Mi ero ripromesso di tacere per qualche giorno, pensando di dedicarmi al racconto del nostro scavo, settimana per settimana ma, purtroppo, non è possibile. In una fresca e bella domenica di settembre mi ero messo tranquillo sulla spiaggia della Padulella a leggere una storia-racconto di mio suocero. Ogni tanto guardavo il mare e pensavo vado-non vado (a farmi l’ultima nuotata). Alla fine sono andato: è una meraviglia nuotare nel mare fresco di tramontana, a fine stagione. Quando sono arrivato a Capobianco ho alzato la testa e ci sono subito rimasto molto male. Le scogliere bianche di aplite, quelle degli Argonauti, che tante volte i miei colleghi ed io abbiamo raccontato nelle sere d’estate, erano imbrattate di scritte rosse. Un ragazzo aveva scritto frasi d’amore alla sua bella e celebrava il loro anniversario, insaporendo il tutto con un “albanesi tutti appesi”, ripescato da altri tempi. Ma non mi va di addossare la colpa di questo ai due ragazzi. Forse bisognerebbe aggiungere nel cartello del Comune: vietato verniciare le scogliere. Così avremmo una regola in più, ovviamente non rispettata.
Per uno studioso di comunicazione questo evento può essere ritenuto degno di appropriate indagini sociologiche e semiotiche. Per me questo è il segno che, ormai, per alcune persone, una scogliera bianca in mezzo al mare e un muro di periferia urbana degradata (con tutto il rispetto e la comprensione per chi non può evitare di viverci) sono la stessa cosa.
Però devo anche dire che la cosa colpisce me e alcuni altri. Altri ancora, neanche se ne accorgono o, magari, trovano la cosa normale e, con un’alzata di spalle, dicono “al primo acquazzone scolorisce tutto”.
Magari non leggete questo testo ma guardate le immagini con attenzione. Raccontano una storia triste, triste come la storia delle buchette usate come posacenere nelle analoghe apliti della Padulella. Condivido pienamente lo scritto di Cecilia Pacini uscito in questa stessa domenica.
La storia degli Argonauti non smetteremo mai di raccontarla, prossimamente anche nelle scuole elbane.
Franco Cambi (Aithale)