La tartaruga che a inizio luglio aveva nidificato sul lato occidentale della splendida da spiaggia di Fetovaia, nel Comune di Campo nell’Elba, dopo aver saggiato quella di Seccheto e tentato anche sul lato orientale di Fetovaia, aveva davvero scelto con cura il posto giusto. Lo ha rivelato l’apertura del sito effettuata dalla dottoressa Cecilia Mancusi di ARPAT che ha anche fatto, tra due ali di folla che si assiepavano lungo le difese del nido realizzate dai volontari di Legambiente Arcipelago Toscano, una magistrale lezione sulla vita e la biologia delle tartarughe marine.
Una lezione all’aperto, mentre dal nido uscivano e venivano allineati in ordine in un vassoio i gusci rotti ed elastici delle tartarughine e solo due uova non schiuse che venivano fotografati e ripresi da decine di smartphone e suscitavano nuovi commenti e domande.
Alla fine, però, il brulicare delle tartarughine uscite dal nido e la loro frenetica e sovrapposta corsa verso il mare notturno aveva ingannato le volontarie e i volontari del Cigno Verde, perché le uova schiuse sono risultate 79 e non 80, ma il successo riproduttivo è stato enorme: il 97%.
Tutti dati utilissimi per il progetto europeo LIFE TurtleNest coordinato da Legambiente nazionale e al quale partecipa anche ARPAT come partner; a livello regionale i dati confluiscono nel progetto NatNet di Regione Toscana a cui partecipano attivamente le tre universita di Pisa, Siena e Firenze insieme a Istituto Zooprofilattico e ARPAT.
Dopo, finita la registrazione dei dati della prolifica e perfetta schiusa di Fetovaia, i volontari con le magliette azzurre di “Elba l’Isola delle Tartarughe” hanno smontato in un battibaleno rete ombreggiante, pali e gazebo giallo di Legambiente e a Fetovaia nessuno direbbe che per più di due mesi si sono presi cura di un nido perfetto ma realizzato da mamma tartaruga in una delle spiagge più frequentate dell’Elba e che probabilmente non sarebbe sopravvissuto a ombrelloni e calpestio.
«Quello di Fetovaia è stato un nido Favoloso, reso perfetto dall’impegno delle nostre volontarie e volontari - sottolinea Isa Tonso, responsabile del progetto tartarughe marine di Legambiente e Parco Nazionale Arcipelago Toscano – vorremmo ringraziarli uno ad uno ed una ad una per il loro impegno appassionato. Un grosso ringraziamento anche allo staff del “Pino Solitario” che in questi lunghi giorni di sorveglianza e attesa si è preso cura dei volontari e delle tartarughine».
«E’ stata una gran bella avventura di citizen science – conclude Umberto Mazzantini, responsabile mare di Legambiente Toscana - che finora ha coinvolto centinaia di volontari e migliaia di turisti. Un’avventura che continua con i nidi più problematici della Foce a Marina di Campo, del Capitanino a Marciana Marina e dell’Innamorata a Capoliveri. Nidi realizzati in siti a rischio, fortemente antropizzati o erosi, ma che, comunque andrà, forniranno informazioni preziose su questi antichissimi rettili marini che cercano di adattarsi a un mondo che si riscalda e cambia troppo rapidamente».