Ho letto con interesse l’iniziativa di studiare la biodiversità che esiste sotto il suolo dell’isola.
Penso che tutti gli elbani siano desiderosi di conosceren il Protoleptoneta baccettii o ’Otiorhynchus bartolozzii che, da forse millenni esistono nella profondità terrestre, ignari di quanto succede sotto il cielo stellato.
“Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscienza” disse il Sommo Poeta , e questoandrebbe sempre rimarcato specie ai molti giovani d’oggi sprofondati nei social ed,quindi, in tutto quello che viene immesso in tali reti ,fake news comprese.
Anch’io, mentre cerco di colmare con pala e zappa le numerose buche lasciate dai cinghiali sui pianelli del mio terreno e cerco di mettere a posto i sassi dei muretti a secco rovinati nel terreno sottostante, penso al Protoleptoneta baccettii.
Certo la conoscenza non ha confini e può accadere che da una molecola o animale scoperti durante una
ricerca, scaturisca, in altri campi, un rimedio contro i mali dell’Umanità.
Ma, io penso, una scaletta di priorità nella ricerca andrebbe fatta, specie per iniziative patrocinate dal Parco dell’Arcipelago Toscano.
Mi piacerebbe leggere su una ricerca in merito alla biodiversità sulla parte superiore della terra (interfaccia aria-suolo) e vedere quali specie, ad esempio la Sus Scrofa o la Ovis Aries Musimon
influenzino tale diversità e quali interazioni abbiano con la specie protetta Umana (almeno spero!).
Ci riusciremo? Mah! Per ricerche sotterranee, mi piacerebbe approfondire il campo geotermico elbano.
Ho letto di quanto scoperto al Cavo. La geotermia, accoppiata ad opportune pompe di calore azionate da energia ricavata, ad esempio, da generatori eolici off- shore potrebbe contribuire ad una notevole riduzione di CO2 emessa in atmosfera!
Si tratta sempre di trovare “un centro di gravità permanente” che, al giorno d’oggi, da quanto succede nel mondo, è molto difficile se non impossibile.
Giampaolo Zecchini