Spuntano anche eccellenze nell'isola d'Elba "tormentata" da crisi varie. Un pianeta isola dalla natura stupenda, afflitto da persone in povertà, deficit nella sanità, nei trasporti, rifornimenti idrici problematici, smaltimento rifiuti costoso, poi carenze d'attenzione verso le esigenze dei giovani e via dicendo. Ma c'è, in particolare nel privato, anche un'Elba che cresce, come nel caso della Pelagosphera che "illumina" e dipinge di virtuosismo e professionalità l'isola. Accadde anche anni fa con il "naso elettronico" della Tecnobiochip, sta avvenendo con la Locman nel settore orologi, il boom incredibile dell'Acqua dell'Elba e altro del genere. Emerge anche l'impegno di biologi, riuniti in forma cooperativa, che dopo aver studiato il mare di Pianosa, sono stati chiamati ad analizzare le acque marine maltrattare dalla nave da crociera Costa, crollata tra gli scogli; una tragedia che ha colpito tutto il mondo. Ecco qua l'intervento di Nicola Nurra, portoferraiese, studioso e docente a Torino, che parla dell'intervento intorno alla Concordia.
"Pelagosphera, piccola cooperativa elbana di servizi in ambiente marino, costituita da tre soci biologi marini, dottori di ricerca in conservazione della biodiversità che collaborano da anni con l’Università degli Studi di Torino, da circa un anno e mezzo si occupa di monitorare lo stato di conservazione delle acque dell’Isola del Giglio coinvolte nel naufragio della nave da crociera Costa Concordia.
Su incarico del Centro Interuniversitario di Biologia Marina “G.Bacci” di Livorno, la cooperativa svolge periodicamente monitoraggio finalizzato alla caratterizzazione della componente zooplanctonica del plancton, ovvero di quella porzione della comunità zoologica alla base di tutte le principali catene trofiche (alimentari) marine. Non solo, è infatti noto che lo zooplancton marino è essenziale per la dieta dei grandi cetacei marini ed è quindi determinante monitorarne presenza e consistenza.
Parla Nurra, elbano, Presidente della cooperativa. “Monitorare lo zooplancton nell’area interessata dal naufragio significa valutare non solo l’impatto generato dalla presenza dello scafo ma anche verificare a quali pressioni sia stato sottoposto l’ecosistema marino a seguito delle imponenti opere di parbuckling prima e di rimozione della nave prevista nella prossima primavera”.
"Il coinvolgimento della cooperativa è motivo di grande soddisfazione aggiunge il Dott. Mussat, uno dei soci fondatori della cooperativa, è un attestato di stima e un riconoscimento delle professionalità di Pelagosphera”.
L’incarico si inserisce infatti nella complessa operazione di monitoraggio che fa capo all’Università La Sapienza di Roma sotto la direzione del Prof. Giandomenico Ardizzone e che coinvolge numerosi istituti di ricerca e atenei italiani.
"Non siamo ancora in grado di fornire dei risultati definitivi, aggiunge il Dott. Battuello anch’egli biologo fondatore della cooperativa, stiamo elaborando i dati delle prime tre campagne di campionamento e possiamo solo anticipare che certamente le imponenti operazioni di rimozione e l’enorme impatto determinato dalla nave hanno potenzialmente inciso soprattutto sulla componente meroplanctonica e ittioplanctonica del plancton, ovvero di quella parte degli organismi che trascorrono le prime fasi larvali di accrescimento nel plancton per poi da adulti occupare il substrato marino (Benthos) o entrare a far parte del necton come i pesci”.
Conclude Nurra: “ Le ricerche proseguiranno certamente fino alla rimozione completa dello scafo; solo allora saremmo in grado, integrando i dati provenienti da tutte le campagne di monitoraggio, di avere un quadro più preciso e dettagliato degli effetti del disastro del Giglio sull’ecosistema marino, non solo nel tratto di costa interessata dal naufragio, ma probabilmente anche delle ricadute che quest’ultimo avrà avuto sui fragili e delicati equilibri dell’ecosistema costiero insulare”.
Il presidente di Pelagosphera Nicola Nurra