Signor David, ho letto con particolare piacere ed interesse il suo preciso reportage sulla situazione attuale della spiaggia di San Giovanni http://www.elbareport.it/scienza-ambiente/item/7952-le-spiagge-quando-non-ci-sono-turisti. La ringrazio per aver posto l’attenzione al luogo dove vivo e dove sono nata e siccome da anni noi nativi sangiovannini lamentiamo le medesime cose da Lei segnalate, mi permetto di fare a beneficio di chi legge una sorta di cronistoria riguardante il fazzoletto di terra che ci interessa.
Tornando indietro sinché la memoria me lo permette, in quello che adesso viene chiamato il Piazzale del Chicchero, anche se il servizio del piccolo traghetto purtroppo non viene più effettuato, a seguito della disastrosa alluvione del Polesine, una famiglia di emigranti di quella zona approdò sul nostro scoglio e le istituzioni non trovarono niente di meglio che costruire sul piazzale una sorta di casetta di legno ed alloggiarvi gli alluvionati, sino a che nel 1962 trovarono una più dignitosa sistemazione. Fortunatamente in quell’epoca le alluvioni elbane erano meno frequenti di ora ed in quegli anni nulla accadde poiché la zona da sempre, o meglio da dopo la chiusura delle saline è sempre stata considerata “alluvionale” prima ed “esondabile” dopo. Le casette di legno vennero in seguito utilizzate e manutentate dai ragazzi come luogo di incontro, ascoltavano musica, si festeggiavano i compleanni, nascevano i primi amori.
Poi all’Elba si cominciò ad attivare l’industria del turismo ed anche a San Giovanni qualcuno vi pose l’occhio speculativo e iniziò in quella zona che allora veniva da tutti chiamata “le saline” proprio in memoria della passata attività e di cui restano ancora ben visibili pezzi di muretti che magari andrebbero con pochi soldi restaurati e valorizzati, la costruzione di quattro villette con un lungo muro, costruzione fortunatamente interrotta e poi abbattuta.
Se la memoria non mi inganna nei primi anni 60 fu posizionata la diga frangiflutti, decisione presa per difendere l’abitato dalle frequenti e potenti mareggiate invernali che portavano l’acqua e le pietre della spiaggia sulla strada, impedendo il transito pedonale – le auto erano talmente rare che quasi non venivano prese in considerazione-.
Intanto nel 1963 il dott. Somigli ebbe la intelligente idea di impiantare le Terme, e gli amministratori invece di cogliere l’occasione e trasformare la zona per un turismo eco-naturalistico magari collegata alla Villa romana delle Grotte, iniziarono ad utilizzare quel terreno come discarica di materiali inerti provenienti dai vari lavori, materiali che man mano venivano portati via ma che molti privati utilizzavano per mollarvi di tutto, tant’è che la zona da “saline” per tutti divenne “la discarica”. La cosa nonostante le nostre proteste è andata avanti per anni, poi si è interrotta fortunatamente, per poi ricomparire a seguito dell’alluvione del 2002 quando quel terreno fu utilizzato per depositarvi dissero “momentaneamente” il materiale degli escavi dei fossi intasati da ogni ben di Dio. Ad oggi non mi risulta che alcuno abbia fatto rimuovere i suddetti materiali inquinanti, e sono stati coperti da altro materiale inerte. Questo ha portato ad un innalzamento consistente del livello del terreno rispetto a quello per esempio ove si trova l’asiloTonietti, e quindi non ci resta che pregare che piova sempre poco altrimenti rischiamo la vita di quei piccini, visto che i fossi non vengono puliti da anni.
E’ stato utilizzato quello spazio per depositarvi le barche abbandonate in attesa di essere adeguatamente smaltite, anche in quel caso non si capisce perché per l’ignoranza, l’inciviltà e il menefreghismo di alcuni, poi le spese per quello smaltimento pesi sulle tasche di tutti anche di chi niente ha a che fare con ciò. Intanto all’interno delle barche venivano gettati i sacchetti dei rifiuti dei camperisti che vi trascorrono la notte, dei pescatori che nell’attesa che il pesce abbocchi abbandonano lattine, cicche e cartoni di pizza, e poi c’è stato tutta l’estate un lettino da campeggio per bambini, un tavolino di plastica eccetera eccetera. Tutte cose che non piovono dal cielo ma che noi esseri umani abbandoniamo a chissà quale destino nel più completo disinteresse. Qualcuno è arrivato anche a scaricarci lastre di eternit.
Quando è stata fatta la rete fognaria, lì sono state collocate le pompe di sollevamento che si bloccano spesso, che emanano un odore nauseabondo, e con un troppo pieno che finisce in mare senza alcun filtro di depurazione, in un fosso dove fino a qualche anno fa si potevano trovare girini e rospi, adesso lattine e copertoni.
La strada lungomare si allaga dopo un paio d’ore di pioggia, il marciapiede viene spazzato dagli abitanti, il manto stradale viene stuprato da frequentissime perdite d’acqua dell’acquedotto ed inoltre gli ultimi metri di strada non sono mai stati asfaltati, e mi permetto a questo punto di lanciare un’idea agli amministratori: perché non lastricare in granito questa strada, sarebbe un gioiello.
Chiunque arrivi a San Giovanni, ormai per puro caso, visto che è sparito anche il cartello stradale al bivio con la provinciale, resta impressionato dalla bellezza del panorama, ma il commento è unanime:” peccato sia tenuto così “, e io qualche volta mi vergogno e altre volte punto il dito contro chi ci lascia COSI’, in questo degrado decennale e anche un po’ stupido perché ci sono cose che si possono fare con pochissimi soldi, basta avere la voglia di farle, e non c’è bisogno di aspettare l’intervento del cosiddetto Privato Salvatore.
Questo mi permette anche di riformulare per l’ennesima volta in trent’anni la proposta fatta dal Comitato San Giovanni, di togliere nel periodo estivo le auto dal lungomare e fare un parcheggio decente nel piazzale. Mi preme ricordare che il comitato aveva anche proposto di farsi carico delle spese per la copertura dei posti auto divisi in residenti e non residenti. Ad onor del vero qualcosa fu fatto, per esempio furono posizionati dei lampioni, ma poi tutto si è interrotto. In compenso però hanno fatto capolino il progetto per l’elisoccorso, che con la scusa del soccorso però vedeva la costruzione di villette a due piani e deposito carburante, e negli ultimi anni il progetto del porto turistico con annessa diga alta due metri e mezzo sul livello del mare che però con una “passeggiata botanica” che il mondo ci avrebbe invidiato!
Attendiamo sempre la realizzazione dei giardini pubblici promessi dall’amministrazione Peria, e la pista ciclabile, e la ristrutturazione con messa in sicurezza del piccolo ponte sul fosso del Melo che permette il passaggio a piedi in caso di pioggia, la cui ringhiera rugginosa fu giustamente tolta forse 25/30 anni fa, ma mai più rimessa. Anche in questo caso il Comitato si propose di provvedervi, ma la risposta fu negativa, poiché era previsto il totale rifacimento del ponte che però non è mai stato fatto.
Adesso concludo questo mio lungo storico sfogo, e sicuramente poiché è iniziata la campagna elettorale per le prossime elezioni vedremo e sentiremo anche a San Giovanni e su San Giovanni idee e progetti magari di rinnovamento, che ora va tanto di moda, ma le mode passano e i problemi restano si incancreniscono, e noi siamo stanchi delle parole.
Continueremo a spazzare la strada, a pulire la spiaggia, a spalare gli sfoci a mare dei fossi, e se ci dassero l’opportunità ci puliremo anche i fossi a lato delle strade comunali –vedi Via Damiani e Via madonna del Soccorso- ma soprattutto a pagare le tasse nonostante tutto e tutti i ladrocinii italiani di cui ogni giorno sentiamo parlare.
Signor David, la ringrazio molto per quello che sta facendo, ed insieme a me la dovrebbero ringraziare tutti gli elbani, ma soprattutto tutti gli amministratori.
Maristella Giulianetti
Foto Roberto Borra