Sono uno dei tanti proprietari dei " secolari Castagneti" che insistono su centinaia di ettari situati nel massiccio delCcapanne, di cui si parla nell'ultimo articolo sulla questione che avete pubblicato.
Ben vengano i numerosi comitati e studi finanziati per promuovere la salvaguardia delle piante. Però leggendo quante persone si interessano alle mie proprietà mi incuriosisce il fatto che nessuno dei proprietari sia stato coinvolto in tali riunioni per poter esprimere il proprio pensiero.
Proverò quindi a spiegare alcune cose, iniziando a dirvi che l'abbandono dei Castagneti ha subito di pari passo l'abbandono dei vigneti.
I castagni si trovano ad un'altitudine che varia dai trecento metri ai seicento, su un territorio impervio, privo di strade e "occupato" dal Parco Nazionale.
Per poter coltivare e mantenere tale impianti si dovrebbe in primis difendere il raccolto, dai cinghiali e aggiungo dalle persone, tramite la messa in opera di recinzioni, si dovrebbe poter pulire il sottobosco, potare le piante e poter eliminare ramaglie e parassiti mediante abbruciamento controllati, al momento vietati dalla Legge Nazionale sulla tutela dei parchi.
Per finire, il raccolto e il trasporto a valle delle castagne andrebbe fatto con mezzi meccanici, motorizzati, con transito su strade abbastanza sicure ma ancora da progettare e costruire il tutto vietato dalle Leggi sui Parchi. E per favore non venitemi a dire di usare l' asino.... siamo seri!
Detto quanto sopra, aspetto con fiducia il risultato dei vostri studi, progetti ma credo fermamente che forse potrete salvare le piante di castagno ma non le castagne. Grazie per avermi dato la possibilità di dire la mia... in fondo sono soltanto il proprietario.
Amedeo Anselmi