Ho letto con molto interesse l‘articolo “Pronte le barriere antimeduse” scritto da Romano Bartoloni, mi sono incuriosito e sono andato, navigando navigando su internet, a caccia di meduse e di barriere.
Tra le cose che ho rivenuto c'era un articolo pubblicato il 19 Giugno su www.greenreport.it titolato “Ecco le barriere anti meduse e rifiuti. Tenere gli esseri marini “fastidiosi” lontani dagli esseri umani?” a firma U.M., a naso il "nostro" Mazzantini.
Nel pezzo si spiega che la Airbank, un’azienda emiliana leader nel settore della sicurezza ambientale, annunciava l’arrivo sul mercato di una barriera «Pensata per bloccare al largo alghe, meduse e spazzatura in genere, grazie alle sue particolari qualità» e che questa barriera è «Formata da una parte emergente gonfiabile e da una rete a maglia fine che si immerge sotto la superficie dell’acqua per circa 70 centimetri, è in grado di contrastare il sopraggiungere a riva di rifiuti prodotti dall’uomo, macchie inquinanti o schiume degli scarichi fognari, ma soprattutto ideale per arrestare quegli “abitanti” del mare non molto graditi dai bagnanti, le meduse e le alghe». Il tutto è presentato come «Una soluzione ad un problema particolarmente sentito da chi vuole godersi nel massimo relax i giorni di meritata vacanza, senza dover correre il pericolo di imbattersi in punture fastidiose o, peggio, in acque non molto pulite».
A mio modo di vedere l‘entusiasmo dell’ottimo Bortoloni sembra però un filino mal risposto, e concordo con U.M. quando scrive: “Da un certo punto di vista, ovvero quello dell’ecosistema, la barriera è abbastanza inquietante visto che prevede la separazione tra l’uomo e gli altri esseri che abitano il mare molto prima di noi ritenuti “sgraditi”. Anche la realizzazione di aree protette da esseri che come le meduse proliferano a causa delle attività antropiche e dall’inquinamento prodotto dall’uomo, è una concezione abbastanza preoccupante per una vacanza che sembra avvenire in una sorta di bolla protetta, una piscina sterilizzata dai problemi e dalle presenze sgradite”.
E concordo sul fatto che “La de-naturalizzazione dell’uomo passa anche dall’accettazione antropomorfa degli animali “carini” (nessuno vorrebbe tenere fuori da quella barriera un delfino o una foca monaca…) e dallo schifo per animali molli e/o gelatinosi che pure svolgono un ruolo essenziale nell’ecosistema marino. Lo stesso si può dire per i reflui, la plastica e per i rifiuti che arrivano in mare a causa del loro cattivo smaltimento, gestione, riciclo e rifiuto e che invece vengono presentati quasi fossero un problema a sé stante, una specie di malattia del mare da cui tenersi alla larga”.
Ma anche io credo che la teoria di Boltoloni sulla barriera antimeduse possa avere successo, visto che, come spiegano ad Airbank, «E’ molto semplice da posizionare: è sufficiente metterla al largo della spiaggia in modo che delimiti l’area di balneazione da proteggere, ed ogni oggetto o forma di vita indesiderata non potrà penetrare. In questo modo sarà molto semplice anche ripulire le acque, in quanto basterà provvedere alla raccolta di tutti i rifiuti bloccati all’esterno della barriera con un solo passaggio».
Non ce l’ho né con Bortoloni né con Airbank, che interpretano una domanda/esigenza che arriva da diversi bagnanti, magari più che pre-allarmati da servizi come quelli del telegiornale regionale di ieri, che parlava di invasione di meduse in Versilia per una decina di persone punte, e che ha fatto vedere come prova un esemplare di medusa innocua e che non punge (provocando probabilmente un’ecatombe di quegli innocui animali).
Ma alla fine trovo sensato ciò che si afferma su greenreport.it: è una specie di sterilizzazione delle aree di balneazione con la realizzazione di una mega-piscina sanitarizzata, con l’uomo tenuto lontano dagli altri esseri viventi considerati alla stregua di bacilli infettanti, con l’apoteosi della igienizzazione che vediamo negli spot dei detersivi e dei prodotti sanitari.
Con la barriera i problemi si allontanano, non occorre risolverli alla fonte che è quasi sempre umana. E’ il sogno dei sindaci che risolverebbero i divieti di balneazione “piscinizzando” il mare.
Ho visto che Airbank è un’azienda attenta all’ambiente e che attua politiche di risparmio energetico ed è evidente che c’è modo e modo di rispettare e curare l’ambiente, ma come scrive U.M. «E’ inevitabile che a volte la politica antropocentrica delle aziende non coincida con quella di un ambientalismo che vede l’uomo partecipe (e quindi non inquinante) di una più grande comunità vivente che comprende anche esseri “fastidiosi”».
Se ci pensate bene, un bimbo che da grande non potrà raccontare di essere stato punto da una medusa, è come se al mare non ci fosse mai stato davvero. Ed anche questo è inquinamento: dell’esperienza e della cultura del mare e delle sue creature, che vanno rispettati, conosciuti e temuti proprio perché non sono “addomesticabili”.
L.F.