La rada ha inizio all’altezza del piccolo golfo di Bagnaia e del Forte Stella, che chiude a nord-est l’imponente sistema fortificato della Cosmopoli fondata dai Medici nel 1548 (uno dei migliori porti militari del Mediterraneo). Al di sotto la rada si amplia, a formare un bacino piuttosto accogliente. Il litorale è, generalmente, basso e sabbioso, con l’eccezione di alcuni piccoli promontori rocciosi, fra i quali quello delle Grotte, sul quale sorge la villa romana, e quello a suo tempo noto come “Collina del Lazzeretto” o “Punta delle Saline”, un tempo in posizione dominante rispetto alle grandi Saline, oggi inglobata nell’abitato.
Dal punto di vista della portualità la rada offre opportunità straordinarie, fornendo riparo rispetto a tutti i prevalenti venti settentrionali ed essendo esposta al solo vento di scirocco. Il promontorio delle Grotte e una ridotta parte della costa adiacente sono risparmiate dalle raffiche di questo vento.
L’amico e collega Alessandro Correnti, della Scuola Normale Superiore di Pisa, ha studiato con attenzione le antiche fonti letterarie relative a Portoferraio e alle sue adiacenze e ne ha tratto indicazioni di straordinario interesse. Il Porto Argòo (letteralmente: splendente) che compare nella narrazione dei viaggi degli Argonauti guidati dall’eroe Giasone (le Argonautiche di Apollonio Rodio), da identificare con la rada di Portoferraio, doveva avere una storia lunghissima.
Nell’opera dello storico siciliano Timeo il Porto Argòoo è definito “bellissimo”. Detto che agli antichi piaceva, dunque, e molto, il carattere portuale di Portoferraio, ci dobbiamo chiedere perché lo definissero “argòos”, ovvero bianco-lucente, visto che, fra l’altro, la maggior parte delle rocce che contornano Portoferraio sono scure. In realtà, proprio nella parte più rientrante della rada di Portoferraio si trova una modesta altura, nota come Collina del Lazzeretto o come Punta delle Saline, sopra la quale venne costruito, in età moderna il Forte detto di Saint Cloud. Questo promontorio separava la rada vera e propria dalla profonda insenatura in cui sorgeva la salina di San Rocco (l’area, oggi bonificata, è quella in cui si trovano la Coop, la Bricchetteria e arrivava fino alla attuale via Manganaro).
La collina del Lazzeretto era ed è bianca perché composta da una roccia chiamata dai geologi “aplite tormalinifera”, la stessa, bianchissima con inclusi neri, che compone la costa che va dalle Ghiaie fino a Sansone e che ha in Capo Bianco l’elemento di maggiore spicco visivo. Mitografi e storici greci avevano puntualmente registrato questa anomalia geologica: gli inclusi neri visibili nella aplite erano poeticamente spiegati con gli schizzi di sudore emanati dagli eroi nel corso delle gare atletiche da loro svolte a Porto Argoo, verosimilmente, dice Licofrone, per onorare un santuario eretto a Eracle. Ma c’è di più. Nel ‘700 il Capo Bianco della Padulella era chiamato "capo bianco di fuora", quasi a dare per scontato che ci fosse un “capo bianco di dentro"; quest’ultimo doveva essere la collina del Lazzeretto, o Punta delle Saline (anche perché altri candidati non ve ne sono).
Questo luogo, oggi in parte nascosto da brutti cartelloni pubblicitari, è uno dei cuori della rada di Portoferraio. Esso è costretto fra il fatiscente Palazzo Coppedè, l’edificio noto come “Chromofilm” e il grande capannone Enel, architettonicamente assai pregevole, ultimo resto della archeologia industriale di Portoferraio e dei suoi ormai dimenticati altiforni. Tutte cose che meriterebbero di essere salvate, recuperate urbanisticamente e destinate a funzioni, attività e usi degni di questo nome.
Sopra alla Collina del Lazzeretto sono stati trovati frammenti di vasi di epoca protostorica, forse dell’età del Rame, la traccia della frequentazione più antica finora registrata nella rada. Viene da chiedersi se non si debba veramente identificare nella collina del Lazzeretto la possibile sede di un culto di Eracle, come già gli scrittori antichi indirettamente suggerivano. A conforto di questa congettura sono i confronti con altre realtà come Pompei (le salinae herculeae). Eracle/Ercole e il sale sono usualmente connessi con le pratiche della pastorizia e dell’allevamento transumante. Nel nostro caso, tuttavia, potremmo anche sfondare le tradizionali barriere cronologiche e andare ancora più a fondo, chiedendoci se il sale non venisse prodotto, prima che a Cosmopoli-Portoferraio in età moderna, a Porto Argòo, in tempi lontanissimi. L’attuale Museo Archeologico di Portoferraio è ospitato presso La Linguella, come si sa. Quegli edifici vennero costruiti agli inizi del XVI secolo per la conservazione del sale prodotto localmente. In seguito essi divennero i magazzini della tonnara (situata nel mezzo della rada) e, partire dal ‘700, carcere (fino ai primi del ‘900). In realtà, dobbiamo ammettere di sapere molto poco della tonnara di Portoferraio, a partire dal problema delle sue origini, che potrebbero risalire a prima della fine del Medioevo. E’ tuttavia assai probabile che quel sale, oltre che per il formaggio, venisse utilizzato per la conservazione del pesce (tonnina?).
Fin qui la Collina del Lazzeretto. Come si vede, la rada di Portoferraio si presenta come un posto straordinariamente interessante e tutt’altro che scontato; e non abbiamo parlato della Linguella, di San Giovanni, delle Grotte, del grande insediamento metallurgico di Magazzini e ancora e ancora. Ne parleremo.
Per ora, chi desidera saperne di più, può consultare la rubrica “Oltre il giardino”, curata da Cecilia Pacini sulla pagina web di Italia Nostra Elba e Giglio (http://www.giglioelbaitalianostra.it).
Franco Cambi (per conto di “Aithale” e “Archeo Color Aps”)