Domenica 1 Giugno presso la sala della Gran Guardia di Portoferraio è stata presentata la nuova personale della pittrice elbana Belinda Biancotti. Grazie alla straordinaria disponibilità e collaborazione dei Vivai Campani e dell’Azienda Cecilia l’evento, oltre all’arte, ha coinvolto due altrettanto importanti ricchezze del territorio: la meravigliosa flora e l’ottimo vino.
Inutile ormai dilungarsi troppo sulla formazione della Biancotti o sugli aspetti tecnici riguardanti le sue opere. Colori ad olio, griglie e disegni preparatori, pittura en plein air, sono solo una piccola e marginale parte di quello che si nasconde dietro il suo lavoro. Ciò che vale la pena far emergere sono le sensazioni e le tematiche nate dalle conversazioni avute con l’artista riguardo il suo rapporto con la pittura e il mondo che la circonda e le appartiene. Di ventitré lavori presenti in mostra, sette non sono mai apparsi in pubblico: si tratta di quattro figure umane, due nature morte e un paesaggio. Generi, dunque, notevolmente diversi ma che svelano la natura poliedrica della pittrice, mitigata da uno stile ormai fortemente riconoscibile e da obiettivi precisi e portati avanti con grande determinazione. Prendendo in considerazione due autoritratti quali “Apnea”, vincitore del Premio Elba Arte Donna 2014, e “Bird”, si nota subito come Belinda voglia mettere a nudo le sue sensazioni, la sua personalità, le sue contraddizioni. Riguardo il primo afferma: “L’acqua è una dimensione in cui non ho dolori, pensieri, in cui mi sento libera…”. In “Bird”, invece, si presenta accovacciata, con il volto coperto da una maschera, come spaventata: questo stato rappresenta ciò a cui la vita talvolta ci porta, ovvero ad indossare una maschera e a privarci della nostra personalità costringendoci a dimenticare chi realmente siamo. La riflessione che scaturisce dall’osservazione di questi dipinti conduce alla speranza di riuscire a far emergere la parte libera, spensierata e genuina di noi stessi, anziché soffocarla e reprimerla con la conseguenza di sentirci imprigionati in una dimensione che non ci appartiene.
Temi simili vengono affrontati nelle nature morte come “Vanitas” e “Memento”. Elementi intrappolati, si contrappongono ad altri liberi e ai quali è concesso di vivere. Un aspetto interessante per quanto riguarda quest’ultimo genere pittorico è la presenza costante dei libri, oggetti cari alla pittrice poiché, come lei stessa afferma: “è lo spirito di ricerca che ci salva e ciò che ripeto sempre a mio figlio è: sii una spugna e assimila tutti i messaggi che ti vengono suggeriti da ciò che ti circonda”.
Il paesaggio “Orizzonti”, caratterizzato dalla delicata presenza di una bimba di spalle che scruta il mare, rappresenta un consiglio sussurrato delicatamente alle nuove generazioni: la ricerca di un futuro ricco di esperienze e soddisfazioni, rappresentato dalla barchetta di carta poggiata a sinistra della figura.
Da segnalare, in qualità di omaggio al territorio e alla sua storia, tre copie di dipinti di Pietro Senno, presenti presso la Pinacoteca Foresiana di Portoferraio e ottimi esempi dell’abilità tecnica e del grande spirito di ricerca dell’artista.
Ancora una volta, dunque, attraverso un percorso artistico che si arricchisce di anno in anno, Belinda Biancotti racconta di sé e del suo essere pittrice, elbana, madre, bambina, in un’unica parola, donna.
Alice Betti