I castagni dell’Elba sono in pericolo. Un insetto killer sta infestando le rigogliose piante che caratterizzano le colline del versante occidentale dell’isola e per salvarle occorre intervenire in fretta. A lanciare l’allarme è il generale della Guardia Forestale dello Stato Silvano Landi, che grazie alle opportune verifiche ha potuto constatare che a causare il deperimento e poi la morte dei castagni è un esemplare di imenottero, il Dryocosmus Kuriphilus, che punge i castagni, vi deposita le uova e ne provoca l’indobolimento fino al sopraggiungere della morte della pianta. L’allerta – spiega il Generale Landi – è scattato mesi or sono, quando fui contattato da un amico di Sant’Ilario che mi mostrò la strana patologia che aveva colpito le foglie di alcuni castagni presenti nella zona, soprattutto nell’area conosciuta come il Castagnone. Le foglie apparivano cosparse di bolle, e l’intera pianta in stato di sofferenza generale. Un fenomeno inconsueto. Sull’isola – spiega Landi - i castagni avevano subito in passato un aggressione fungina, il così detto “cancro della corteccia”, ma non questo tipo di malattia. Le verifiche hanno purtroppo confermato che i castagni dell’Elba sono gravemente minacciati da questo insetto, non autoctono, che ha già colpito in Asia, America e in altre zone del Mediterraneo già a partire dagli anni '70. In Italia si è già manifestato in Piemonte, nella zona del Cuneese, e nel Lazio in provincia di Rieti, dove si sono persi fino al 50% di produzione, ma si sta facendo vedere anche in altre regioni e adesso è arrivato anche all'Elba”. Ma come contrastare quest’insetto così infestante? "Il Dryocosmus Kuriphilus - spiega Landi - o "cinipide del castagno", è simile ad una vespa, è molto abile nel volare e si ripriduce con velocità, l'unico modo per contrastarlo è introdurre nell'ambiente un insetto "competitore" dando origine ad una lotta biologica, l'unica possibile. Il metodo è già stato utilizzato con successo in Giappone e poi in America, dove il problema è stato affrontato negli anni '80. Il competitore è il Torymus Sinensis un altro cinipide. L'università di Torino e della Tuscia stanno già lavorando a questa sperimentazione e bisogna intervenire presto anche sull'isola, prima che la moria di piante abbia inizio".