Renzo Piano parlando del nostro paese ha detto che ‘non esiste una nazione meglio attrezzata per affrontare un futuro di economia sostenibile. Siamo il paese più bello del mondo e la bellezza è oggi la merce più ricercata. Abbiamo immensi giacimenti culturali, una miscela unica di meraviglie naturali costruite nei secoli, una posizione centrale nel Mediterraneo ….eppure. Eppure non riusciamo a mettere a frutto questo ben di Dio. Intanto sulla sostenibilità si sta discutendo approfonditamente anche sul piano internazionale perché il rischio è che essa -come ha scritto Robert Engelman- diventi un insopportabile blablablà. La domanda di fondo quindi è se sono ancora ancora possibili politiche di sostenibilità e che cosa ciò comporti rispetto a concezioni, visioni e pratiche che di fatto non hanno permesso e non permettono di mettere a frutto quel patrimonio di cui parla Piano.
Questione che ci riguarda in maniera diretta perché chi dispone di un patrimonio ambientale come il nostro deve chiedersi se e a quali condizioni esso possa essere ricondotto a quella sostenibilità che rischia di diventare anch’essa chiacchera retorica. E i segni allarmanti sotto questo profilo non mancano e da tempo.
Da anni ormai la tutela della natura, del paesaggio, del suolo fanno acqua e non metaforicamente. Eppure si è continuato da più parti a considerare l’ambiente un ostacolo, un impedimento tanto da giustificare abusivismo, condoni, consumo distruttivo del territorio con effetti perversi non soltanto su l’ambiente ma anche sulla sicurezza del paese e dei cittadini.
La politica nel suo insieme ossia il governo delle istituzioni si sono rivelati colpevolmente inadempienti, inadeguati, ‘sordi’ come è stato detto. Ed ecco venire in soccorso il blablablà vago e a buon mercato sulla economia verde. Il caso più emblematico riguarda sotto questo profilo proprio i parchi e le aree protette da anni nelle peste per lo stato di abbandono a livello nazionale ma sempre più anche regionale che dovrebbero essere rilanciate a nuova vita diventando soggetti primari di una nuova politica economica appunto verde ed ecosostenibile.
Il compito e ruolo primario delle aree protette –per legge – è salvaguardare e valorizzare il patrimonio dei beni comuni che non sono quisquiglie e bazzecole. Tanto è vero chi ha rimesso mano alla brutta legge del Senato a questo mira: fare dei parchi un'altra cosa, grazie alla presenza di categorie che a rigor di logica non potrebbero e non possono prendere il posto di quelle istituzionali e scientifiche.