«Alla vigilia del secondo anniversario dell’incidente dell’eurocargo Venezia della Grimaldi Lines che era, incredibilmente, in navigazione al largo dell’Isola di Gorgona, nel bel mezzo di una delle più violente (e annunciate) tempeste che si ricordino, dove a quanto pare sfiorò anche la collisione con un altro cargo, è molto importante che il presidente della Commissione ambiente della Camera, Ermete Realacci, abbia riproposto il problema del recupero dei 71 fusti contenenti materiali tossici e nocivi ed inabissati in pieno Santuario internazionale dei mammiferi marini Pelagos. Insieme all’onorevole Realacci ed al richiamiamo la Grimaldi ed il Governo alle loro responsabilità e ad applicare il principio del chi inquina paga (o risarcisce) ed alla tutela di un’area marina protetta da un accordo internazionale e vicina ad un’area marina tutelata dal Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano. E’ evidente che in un’area così delicata e trafficata, funestata anche da altri incidenti, i trasporti di sostanze tossiche e pericolose devono avvenire nella massima sicurezza, riducendo al minimo i rischi per l’ambiente e la salute di animali ed uomini. Questo il 17 dicembre 2011 non è avvenuto, incidenti come quello dell’eurocargo Venezia non devono più avvenire». A dirlo è Umberto Mazzantini, responsabile Mare di Legambiente Toscana.
Interrogazione a risposta scritta 4-02915 presentato da Ermete Realacci
Mercoledì 11 dicembre 2013, seduta n. 136
Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
il 17 dicembre 2013 ricorrerà il triste anniversario dell'incidente della Grimaldi Lines nel mar Tirreno. Con mare e vento forza nove, nell'area del Banco di Santa Lucia, ad ovest dell'isola di Gorgona, caddero in acqua dalla nave cargo «Venezia» della Grimaldi Lines due bilici carichi di bidoni contenenti sostanze tossiche ed altamente infiammabili, al contatto con l'aria;
ad oggi secondo le più recenti notizia di stampa sarebbero ancora 71 i fusti in mare;
la stampa locale e nazionale diede ampio risalto alla tragica vicenda con articoli apparsi su La Repubblica, Il Tirreno e, tra gli altri, dal sito Panorama.it. Nell'incidente furono dispersi 198 fusti per un totale di 40 tonnellate di sostanze tossiche nei fondali del Tirreno, a circa 20 miglia dalla costa di Livorno all'interno del parco nazionale dell'arcipelago toscano: cuore del Santuario internazionale di mammiferi marini Pelagos;
è importante precisare quanto segue: sembrerebbe che solo dopo quattro giorni la capitaneria di porto di Livorno abbia inviato bollettini e segnalazioni ai comuni rivieraschi interessati, precisando che: «(...) Chiunque avvistasse i fusti, sia pescherecci che cittadini a riva, ci avverta subito, non li tocchi se sono asciutti... »; inoltre il comandante della guardia costiera livornese sottolineò che i fusti «(...) sono nocivi e se non vengono tenuti costantemente bagnati possono infiammarsi (...)»;
si tratterebbe di catalizzatori di ossidi di cobalto: barrette piccole e granulose, di solito utilizzate per desolforizzare benzina e gasolio;
a seguito di quanto accaduto all'epoca nei confronti dell'armatore proprietario del Grimaldi partì una diffida affinché si impegnasse a ritrovare e rimuovere dal mare i fusti;
risultano poi alcune incongruenze rispetto alla ricostruzione dell'accaduto da parte della Grimaldi Lines. Il comandante del cargo «Venezia», secondo quanto appare dalla stampa, dichiara di essersi accorto di aver perso i semirimorchi solo all'arrivo nel porto di Genova: tale dichiarazione è in evidente contrasto da quanto risulta dalle strutture di sicurezza dei porti: l'allarme è infatti stato lanciato subito dopo l'incidente;
fonti dell'Arpa Toscana e dell'Ispra, l'istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, riunitisi, il 30 dicembre 2011, in un tavolo tecnico convocato d'emergenza in prefettura a Livorno a cui hanno partecipato anche, asl, regione Toscana, Marina militare e i vigili del fuoco rivelano che: «[...] per fortuna non sono facilmente solvibili in acqua, ma sono soggette ad autocombustione se secche, e comunque sono effettivamente tossiche per la fauna marina...»;
le sopraddette rassicurazioni, peraltro sommarie, non risultano all'interrogante del tutto sufficienti sia per la vaghezza dei resoconti da parte delle autorità competenti sia per i ritardi nel recupero del pericoloso materiale disperso in mare dopo quasi un mese dall'incidente;
in particolare da anni Legambiente Arcipelago Toscano ha chiesto al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di impegnarsi fortemente nella ricerca e nella difficile azione di recupero dei fusti che potrebbero essersi inabissati fra l'isola di Gorgona e il banco di Santa Lucia, in un punto dove i fondali arrivano fino a 400 metri di profondità ;
l'interrogante ha presentato un atto di sindacato ispettivo anche nella passata XVI legislatura senza ottenere alcuna risposta nonostante i ripetuti solleciti –:
se i Ministri interrogati intendano chiarire con la massima urgenza quali sia lo stato del monitoraggio dell'area in cui occorse l'incidente e quali siano le iniziative ancora in atto per arrivare al completo recupero dei fusti tossici onde escludere definitivamente qualsiasi rischio per la salute dei cittadini e dell'ambiente e in quale modo si intenda assicurare alle autorità competenti, viste anche le possibili difficoltà tecniche causate dalle grandi profondità, le risorse necessarie per recuperare i fusti tossici così come avvenuto in altre situazioni sospette;
se e in quale modo la compagnia Grimaldi Lines sia stata chiamata a concorrere al recupero dei fusti e a sostenere i relativi costi;
se intendano urgentemente informare i cittadini su quali siano realmente le sostanze solide inorganiche autoriscaldanti disperse in mare;
se intendano chiarire se sia stata accertata la dinamica e le responsabilità dell'incidente e determinare l'impatto di questo ennesimo inquinamento marino in modo da impedire che esso si ripeta in un'area importante che il Parco nazionale dell'arcipelago toscano e il Santuario Pelagos proteggono. (4-02915)