Il ministero dell’ambiente in vista dell’incontro nazionale dell’11 e 12 dicembre a Roma sui temi della biodiversità e il ruolo dei parchi e delle aree protette ha pubblicato sul suo sito alcuni materiali che si riferiscono a due appuntamenti preparatori di quello romano. Mi pare meriti qualche riflessione- da cui vorrei partire- la relazione del Presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza che già dal titolo ‘Elogio dello strabismo- per una autoriforma del ‘mondo dei parchi’ sembra ricondurre direttamente a loro, ‘saltando’ in un certo senso il primo tempo del film, quello delle politiche ambientali nazionali e non soltanto dei parchi. Lo strabismo di cui parla si riferisce alla capacità dei parchi di guardare al futuro andando al di là delle stesse riforme ope legis per puntare su una propria autoriforma volta a superare l’autoreferenzialità in cui si sarebbero ormai impigliati. Il tutto o quasi dovuto al fatto -a cui fa riferimento in un suo intervento anche Aldo Bonomi- di essersi chiusi nel loro fortino quello dei divieti e dei vincoli. Insomma oggi le politiche ambientali richiederebbero alla luce anche dei tanti disastri una politica ‘attiva’ di intervento non più ancorata se non esclusivamente principalmente ad una concezione conservativa. Ora chi ha qualche dimestichezza non soltanto con la legge sui parchi ma sulla loro attività e proprio a cominciare da quelli regionali dovrebbe sapere che le difficoltà anche nei rapporti con le comunità fin dall’inizio sono derivate proprio da quella gestione attiva che non si è affidata semplicemente –come le Sopraintendenze – ad apporre e gestire i vincoli. Il tutto risultò particolarmente evidente soprattutto in quelle realtà –vedi San Rossore- dove i parchi erano stati istituiti all’insegna di un successo; quello di avere fatto saltare il banco ad una operazione speculativa di dimensione nazionale. Il che avvenne anche altrove in diversi e importanti casi che ebbe Cederna tra i suoi più prestigiosi e combattivi sostenitori.
E’ stata insomma proprio questa capacità di non chiudersi nel fortino che ha connotato l’impegno e l’iniziativa dei parchi regionali e poi molto meno di quelli nazionali.
Dezza scrive che i parchi –come Kennedy- oggi dovrebbero chiedersi cosa loro possono fare per il paese. Già allora non si limitarono a dirlo ma lo fecero anche se non dappertutto; impedirono malefatte sul territorio più pregiato e avviarono e fecero avviare interventi a sostegno di un turismo diverso e non mangiasuolo, di una diversa agricoltura e molto altro ancora.
Perché il quadro allora è così cambiato?
Ecco quel primo tempo di cui non abbiamo trovato traccia nella relazione di Dezza.
La condizione posta dalla legge 394 era quella di immettere parchi e aree protette nazionali, regionali e locali in una politica di sistema da definire con le regioni e gli enti locali sulla base della Carta della Natura, una nuova classificazione che evitasse una sconclusionata moltiplicazione e proliferazione di soggetti come in realtà è avvenuto.
Ma qui calò quasi subito l’abrogazione delle sedi e strumenti di programmazione nazionale previsti chiaramente dalla legge 394 e ribaditi dalla legge 426. Anziché riformare le cose come previsto e richiesto dalla Bassanini seguì con il nuovo Codice dei beni culturali la sottrazione ai parchi della competenza pianificatoria sul paesaggio. In questa relazione ma purtroppo anche in altri documenti di Legambiente peraltro sempre molto polemici con chi non stravede per le leggi del senato, di questi passaggi non vi è traccia. Perché tanti omissis? Senza scomodare Kennedy, non sarà che il ministero non ha fatto fin qui una mazza per rilanciare i parchi che sembra –stando a questa relazione- si stiano guardando l’ombelico non sentendo il richiamo del paese. La terza conferenza –Dezza non può averlo dimenticato- a questo doveva servire e proprio per questo non è stata fatta. Ora che finalmente qualcosa si muove anche al ministero possiamo discuterne ma non facendo finta che tutto dipenda dalla autoreferenzialità dei parchi mai così malmessi.
Renzo Moschini