Il Sindaco di Portoferraio Tiziano Nocentini e la sua giunta hanno ordinato l’esecuzione di 25 pini giustificandola con l’instabilità degli alberi che «Si è manifestata anche durante alcuni recenti eventi meteorologici». In realtà quegli eventi meteorologici, con venti superiori ai 100 km all’ora, hanno interessato alberi in altri tratti stradali dell’Isola d’Elba e un esemplare di pino che non fa parte di quel filare storico e di grande valore paesaggistico, mentre i pini di San Giovanni hanno mostrato tutta la loro resistenza e resilienza, nonostante la scarsa e nulla manutenzione e cura.
Il comunicato e la determina 679 10/12/2024 del Comune di Portoferraio parlano di “alcune verifiche” ma non citano i professionisti incaricati di determinare l’asserita pericolosità per la pubblica incolumità su tutto il tratto della strada ex provinciale per Porto Azzurro e in particolare in base a quali perizie e tecniche siano state individuate 25 piante di alto fusto potenzialmente pericolose. Il riferimento all’abbattimento dei pini per evitare “l’evidente rigonfiamento della sede stradale in prossimità della base dei fusti, segno premonitore della instabilità della pianta” è quasi comico, visto che quei rigonfiamenti rimarranno anche dopo l’abbattimento dei pini.
Durante un incontro con la nuova giunta di Portoferraio, Legambiente quest’estate sottopose al sindaco Nocentini e ai suoi assessori il problema della cura e manutenzione dell’alberata stradale di San Giovanni, riscontrando un’assoluta e asserita non conoscenza del problema ma ottenendo rassicurazioni sulla cura del verde pubblico. Invece, a poco più di 3 mesi da quell’incontro, il sindaco Nocentini ora dice che “Non era possibile attendere oltre”, non si riesce a capire in base a quale studio sia avvenuto questo repentino ravvedimento motoseghistico, così come non si capisce l’entusiasmo dei fan dell’abbattimento dei pini, visto che lo stesso Sindaco dice che verranno sostituiti da altri alberi “autoctoni” che saranno altrettanto “pericolosi” per chi pensa che le strade siano una pista da corsa automobilistica. Il Sindaco pensa quindi che ci siano alberi dove si sbatte di meno a bordo della strada? In base a quale studio? E soprattutto, in base a quale quota di incidentalità pino -auto su quel viale che risulta essersi praticamente ridotta a zero dopo l’introduzione prima dei semafori e poi della rotonda a fagiolo?
In realtà uno studio esiste ed è quello che Legambiente ha ottenuto faticosamente dalla precedente amministrazione Zini dopo 5 mesi di sollecitazioni dall’accesso civico richiesto il 25 febbraio 2020. Da quel documento -
“Valutazione delle condizioni vegetative, fitosanitarie e di stabilità di parte degli alberi del Comune di Portoferraio" commissionata nel 2015 dall’Amministrazione Ferrari e realizzata dal Dott. For. Marco Mucini e Dott. Agr. Giacomo Cortini - che la precedente amministrazione comunale, con le medesime frenesie motoseghistiche voleva mantenere riservato, emerge infatti che “Dal punto di vista paesaggistico, il filare di pini di San Giovanni - SP 25 si trova in “aree che rientrano all'interno del D.lgs 42/2004 art. 134 come da cartografia estratta e riportata” e presenta una situazione che è del tutto diversa rispetto a quella proclamata dall’amministrazione comunale precedente e attuale.
Ecco cosa scrivono Mucini e Cortini:
«Lungo la strada che collega Porto Azzurro e Portoferraio, in località San Giovanni, vegeta un filare singolo coetaneo, su entrambi i sensi di marcia, di pini domestici. Gli alberi sul lato sinistro procedendo verso Portoferraio, radicano a ridosso di un canale di deflusso delle acque meteoriche (quindi si può ipotizzare una asimmetria dell'apparato radicale dovuta alla non tolleranza di ristagni idrici da parte di questa specie). Da tenere conto del limitato spazio a disposizione delle radici anche del filare che sorge sulla destra, spesso sulla sommità di una scarpata più o meno accentuata, come si può osservare dalle fotografie allegate nelle singole schede, oltre che dalla vicinanza della strada stessa, a meno di un metro dal colletto, che crea una eccessiva compattazione del terreno con conseguente riduzione dell'areazione. I vari apparati radicali, venuti in superficie, hanno danneggiato il manto stradale, il quale per essere ripristinato avrà sicuramente creato danni alle radici. Ciò nonostante mediamente non si osservano segni o sintomi che facciano ritenere che l’apparato radicale ha subito danni significativi, sia dal punto di vista morfofisiologico che morfostrutturale. Certamente una ispezione approfondita di qualche apparato radicale oppure qualche prova di trazione controllata, aiuterebbero a sincerarsi maggiormente sulla capacità di resistenza dell’apparato radicale ma la situazione non sembra, almeno per il momento, indicare segni di preoccupazione, in quanto i danni generalmente implicano alterazioni sulla chioma (qui non visibili) in tempi abbastanza brevi. Sul piano colturale, oltre l'abbattimento di circa 21 pini domestici e 10 cipressi dell'Arizona (ma solo per 6 esemplari esisteva l’urgenza di abbatterli perché pericolosi e per diversi pini, gli abbattimenti sono poi avvenuti, ndr], si prescrive senz'altro la realizzazione di qualche intervento di potatura localizzata a carico del seccume dove presente e che si allontana dal corpo centrale, infatti quello presente al suo interno, come dimostrato da vari studi, è fondamentale nella dispersione della forza eolica, riducendo di conseguenza le sollecitazione sul tronco e sul piatto radicale stesso».
Si è invece proceduto spesso con capitozzature dannose, lasciando anche mozziconi di tronchi fuori-terra che rappresentano certamente un pericolo maggiore rispetto a un pino sano e ben visibile.
Quindi, nel 2016, per i due professionisti incaricati dal Comune andavano abbattuti subito solo 6 pini e in seguito si poteva arrivare a 21 lungo tutta l’alberatura dal bivio Boni in poi, mentre i cipressi dell’Arizona – e non i pini – andrebbero sostituiti con specie meno "scadenti" dal punto di vista paesaggistico. Giudizio che non viene assolutamente espresso per il filare di pini.
Insomma i pini da abbattete secondo la relazione sono il 18% dei due filari da 62 esemplari sul lato sinistro e da 54 sul lato destro del viale alberato, non tutta una parte dell’alberatura, ma meno di un pino ogni 5 in totale, gli altri sono stabili, in salute e non pericolosi!
La stessa relazione commissionata nel 2015, e l’altra sulle alberature del centro storico di Portoferraio del 2018, indicano invece una pericolosità, immediata o prossima, per decine di alberi: ben 50% nel centro storico e strade periferiche, dei quali anche l’attuale amministrazione comunale Portoferraiese sembra interessarsi poco o nulla, forse troppo occupata a dichiarare la pericolosità di alberi che pericolosi non sono e che necessitano solo di un’attenta e costante manutenzione.
Per questo Legambiente Arcipelago Toscano chiede al Sindaco Nocentini se esiste la pubblicazione della certificazione di incombente pericolosità tale da giustificare l'urgenza dell'operazione (dal 18 al 20 dicembre) decisa senza alcuna interlocuzione pubblica; se esiste un progetto o una relazione tecnica che definisca con quali essenze, di quali età e dimensioni, dove e in che tempi verranno ricollocate le essenze che sostituiranno i pini abbattuti; se vi sia stata un’interlocuzione con i Carabinieri forestali sulla modalità di abbattimento – ripristino con altre specie arboree.
Invitiamo la giunta comunale portoferraiese a tenere davvero conto – letteralmente e non interpretandola fantasiosamente e aggiornandola con nuove perizie di professionisti incaricati - della relazione che resta l’unico documento tecnico-scientifico per poter intervenire sui pini di San Giovanni e che non giustifica assolutamente l’abbattimento dell’intero filare di pini preso di mira dalla Giunta Nocentini con l’asserito intento di estendere gli abbattimenti. Il Comune di Portoferraio deve rivedere le sue intenzioni abbattitrici e procedere, secondo i dati tecnici e scientifici, alla messa in sicurezza di strada e filari di pini e altri alberi a San Giovanni e del resto del territorio portoferraiese. Le altre istituzioni devono intervenire per impedire che si perpetui un inutile massacro arboreo e paesaggistico che potrebbe avere – al contrario di quanto asserito – conseguenze proprio sulla sicurezza in un asse stradale est-ovest nel quale i pini fanno anche da schermo contro la luce abbagliante nelle diverse fasi della giornata.
Legambiente Arcipelago Toscano