La Triennale di Roma, dedicata ampiamente alle arti visive del contemporaneo, a differenza della Biennale di Venezia, si articola in tre fasi.“L'impulso da cui prende il via è quello di una possibile rinascita incentrata sul tema delle complessità del presente intrecciato con il senso inevitabile dell'effimero.”
Il suo direttore, Daniele Radini Tedeschi, intende disinteressarsi alla moda e al mercato.
Non desidera lanciare un'avanguardia, ma registrare una nuova estetica, un'arte che, dopo gli sconquassamenti novecenteschi e i vari ritorni all'ordine, viva il suo ingorgo con le vigenti estetiche “in tilt”... il percorso artistico che va dal 2000 ad oggi. Un decennio dominato dall'assenza del gusto, che ha provocato singolari mutazioni; una cristallizzazione tra livelli diversi e la contaminazione tra stili e generi differenti, impensabili in tutto il secolo precedente.
Italo Bolano si trova a esporre nell'ultima fase, curata da Philippe Daverio, che la inaugurerà il 21 di novembre.
La mostra sarà aperta con una conferenza. Last Paradise è il titolo di questa mostra in cui è protagonista l'uomo, colto nella sua solitudine esistenziale.
In mostra anche opere di Mark Kostabi, Dennis Oppenheim, Arman, Giuseppe Capogrossi, Mario Schifano, Mimmo Paladino, Ennio Calabria, Wright Grimani ed altri grandi protagonisti.
L'opera di Bolano, che ha colpito particolarmente, è ispirata al suo amico Poeta Mario Luzi e si intitola “Guizzò una luce d'angelo sotto la volta che non c'era”.
Anche questa volta l'Elba sarà presente ad un grande evento internazionale grazie ad un nostro concittadino.
Sinceri auguri a Italo.
(Nelle immagini: Philippe Daverio e l'emblema della triennale)