Da dove bisogna ripartire per i parchi?
L’11 dicembre a Roma il Gruppo di San Rossore presenterà come richiestoci dal ministro Orlando le sue proposte sul futuro delle nostre aree protette raccolte in un Quaderno già discusso in una serie di incontri in varie parti d’Italia.
Ciò avverrà in un gruppo di lavoro alla Sapienza dove un’altra nostra delegazione parteciperà a quello più specifico dedicato alla biodiversità.
Le nostre proposte muovono da una valutazione critica dei tre testi di legge attualmente in discussione al Senato sulle modifiche alla legge quadro 394. Noi riteniamo infatti che quelle proposte vadano profondamente rivedute sia per ciò che è totalmente ignorato ed eluso ma anche e soprattutto per ciò che è previsto in riferimento al ruolo delle rappresentanze istituzionali e scientifiche e per le modalità di assunzione del direttore, assolutamente ‘clientelari’ e inedite nella pubblica amministrazione.
A rendere tanto più sconcertante la vicenda è che finora –nella passata come nella presente legislatura- non siano stati coinvolti né il Ministero dell’Ambiente né le regioni e gli enti locali.
Chi ricorda anche solo vagamente il dibattito sulla legge 394 e ancor prima quello sulla legge sul mare con la quale furono istituire le riserve marine non faticherà a cogliere la stranezza e singolarità di una procedura volta evidentemente a tagliar fuori i soggetti ‘esclusivi’ sul piano politico, istituzionale e costituzionale a cui la legge ha affidato la gestione di questo soggetto ‘speciale’ che sono i parchi e le aree protette.
Cominciamo da quello che sorprendentemente manca e che riguarda il ministero dell’ambiente. La legge 394 da anni è stata mutilata delle sedi, strumenti e compiti di programmazione nazionale che furono abrogati per essere però riformati in base alla legge Bassanini. Ma la legge Bassanini è stata ignorata e quindi non rispettata il che è alla base del venir meno via via in maniera più evidente di qualsiasi impegno volto a costruire un sistema nazionale di parchi e aree protette che avrebbe dovuto innanzitutto mettere in rete in quel sistema anche le aree protette marine rimaste invece ‘orfane’ e separate. Il sistema doveva finalmente consentire una classificazione adeguata e seria che invece non è avvenuta tanto che oggi registriamo una babelica situazione che non ha eguali in nessun paese europeo. Insomma per dirla in breve è mancata una regia nazionale di cui oggi registriamo gli effetti per più versi rovinosi. Non solo, ma a questo si è aggiunta la norma del nuovo codice dei beni culturali che ha tolto ai piani dei parchi la titolarità del paesaggio in barba evidentemente alla 394 che non certo a caso in premessa richiama l’art 9 della Costituzione.
Ecco, in presenza di questa situazione dovuta principalmente all’azzoppamento e non attuazione della legge 394 in parti decisive dove il ministero ha brillato per le sue inadempienze proprio nei confronti della legge fino a paventare con la Prestigiacomo la privatizzazione dei parchi, nessun testo del Senato a questo neppure fa cenno. Anzi si è previsto e proprio a carico delle aree protette marine di cui si disse urgeva un rilancio di cancellare dalla legge il riferimento a ‘i brevi tratti di costa prospicenti’ in cui operano le regioni.
Insomma quei testi non certo a caso gestiti in maniera pressochè clandestina e senza un documentazione degna di questo nome non contengono alcunchè che riguardi il nodo cruciale da anni irrisolto e che è alla base –altro che colpe e impedimenti della 394!- della crisi dei parchi iniziata assai prima dei tagli che ovviamente hanno fatto piovere sul bagnato.
Veniamo ora alle diverse cose via via aggiunte sulla base di emendamenti spesso confusi e pasticciati che attengono ad aspetti o già oggetto di provvedimenti già adottati o in itinere che non trovano giustificazione in una legge quadro riguardando eventualmente regolamenti, statuti e quant’altro.
Un articolo in particolare va cambiato ed è quello che definisce i rappresentanti designati dalla comunità del parco non più appunto rappresentanti delle istituzioni a cui è affidata la gestione del parco ma ‘esperti’, insomma tecnici che perdono perciò questa titolarità. Idem per quanto riguarda la rappresentanza scientifica finora attinta sia per i parchi nazionali che per quelli regionali dalle università che ora passa invece ad istituti come l’ISPRA ect. Viene meno in sostanza quella rappresentanza scientifica ossia riconducibile alle più varie discipline che l’ha finora connotata. Ricordo che in Toscana la rappresentanza scientifica nei tre parchi regionali è designata dalle tre università della regione Firenze, Pisa e Siena.
E se non bastasse è previsto anche di immettere negli enti parco anche una rappresentanza di categoria a cui non può essere in alcun modo riconosciuta alcuna titolarità nella gestione dei beni comuni che è esclusiva delle istituzioni. Abbiamo già detto infine del direttore che dovrebbe essere assunto dal presidente e non più sulla base di un concorso pubblico.
Ce n’é quanto basta come si può facilmente vedere perché la legge debba essere cambiata e profondamente tenendo conto fra l’altro del contesto anche internazionale specialmente per quanto riguarda le aree protette marine che qui sono tolte del tutto di mano dalle regioni per passare totalmente al ministero per essere però gestite di fatto sempre separatamente dalle altre. I parchi con estensione a mare di cui parla la legge sono appannaggio esclusivo del ministero al punto che anche il piano del parco non le include alla stessa stregua degli altri ambienti.
Ecco noi proponiamo che il senato riparta consultando il ministero dell’ambiente, quelli dei rapporti regionali oltre naturalmente le regioni, l’ANCI e l’UPI.
Mi piace ricordare che prima di passare all’esame definitivo del parlamento la legge 394 fu sottoposta alle rappresentanze dei soggetti istituzionali a cui partecipai in rappresentanza dell’UPI.
E’ bene ricordarlo per cambiare e alla svelta rotta.
Renzo Moschini