e la tartarughina, all’ultimo salto, si ribalta, tra un “ooooh!” generale che rompe il silenzio mantenuto fino a quel momento. Le disposizioni sono chiare: le tartarughine non vanno toccate, perché il tragitto che compiono dal nido al mare darà loro l’imprinting magnetico per ritrovare, da adulte, il luogo della loro nascita e per tornare a loro volta a deporre le uova.
La tartarughina annaspa, è a pochi centimetri dall’acqua, ma il mare non concede una piccola onda che la aiuti a completare il percorso. Con un sasso preso proprio lì, faccio leva un istante su una pinna e riesco a rimetterla in posizione corretta. Ecco, ci siamo, tra gli applausi finalmente si tuffa e scompare dalla vista. Arrivano altri volontari che dovrebbero darmi il cambio. Ecco Lisa, e poi Kelly e Tiziano, e via via altri ancora.
E’ la sera giusta. Avrei dovuto andarmene alle 19:00, ma figuriamoci! Me ne andrò solo dopo l’una. Pian piano altre uscite, se ne conteranno tredici o forse quattordici. Alcune richiederanno di essere in qualche modo (solo con luci rosse) guidate verso il mare, perché nel frattempo è calata l’oscurità e le luci riprendono la loro azione disturbante e fuorviante. Presente anche una piccola troupe di operatori tedeschi, che ci regaleranno alcuni filmati di buona qualità, girati con macchine professionali.
A notte fonda, ancora tre faranno la loro uscita.
Quarta notte. Lucrezia, Tatiana e Patrizia ne vedono ancora quattro.
La sera successiva sono di turno notturno con Enrico e si scatena un temporale fortissimo, con lampi e tuoni, vento forte che rischia di far volare il gazebo e che spinge le onde fino al nido, decretando in qualche modo chiusa la vicenda.
Non uscirà più niente. E alcuni giorni dopo, il 9 ottobre, gli inviati dell’ARPAT, dell’Istituto Zooprofilattico, delle Università di Siena e Pisa, in presenza della Capitaneria di Porto, provvederanno all’apertura del nido, per la conta finale delle uova. 85 gusci, dei quali alcuni (13) non si sono schiusi, quattro tartarughine ancora vive, che vengono misurate e pesate, prima di essere lasciate libere di raggiungere il mare.
Un paio, viste le difficoltà, forse legate anche al fatto di essere in pieno giorno, dopo aver percorso il fatidico tragitto per l’imprinting ed essere più volte tornate a risalire la spiaggia dopo essersi immerse, sono state prese (con tutte le cautele!) ed accompagnate (privilegiate!) con un gommone in mare aperto. Insomma, 72 nascite per un successo dell’84,7%, molto alto.
Buon viaggio, piccoline! E, per quello sparuto numero che di voi sopravviverà, ci rivedremo tra una ventina d’anni!
Per chi si dovesse trovare in mezzo ad una nidificazione o ad una schiusa, è fondamentale evitare qualsiasi disturbo sonoro, luminoso e tattile: il vostro selfie, le vostre luci e i vostri rumori impedirebbero a mamma tartaruga di deporre le sue uova, e nel caso dei piccoli nati li disorienterebbero, e se toccati, li privereste dell’imprinting magnetico del posto della nascita. Chiamate subito chi di dovere (la Capitaneria al 1530 oppure Isa al 3407113722) e accontentatevi di assistere più discretamente possibile all’evento, resterà impresso nei vostri pensieri per tutta la vita, sarete orgogliosi di aver contribuito alla salvaguardia di una specie in pericolo. Sarete ripagati più di qualsiasi selfie: avrete le immagini e il ricordo nel vostro cuore.
E voi altri, cosa aspettate? Venite a far parte della famiglia di volontari per il monitoraggio delle spiagge (chiamare Isa al 3407113722, che è quella che gestisce il calendario dei monitoraggi). Ne ricaverete bellissime e pacifiche passeggiate sulla spiaggia quando ancora non c’è nessuno, o dove forse incontrerete qualcuno e potrete scambiare due parole senza il bailamme di bambini e genitori urlanti, musiche gracchianti, giochi improvvisati, schizzi e sole infernale.
E con un pizzico di fortuna ci saranno anche emozioni in quantità.
Roberto Barsaglini