Mentre il circo mediatico abbandona l’Isola del Giglio diventata per (un altro) giorno il centro dell’informazione mondiale, mentre giustamente si festeggia un successo tecnico della più grande operazione di salvataggio della storia marittima, che restituisce all’Italia un’immagine non più sfigurata dalla cialtroneria pericolosa, per spavalderia e malinteso “interesse turistico”, mentre il parbuckling è riuscito prendendosi prudentemente i tempi necessari, mentre la Costa Concordia giace raddrizzata e affondata sul falso fondale, non bisogna dimenticare che molto resta da fare.
Basta guardare la faccia nascosta della Costa Concordia che, ritornata a galla con la sua patina di alghe, si mostra sfigurata e deformata, azzannata dagli scogli sui quali premeva, che ci racconta di quanti rischi ci siano ancora e quanto sarà difficile mettere davvero in sicurezza e poi in galleggiamento ed in grado di essere trainata in un porto dove smantellare una nave gigantesca che ora appare in tutta la sua imponente vulnerabilità. Nessuno sa in che condizioni siano davvero le strutture portanti della Costa Concordia colpite dagli scogli, nessuno sa come reagirà all’autunno ed all’inverno che si stanno avvicinando nel cielo e nel mare del Giglio e tutti temono l’inquinamento temuto ed evitato delle sostanze putrescenti e venefiche, che la pancia del relitto contiene e che è ancora in agguato, come hanno tenuto a ricordare Arpat, Protezione Civile ed Osservatorio giustamente soddisfatti di un lavoro certosino e difficile portato a termine.
Qual è la partita difficile che ancora si deve giocare lo ha ricordato stamattina su Facebook il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi: «La Regione ha finanziato l’adeguamento del porto di Piombino con 70 milioni di euro. I lavori inizieranno a novembre e a maggio 2014 il porto sarà in grado di ospitare la Concordia per la rottamazione. Eviteremo così di portare in giro per i Mediterraneo questo mostro d’acciaio con il rischio di provocare gravi danni all’ambiente marino». E’ qui che ora si gioca la credibilità del nostro Paese, la credibilità di una politica che festeggia ma che fino ad ora non ha saputo far altro che mettersi nelle mani dell’armatore che è responsabile del disastro che ha solo parzialmente risolto con il raddrizzamento del transatlantico che con gli inchini aveva non solo uccise diverse persone, ma anche fatto schiantare su uno scoglio del Parco Nazionale e poi naufragare ad un passo dal porto del Giglio.
Da questo governo in bilico, da questo Paese prigioniero del destino di un vecchio condannato che non vuole accettare la sua sorte ed annuncia proclami da signore medievale in televisione, gli italiani ed il mondo si aspettano una decisione immediata, un cronoprogramma, un progetto per sapere dove e come la Costa Concordia verrà portata, demolita e smaltita, si aspettano che il governo e la politica si assumano la responsabilità di chiudere la vergognosa vicenda di un naufragio che ha rischiato di essere la metafora di un naufragio di un Paese. Si aspettano che la Costa Concordia venga demolita in maniera civile, secondo le leggi italiane, nel rispetto dell’ambiente e della tutela della salute e dei diritti dei lavoratori, come ci chiede l’Europa. Una nuova occasione di sviluppo tecnico e sociale che il nostro Paese non può perdere, segnando un nuovo punto di eccellenza in Europa e nel mondo