Chi nel tardo pomeriggio del 17 agosto è arrivato nella magnifica e appartata spiaggia di Galenzana, nel Comune di Campo nell’Elba e nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, si è trovato di fronte a uno spettacolo insolito. La spiaggia era praticamente vuota, rari bagnanti tra ombrelloni e teli da bagno abbandonati, mentre una piccola e stranamente silenziosa folla era riunita in un punto, assiepata intorno a Cecilia Mancusi dell’ARPAT, Giuliana Terracciano dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Lazio e Toscana, Marco Zuffi dell’università di Pisa e Livia Tolve dell’università di Firenze che, assistiti dai volontari di Legambiente, stavano scavando il nido di Fiorella, la tartaruga marina Caretta caretta che 2 mesi prima aveva depositato le sue preziose uova proprio nella spiaggia salvata da Legambiente, in anni di lotte, segnalazioni e denunce, da progetti portuali e speculativi.
Dal nido, mentre ricercatori e volontari rispondevano a un fuoco di fila di domande di bimbi e turisti, piano piano uscivano i gusci aperti e le uova non schiuse che venivano conteggiati e messi al sicuro in attesa delle future analisi genetiche. E il nido di Galenzana si rivelava subito sia una scelta perfetta di mamma tartaruga che un po’ anomalo: conteneva frammista alla sabbia dorata molte foglie di Posidonia oceanica, la pianta sottomarina che è il polmone verde del Mediterraneo. E mentre gusci aperti e uova si ammucchiavano nei contenitori si scopriva che, quello che i ricercatori stavano scavando in quella che si è trasformata in una bellissima lezione di scienza, etologia e ambiente in diretta, era probabilmente un nido record per deposizione di uova e piccoli nati.
Infatti, alla fine, sono state contate 127 uova depositate dalle quali sono nate 104 tartarughine, con un successo di schiusa dell’83%. Fiorella ha così battuto il record di Federica, la prima tartaruga che ha nidificato all’Elba nel 2017 e che depositò 116 uova dalle quali uscirono 103 piccoli, che nel 2017 fu la deposizione record per quell’anno nel Mediterraneo. Anche a RoccamaMare (GR) una tartaruga marina depositò 127 uova nel 2020, ma con un successo di schiusa molto più basso.
E il conteggio dei ricercatori ha rivelato anche che quindi le tartarughine di Galenzana erano 8 in più di quelle contate, in due settimane di sorveglianza 24 ore su 24 dalle volontarie e dai volontari di Legambiente.
Questa volta, a differenza di le precedenti all’Elba , nello stupefacente nido di Galenzana non sono state trovate tartarughine “pigre” ancora vive e, fortunatamente già sviluppate ma morte. Solo un uovo presentava al suo interno una tartarughina semi-sviluppata ma che non ce l’ha fatta. Tutti dati utilissimi per il progetto europeo LIFE Tarta Nest coordinato da Legambiente e al quale partecipa anche ARPAT, mentre le università di Pisa e Siena fanno confluire i dati raccolti al LIFE e sono coinvolte insieme ad ARPAT e Zooprofilattico nel progetto Natnet, il primo attivato su questo tema, con a capo la Regione Toscana.
Ora, a partire da quello di Lacona, e poi a Fetovaia, Marciana Marina, La Foce e l’innamorata comincia la sorveglianza degli altri 5 nidi che le tartarughe Marine hanno scavato all’Elba nel 2023.
Finito tra gli applausi e le foto di rito lo spettacolo della scienza e della natura al lavoro, il piccolo accampamento di sorveglianza del nido è stato smontato in un battibaleno dai volontari del Cigno Verde e dai turisti e Galenzana è tornata alla sua tranquillità, in attesa che altre tartarughe marine tornino a perpetuare la specie in una spiaggia che hanno trovato sfuggendo al caldo che fa ribollire il Mediterraneo.
Isa Tonso, responsabile del progetto tartarughe di Legambiente e Parco Nazionale Arcipelago Toscano, conclude: «E qui si chiude l’avventura del nido di Galenzana , decisamente il nido più romantico. Grandi soddisfazioni come il saper di aver protetto 104 tartarughine che ora sono in mare (speriamo!). Ringrazio tutti i volontari a nome di Legambiente Arcipelago Toscano , siete stati grandi, 14 giorni di sorveglianza h 24 non sono pochi . E’ stato bello, ci vediamo al prossimo nido, se non di quest’anno, a quello dell’anno prossimo».