Riceviamo e pubblichiamo:
La Meloni e il Dissalatore
Il 29 giugno il coordinatore elbano di Fratelli d’Italia, Luigi Lanera, scriveva: «Sono più volte intervenuto sulla questione Dissalatore pronunciandomi contro la costruzione di tale impianto nella zona di Mola e sulla spiaggia di Lido. Noi non siamo a prescindere contro tale soluzione, considerato anche quello che sta succedendo a livello climatico, ma abbiamo chiesto di spiegare il perché tale opera non potesse essere costruita in aree già deturpate da un passato di estrazione mineraria come ad esempio la costa est che essendo affacciata sul canale di Piombino avrebbe un impatto minimo sia come visibilità (potendo essere costruito all’ interno di vecchie cave che per il problema dello scarico della salamoia immesso in un area di forti correnti che ne faciliterebbero la diluizione con il mare) . Non ultimo, l’ipotesi di costruirlo a Piombino …….. Ci farebbe piacere che Asa ci rispondesse su quanto da noi proposto».
Una posizione più morbida di quella tenuta durante la campagna elettorale per le elezioni regionali quando i candidati di Fratelli d’Italia e i Sindaci di Fratelli d’Italia avevano annunciato che avrebbero fatto le barricate contro il dissalatore e che, se la destra avesse vinto le elezioni, il dissalatore non si sarebbe fatto. Infatti sul dissalatore proprio Lanera aveva detto alla stampa: «Ho richiesto l’intervento dei nostri parlamentari. Noi ce la mettiamo tutta per aiutare gli elbani e ci mettiamo la faccia anche se al governo siamo all’opposizione». E infatti, puntualmente, il 10 luglio 2020 il senatore di Fratelli d’Italia, Patrizio La Pietra, confermava: «Ho presentato un’interrogazione al governo, sollecitato dal nostro responsabile nazionale Luigi Lanera, per sapere se esista una possibile soluzione alternativa rispetto all’installazione di un dissalatore per le necessità idriche dell’isola d’Elba. Si tratta di un’opera la cui utilità non è unanimemente riconosciuta da tutti gli enti territoriali e locali coinvolti: se da una parte la Regione Toscana, insieme all’Autorità idrica toscana (AIT) e all’ Azienda Servizi Ambientali (ASA) difende la necessità di questo dissalatore, dall’altra il Comune di Capoliveri lo contrasta, contestandone l’utilità presente e futura in ragione della supposta autosufficienza idrica del territorio, con la successiva emersione di un vero e proprio braccio di ferro tra le autorità coinvolte». E, dopo aver accusato ASA di sprecare i soldi pubblici con il consenso della Regione Toscana e aver chiesto al governo di avviare iniziative di controllo, chiedeva di sospendere «I lavori volti alla realizzazione di un dissalatore la cui utilità non è condivisa unanimemente dalle istituzioni territoriali e anzi è considerato potenzialmente dannoso per l’economia dell’Elba».
Stesse posizioni sono state espresse in Regione dai partiti di minoranza di destra e dal Movimento 5 Stelle (che pure è stato con i suoi ex consiglieri regionali e con l’ex presidente di ASA Ceravolo - in quota 5 Stelle – il vero attuatore politico del dissalatore chiesto dai comuni elbani). Ma è indubbio che siano state le due anime della destra capoliverese che fanno riferimento al sindaco Montagna e all’ex sindaco Barbetti a guidare la lotta contro il dissalatore fino a metterlo nel nome di entrambe le liste che si sono affrontate a Capoliveri e, nell’ultimo periodo ad appoggiare la teoria che con l’approvazione della Legge Salvamare sarebbe obbligatorio ricominciare tutto da capo l’iter realizzativo del dissalatore, visto che la nuova legge prevede la valutazione di impatto ambientale che la Regione Toscana ha ritenuto non necessaria.
Oggi, su tutta questa storia arriva, come una mazzata l’articolo «Le tante azioni mancate dietro l’emergenza siccità» di prima pagina del Corriere della Sera (così lungo da avere un seguito a pagina 19: «Rete idrica più tecnologica e acqua potabile dal mare. Così si combatte la siccità. (rispettando l’ambiente)»), nel quale la presidente nazionale di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni non solo dà ragione all’iter semplificatorio della Regione Toscana – che chi scrive non condivide e che è stato oggetto di diversi ricorsi – perdenti - al TAR e Consiglio di Stato e dei ministri da parte del Comune di Capoliveri – ma critica duramente la legge “Salvamare” invocata come salvifica dal comitato antidissalatore, da Italia Nostra e dalla destra capoliverese ed elbana.
Ecco cosa si legge sul Corriere della Sera, scritto di suo pugno dalla Meloni: «Ma c’è anche un’altra tecnologia che ha fatto passi da gigante negli ultimi anni e che dovrebbe essere maggiormente sviluppata in Italia: la desalinizzazione del mare, anche per produrre acqua potabile. Il riscaldamento globale, le caratteristiche morfologiche della nostra penisola e le buone prassi osservate in tante nazioni ci impongono di puntare forte su questa tecnologia. Purtroppo il governo sembra di tutt’altro avviso. Nella cosiddetta «legge salva mare», ha persino posto una serie di ostacoli burocratici che rendono ancora più lungo e tortuoso l’iter autorizzativo per i dissalatori. Un autogoal senza alcuna ragione ambientalista, né logica di sviluppo. Oggi abbiamo bisogno di far partire tutto e velocemente e di operare vere semplificazioni normative e burocratiche».
E’ una bocciatura non solo di tutto quel che dicono gli oppositori del dissalatore ma anche della furbesca prudenza del suo Partito all’Isola d’Elba e delle critiche avanzate verso la Regione per non aver fatto la valutazione di impatto ambientale, mentre il governo è accusato addirittura di non voler velocizzare la costruzione di dissalatori mettendo ostacoli burocratici con la legge “Salvamare”, la stessa legge invocata dai sui esponenti di Partito e istituzionali all’Elba…
Ora tralasciando il fatto che la Meloni attribuisce la responsabilità della crisi idrica a una classe politica e di governo della quale fa parte da trent’anni (ha fatto anche la ministra diverse volte) e che gli scappano scritte cose tipo « Dobbiamo formarci tutti nella lotta allo spreco dell’acqua, che comincia nelle nostre case e che prosegue in diversi altri ambiti, soprattutto produttivi. Ma senza i deliri di chi invoca una presunta buona pratica nel non lavarsi o nel non tirare lo sciacquone del bagno. E senza la guerra all’agricoltura invocata dai soliti ambientalisti che vorrebbero farci nutrire di insetti e carne sintetica» che sono messe lì solo per lisciare la pancia del suo elettorato reazionario, tralasciando il fatto che l’articolo della Meloni arriva subito dopo che il Corriere della Sera e il Sole 24 Ore (Confindustria) hanno lanciato una campagna a favore della realizzazione dei dissalatori in Italia… resta una domanda grossa come una casa, anzi come un dissalatore: ha ragione la Meloni o hanno ragione Lanera, Barbetti, Montagna il Comitato e Italia Nostra?
Lettera Firmata