Alla sua seconda proiezione nella piazza di Marciana Marina, domenica 22 luglio, il film documentario “IL VOLTO DELLA MEDUSA” ha avuto un bel successo. Il lavoro della regista Donata Gallo era stato presentato a novembre scorso in anteprima nazionale al Festival Internazionale del Cinema di Roma nella sezione “Off-Doc documentari indipendenti e di ricerca”.
Grazie al Comune di Portoferraio a Maggio e a quello di Marciana Marina, è stato possibile vedere il documentario anche all’Isola d’Elba dove sono state girate le scene. La prossima proiezione sarà a Porto Azzurro il 24 agosto.
Il documentario è stato girato all’interno dell’Istituto penitenziario di Porto Azzurro e la proiezione ha suscitato interesse e interrogativi nel pubblico che ha potuto vedere senza filtri né retorica scene di quotidiano dentro il carcere. Nessun attore, nessuna finzione. Si entra direttamente nel vivo assistendo a paure, lamentele, gioie, difficoltà, ansie così come sono.
Dal dibattito, dopo la proiezione, sono emerse le difficili condizioni del carcere di Porto Azzurro, comuni alla gran parte delle carceri italiane. Un tema tristemente di attualità, in questo caso affrontato da un’angolazione molto diversa e raccontato dagli agenti della polizia
penitenziaria.
Ospite d’eccezione il produttore del documentario Carlo degli Esposti, (fondatore della prestigiosa società di produzioni cinematografiche Palomar), la regista vicentina Donata Gallo, il Sindaco di Marciana Marina Ciumei a quello di Porto Azzurro Simoni. Per l’Amministrazione penitenziaria erano presenti il Commissario della Polizia Penitenziaria Vincenzo Pennetti e la responsabile dell’area educativa del carcere Giuseppina Canu.
Questi ultimi hanno sottolineato le grosse difficoltà a gestire un carcere per l’aumento dei detenuti a fronte di tagli alle risorse. Il recupero del detenuto è diventando un optional, per la insufficienza del personale di vigilanza, degli educatori e degli psicologi “Ormai il carcere è diventato solo un contenitore”- afferma il Commissario Pennetti. Giuseppina Canu ha raccontato la sua esperienza di educatrice spiegando come, per il detenuto, lavorare in carcere sia una sorta di premio che frena quella regressione negativa che spesso la reclusione alimenta. “L’obiettivo di un educatore non è creare buoni detenuti ma buoni cittadini” ricorda Giuseppina Canu che ha voluto ringraziare pubblicamente l’Associazione Dialogo dell’ Elba, la San Vincenzo De Paoli di Piombino e la Caritas, che con il loro volontariato, supportano gli educatori nella difficile opera di equilibrismo tra la necessità di recludere un soggetto che ha sbagliato per punirlo e la difficoltà a raggiungere risultati di reinserimento nella società proprio per colpa degli effetti psicologici della reclusione.
Alla fine un messaggio, quasi un appello, è emerso dalla serata: la sinergia tra carcere e amministrazioni locali potrebbe migliorare la condizione carceraria. L’utilizzo della manodopera dei detenuti permetterebbe al carcere di avere ossigeno per far lavorare i detenuti meritevoli aiutandoli nel loro recupero finalizzato al reintegro nella società. Con il vantaggio per le Amministrazioni di una riduzione delle spese di manodopera per lavori necessari alla comunità, in un periodo di tagli feroci sulla spesa pubblica.
Aurora Ciardelli