Il 22 marzo è la giornata mondiale dell’acqua e per celebrarla diverse organizzazioni internazionali, università e centri di ricerca stanno presentando rapporti e dossier sullo spreco ed il cattivo uso e riuso di una risorsa sempre più scarsa e preziosa. Tra questi c’è il Grid-Arendal, un prestigiosissimo centro studi con sedi in Norvegia e Canada, che ha riproposto, per conto dell’United Nations Environment Programme (Unep) e Mediterranean Action Plan (Map - Piano d'azione per il Mediterraneo), il rapporto “State of the Mediterranean marine and coastal environment” (Stato dell’ambiente marino e costiero del Mediterraneo). Sfogliando questa imponente opera 96 pagine, ricca di dati, mappe e grafici, nella seconda parte del rapporto “Pressione umana, stato ed impatti sugli ecosistemi mediterranei”, capitolo Pollution (Inquinamento) a Pagina 45, si legge: «Il 63% degli insediamenti umani costieri che contano più di 2.000 abitanti dispongono di un impianto di trattamento delle acque reflue, mentre il 37% ne è privo. Se la maggioranza degli impianti di trattamento utilizzano un trattamento secondario (67%), il 18% dispone degli impianti dispongono solo di un trattamento primario (PNUE/PAM/MED POL ed OMS 2010). Gli impianti di trattamento non si ripartiscono uniformemente nella regione mediterranea e sono assenti in numerose città della costa sud del bacino occidentale, delle coste siciliane, della costa orientale dell’Adriatico, del Mar Egeo e del nord-est del bacino orientale».
Infatti, la mappa che illustra questo paragrafo a pagina 41 segnala con dei vistosi punti rossi i siti privi di depuratori: molti lungo la costa africana ed asiatica del Mediterraneo, 4 sia in Grecia che in Albania, 3 in Spagna, mentre in Sicilia ce ne sono ben 5 e in Calabria 2. Nel Mediterraneo settentrionale ci sono solo due punti rossi: uno in Francia e l’altro in Italia, e quel punto è all’isola d’Elba.
Sappiamo bene, come confermano ogni anno purtroppo i dati di Goletta Verde e il rapporto pubblicato su La Nuova Ecologia “Scarichi Fuorilegge” che nessuna Regione italiana è esente dalla mala-depurazione e che il 25% degli italiani smaltisce i propri reflui attraverso impianti inadeguati ed in barba alla sanzioni Ue, ma il rapporto Onu (dati al 2012) è l’autorevole conferma di quanto Legambiente va dicendo da anni sulla carenza depurativa all’Elba, che secondo lo stesso Aato è del 40%, e dove un Comune, Marciana Marina, è privo di depuratore pubblico. Il rapporto Unep/Map rappresenta l’ennesimo ed autorevolissimo monito ai nostri amministratori a lavorare per riuscire a togliere finalmente quel punto rosso da una mappa che non fa certo onore ad un’isola splendida che vive di turismo ma che troppe volte, invece che investire sulla qualità dell’ambiente e della vita di turisti e residenti, spreca i soldi in iniziative ed infrastrutture non necessarie o dannose.
Visto che il rapporto è rivolto in primo luogo ai decisori politici, lo diciamo soprattutto ai Sindaci in carica ed ai candidati e ricandidati alle prossime elezioni per il rinnovo di 5 consigli comunali all’Elba, che invitiamo a non ignorare o sottovalutare il rapporto del Piano d'azione per il Mediterraneo, istituito nel 1975 come quadro giuridico e istituzionale coerente per la cooperazione attraverso il quale tutti i paesi del Mediterraneo hanno deciso di affrontare insieme le sfide comuni del degrado ambientale e della gestione sostenibile delle risorse e dello sviluppo. Al Map hanno fatto seguito la Convenzione per la protezione dell'ambiente marino e del litorale del Mediterraneo (Convenzione di Barcellona) e 7 protocolli per affrontare questioni rilevanti per la conservazione e l'uso sostenibile delle risorse marine e costiere, così come per molte politiche e le misure volte a migliorarne la gestione, tra queste assume particolare importanza la depurazione delle acque. La Convenzione di Barcellona prevede il quadro per la definizione di standard ambientali e obiettivi che vengono concordati da tutte le parti contraenti (Pesi del Mediterraneo ed Unione europea), nonché per la condivisione di informazioni importanti per la gestione.
Come spiega Grid-Arendal, i principali obiettivi della Convenzione di Barcellona sono: «Valutare e controllare l'inquinamento marino, garantire la gestione sostenibile delle risorse naturali costiere marine, integrare l'ambiente nello sviluppo sociale ed economico, proteggere l'ambiente marino e le zone costiere attraverso la prevenzione e la riduzione dell'inquinamento e, per quanto possibile, eliminare l'inquinamento, sia terrestre o marittimo, tutelare il patrimonio naturale e culturale, rafforzare la solidarietà tra gli Stati costieri del Mediterraneo, contribuire al miglioramento della qualità della vita». Ci pare un ottimo programma anche per l’Elba e si potrebbe cominciare ad applicarlo davvero partendo da una cosa fondamentale: la depurazione delle acque, per togliere quell’inaccettabile pallino rosso dalla mappa della Toscana.
Per leggere l’intero rapporto Unep/Map (in inglese e francese):