E’ imminente la presentazione in Consiglio regionale del piano paesaggistico le cui finalità sono state ampiamente illustrate dall’assessora Marson su Il Tirreno.
Avevamo avuto modo anche noi di parlarne non molto tempo direttamente con l’assessora in un convegno del Gruppo di San Rossore al parco. E già in quella occasione risultò chiaro che specie dopo il PIT e i suoi limiti tra le questioni irrisolte vi era ancora quella del ruolo dei parchi e delle aree protette che in Toscana da anni –da ben tre assessori- aspettano un legge più volte –troppe- promessa ma mai varata. Ad accrescerne la necessità e l’urgenza ci aveva pensato d’altronde il nuovo Codice dei beni culturali che ai parchi aveva inopinatamente tolto la competenza sul paesaggio che proprio i parchi toscani avevano saputo ben esercitare –vedi per tutti San Rossore. Ne avevamo parlato più volte anche con l’assessora regionale ai Parchi Bramerini che da tempo però sembra non occuparsene più. Ma la questione resta più che mai aperta come si può agevolmente capire dalle dichiarazioni della Marson. Quando si elencano gli aspetti a cui punta il piano regionale per ‘Salvare questa cartolina’ ( il nostro paesaggio) e si parla di campagne, colline, coste, boschi da sottrarre alla cementificazione e a insediamenti che sfregerebbero la cartolina e si citano esempi da non ripetere come Monticchiello e altri luoghi che vanno dall’Appennino tosco-emiliano all’Arcipelago, dalle dune alle Apuane alla Versilia si resta sorpresi che non ricorra mai la parola parco e area protetta. Recentemente si è parlato del parco della Piana riguardo alla vicenda di Peretola. Ma che Monticchiello è in una strana e abnorme area protetta di cui la regione si è del tutto dimenticata non sembra ricordarselo nessuno. Si vuole l’accesso libero al mare e le dune sotto tutela ma non è proprio di questo che si sta discutendo da settimane a Tirrenia, Marina di Pisa, Viareggio e Torre del Lago. E ne discutono il parco regionale di San Rossore (che ora gestisce anche la Meloria). E quando si parla di boschi e campagne non se ne discute seriamente e concretamente nel Parco nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano e in quello sempre nazionale delle Foreste Casentinesi. Il piano regionale della regione parla di 365 aree protette riviste con il ministero dopo le molte gaffe del PIT e le sue strambe schede paesaggistiche. Quante di queste ‘aree protette’ riguardano territori quello della Val di Cornia che da anni aspettano la istituzione del quarto parco regionale toscano? L’articolo parla, ad esempio, degli 11 territori costieri toscani (ambiti) e basta scorrerli per avere conferma che Arno, Serchio, golfo di Baratti, Monti dell’Uccellina, Elba e isole minori e altri stanno già in molti casi e da tanti anni in parchi regionali o nazionali. La loro gestione sarà ‘separata’ da quella dei parchi e dai loro piani già in vigore?
In un recente dibattito a Livorno ci fu assicurato che prima dell’estate la regione avrebbe finalmente presentato una bozza di proposta specifica sui parchi. Al momento non l’abbiamo vista in compenso avevamo registrato sortite strambe come quella di una azienda agricola in San Rossore da gestire da una azienda regionale da Firenze! E non parliamo del fatto che i nostri presidenti dei parchi regionali che come possiamo vedere proprio in questi giorni di gatte da pelare ne hanno fin troppe continuano a non beccare un euro nonostante le promesse fatte. E’ la lotta alla Casta?
Tornando al piano paesaggistico non credo che sarebbe una buona idea portarlo in discussione al Consiglio regionale senza accompagnarlo e integrarlo una buona volta con qualche idea e proposta per i parchi toscani.
Renzo Moschini