Il tempo come sempre affievolisce l'ondata emotiva susseguente ai disastri di ogni natura in cui l'uomo comunque ha qualche responsabilità, ma la legge invece deve essere applicata e questo vale ovviamente anche per il Decreto anti-inchini come giustamente chiede Legambiente.
«Non ha senso ridurre le distanze di transito delle aree marine protette in un'area dove in pochissimo tempo abbiamo avuto il disastro della Concordia, l'inabissamento di bidoni tossici a largo della Gorgona, il ritrovamento di contenitori con acido cloridico nelle acque di Montecristo e il naufragio della Mersa nell'Isola d'Elba - ha dichiarato Angelo Gentili, della segreteria nazionale di Legambiente - È invece fondamentale applicare il decreto anti-inchini, integrarlo con norme ancora più severe e arrivare in tempi brevissimi a un sistema di controllo e monitoraggio Vts che permetta alle capitanerie di porto e agli organismi preposti di intervenire in modo efficace per prevenire qualsiasi danno a uno dei principali patrimoni che abbiamo: il nostro mare».
In effetti il mare toscano è stato al centro di una serie di incidenti che hanno evidenziato la necessità di acuire i controlli sulla navigazione per evitare conseguenze gravi sull'ecosistema marino e, al tempo stesso, garantire uno sviluppo corretto e sostenibile del settore turistico. «La Toscana deve fare tesoro di questa serie di vicende negative che mettono in evidenza la fragilità sia delle norme che della capacità di effettuare verifiche e monitoraggi in un ecosistema così delicato e sensibile come quello marino - ha aggiunto Gentili - In un'area dov'è presente il Parco dell'Arcipelago Toscano e il Santuario dei cetacei, chiediamo quindi che non si debba assistere impotenti a una serie d'incidenti senza poter intervenire ma, al contrario, si adotti una strategia efficace di tutela sia nei confronti dell'ambiente marino sia per lo sviluppo di un turismo sostenibile in chiave ambientale e che mantenga e moltiplichi economie e posti di lavoro».
L'associazione ambientalista chiede che vengano recuperati al più presto i fusti contenenti sostanze tossiche inabissati nelle acque della Gorgona (dopo sei mesi dall'incidente sono stati recuperati solo 6 fusti su 198) e che le operazioni di messa in sicurezza e recupero del relitto della Concordia non abbiano impatti gravi dal punto di vista ambientale nelle acque del Giglio.