Da Greereport riportiamo due articoli rispettivamente stesi dall'Architetto Mauro Parigi, Dirigente in servizio presso il comune di Portoferraio che tratta la nuova normativa urbanistica regionale, con punte di polemica verso il Parco, e da Umberto Mazzantini, responsabile isole minori di Legambiente, che gli risponde formulando una dura critica ai comuni (assenti all'ultimo workshop sulle specie aliene) tornando con una stilettata sul "caso" di Punta Penisola :
Non ce ne vogliano i diretti interessati, ma alcune notazioni sembrano indispensabili. Non si tratta di critiche ma di spunti per la riflessione. Certamente la proposta di modifica della legge 1 introduce innovazioni interessanti, ma forse sarebbe più utile discuterne nel merito invece che affidare a sintesi giornalistiche alcune soluzioni.
Infatti, non appare una semplificazione imporre per legge che tra avvio del procedimento e adozione di un piano urbanistico comunale debbano correre non più di 2 anni (fermo restando che non sembra poi cosa accada in caso di sforamento dei termini).
Errori di questo genere, peraltro, furono compiuti dalla stessa Regione in merito alla predisposizione del PIT sia in vigenza della legge 5/95 che della legge 1/2005 e qualcuno non mancò di rilevare che la prima inadempienza era proprio del legislatore. La semplificazione sembra insomma un’altra cosa, per esempio, potrebbe concretizzarsi se il PIT fosse più specifico e dettagliato, se i PTC (sempre che continuino ad esistere a fronte di un ente di secondo grado e dal futuro incerto) non fossero, come ampiamente sperimentato, narrazioni, ovvero una cosa diversa da un piano urbanistico. Tutto ciò senza contare che molti comuni ormai sono allo stremo per quanto riguarda la dotazione di personale e di strumenti (a tal proposito si potrebbe ben ricordare che fallimento è stato la costruzione dei SIT a partire dal 1999 imperniati sulle province e assunti dai comuni come strumento di esercizio di un potere di controllo da parte delle province su i comuni medesimi, tanto che oggi si può concludere che nella maggioranza dei casi si è gettato al vento molte risorse con risultati scarsi o nulli).
Analogamente, in merito ai parchi, se i numeri sono quelli indicati su Repubblica (80% spese di personale, 20% per il resto), se a S.Rossore rimangono grandi edifici vuoti, inutilizzati, che si degradano, qualche domanda ce la dovremo porre. Se i parchi continuano ad essere percepiti da molti come un laccio invece che una opportunità, degli interrogativi sono legittimi.
E porsi delle domande non deve essere assunto come critica, ma come un legittimo riflettere sul che fare di un patrimonio pubblico che, comunque sia, si ha il dovere di rendere redditivo.
Si capisce bene che in un contesto ove è venuto meno il ruolo delle forze politiche, che prima su questo interrogavano e si interrogavano e chiedevano soluzioni o le proponevano, le cose sono più difficili, ma sarebbe bene che invece di esprimere una posizione o quasi accusare qualcuno di lesa maestà, si provasse insieme, cioè con lo sforzo collettivo di chi ci sta e per iniziativa di chi per obbligo di carica e di legge deve governare, ci si confrontasse. Ovviamente senza negare spazio ad altri, che se ci sono, ben vengano avanti.
Se ci lamentiamo dell’antipolitica, ma forse sarebbe meglio dire dell’abbandono della politica da parte di ampia parte della società (e questo si è un problema, il problema) insomma, sarebbe bene creare spazi per fare politica senza volerci mettere preventivamente il cappello sopra
Mauro Parigi
Non se la prenda Mauro Parigi, a capo dell’Ufficio tecnico del Comune di Portoferraio (LI), ma quella battuta sui Parchi è davvero fuori contesto nella discussione sulla nuova legge urbanistica della Toscana, visto anche che la vecchia legge (o meglio qualche sua interpretazione fatta anche dal Comune di Portoferraio) tentava di forzare i vincoli dei Piani dei Parchi (si veda la vicenda di Punta Penisola in zona B proprio a Portoferraio…). La visione di Parigi sconta quella di molti tecnici che vedono nei Parchi esclusivamente l’aspetto “urbanistico”, per poi negarne ogni competenza in materia.
Ai tecnici ed agli amministratori comunali per capire di cosa davvero si interessa un Parco e cosa tutela quindi avrebbe fatto bene, invece di disertarlo in massa, salve rarissime ed encomiabili eccezioni, partecipare all’interessantissimo workshop internazionale “Le specie aliene invasive, una grave minaccia per i sistemi insulari: esperienze di gestione a confronto”, in corso a Portoferraio, e al quale intervengono i più grandi esperti di specie aliene del mondo che vanno dagli americani, australiani e canadesi di Island Conservation ai ricercatori di università ed enti scientifici di tutta Europa, fino alle fortunatamente molte eccellenze italiane in questo campo.
Sarebbe stata una cosa molto istruttiva, visto che questa rete di scienziati e esperti internazionali, dopo aver presentato le campagne di eradicazione e mitigazione delle specie invasive e di recupero delle specie rare, i gioielli delle isole, ha incentrato la discussione sull’eccezionale lavoro fatto a Montecristo per l’eradicazione dell’ailanto e soprattutto del ratto nero, che ha portato da zero a 1.500 involi di berte in soli due anni. Mentre si continua a parlare del personale dei parchi non ci si rende conto che anche parte di quel personale ha reso possibile un “miracolo” riconosciuto a livello internazionale, una rinascita dell’ambiente a Montecristo (comune di Portoferraio) facendone la più grande isola del Mediterraneo “fraee-rat” e che è stato praticamente eradicato l’ailanto da Montecristo e Pianosa (Comune di Campo nell’Elba) ed i ratti da isolotti ed isole, territori dimenticati di comuni dell’Arcipelago Toscano, che traducono tutto in m2 costruibili.
E’ un peccato che quella sala affollata di studiosi di tutto il mondo e di gente curiosa ed affascinata nel vedere i risultati tangibili della scienza al lavoro, dell’operato di una coalizione di forze che va dall’Unione europea al Corpo forestale, dall’Ispra ai ricercatori ed alle università toscane ed italiane, sia stata disertata dai politici, dagli amministratori e da tecnici elbani, anche da praticamente tutti quei Consiglieri comunali che portarono l’”avvelenamento” di Montecristo in Consiglio comunale a Portoferraio e fino in Parlamento e sui giornali nazionali e locali, sull’onda di un’iniziativa anti-scientifica di quel che rimaneva del folkloristico movimento anti-parco e di un malinteso animalismo che, in nome di una singolare e presunta “etica”, voleva salvare i ratti neri introdotti sciaguratamente dall’uomo e condannare all’estinzione le berte che hanno da sempre sull’isola uno dei loro rifugi mondiali, visto che a Montecristo nidifica tra il 3 e il 10% di questa specie.
Se non si capisce che i Parchi servono a salvare bellezza e ricchezza, la trama stessa della splendente rete della vita che poi è la base dell’economia e della sopravvivenza dell’uomo, poi è normale che il discorso sui Parchi scada con una battuta su quanto personale hanno (fra l’altro sono sotto-organico praticamente ovunque) e sui lacciuoli di un ambientalismo “burocratico” che non farebbero mettere in atto le “illuminate” politiche urbanistiche che abbiamo visto all’opera in questi anni con le vecchie leggi toscane declinate all’isolana e che, se non ci fosse stata Legambiente con le sue osservazioni, avrebbero scaricato sull’Elba 3 milioni di m3 di nuovo cemento.
Ora, vista la crisi ed i cartelli vendesi ed affittasi che pullulano all’Elba, forse le berte di Montecristo potrebbero nidificare nelle nuove scogliere vista-mare di cemento armato, ma c’è da star sicuri che alla visione del primo ratto i Consiglieri comunali portoferraiesi chiederebbero l’eradicazione e solertemente si procederebbe.
Umberto Mazzantini, responsabile isole minori di Legambiente