L’ubicazione della piccola chiesa è stata definita il 6 agosto da una squadra di ricercatori diretta da Silvestre Ferruzzi
ISOLA DI MONTECRISTO. L’ubicazione della piccola chiesa dedicata a Santa Maria, sull’isola di Montecristo, è stata definita lo scorso 6 agosto da una squadra di ricercatori diretta dall’architetto Silvestre Ferruzzi e composta da Gloria Peria (coordinatrice degli Archivi Storici elbani), Bernadette Pintacuda (docente di Storia dell’arte), Luca Giusti (guida ambientale), Costanza Ferruzzi (fotografa naturalistica) e Maurizio Balestrini (agronomo), insieme alla collaborazione di Umberto Segnini (guida ambientale del PNAT). La ricerca è iniziata dall’osservazione di una dettagliata cartografia di Montecristo rilevata nell’estate 1902 dai tecnici dell’Istituto Geografico Militare e recentemente individuata da Giorgio Giusti, delegato alla Cultura del Comune di Campo nell’Elba; in essa si legge «Cappella Santa Maria (rovine)». Nell’agosto del 1852 lo storico elbano Vincenzo Mellini Ponçe de Léon, durante una sua visita all’isola di Montecristo, scrisse che «…altri avanzi di fabbriche si veggono ad un ottavo di miglio dal mare nella vallata di S. Maria. È un piccolo edifizio rettangolare, le cui pareti sono tutte di pietre scalpellate. Alcuni ritengono che fosse un tempietto dedicato alla Vergine Maria N. S.». Alcuni anni dopo, nel 1864, il botanico Teodoro Caruel annotò che «…nella Cala S. Maria trovansi le rovine di una cappella dedicata alla Madonna.» La chiesetta di Santa Maria si trovava di fronte all’eponima Cala di Santa Maria, a 22 metri sul livello del mare e a 130 metri di distanza dalla spiaggia, nell’area investita da una frana di enormi massi che rase completamente al suolo i ruderi della struttura (28 settembre 1992). Nello stesso sito i ricercatori hanno osservato resti di vasellame insieme ad embrici e tegole appartenenti alla copertura del piccolo edificio; ma il più interessante ritrovamento è costituito da un calice frammentario in finissimo vetro azzurro, databile ad età altomedievale, che è stato immediatamente consegnato ai custodi dell’isola (Giorgio Marsiai e Luciana Andriolo) affinché possa essere collocato nel piccolo Museo dell’isola. Spiega l’architetto Silvestre Ferruzzi: «L’ubicazione della chiesetta di Santa Maria è compresa in un piccolo altopiano posto tra due corsi d’acqua che sfociano nella Cala di Santa Maria. Tale caratteristica si potrebbe collocare nell’ambito della simbologia medievale che prevedeva l’edificazione di edifici religiosi “inter rivos”, ossia tra due fiumi o ruscelli.» A poche decine di metri dai ruderi, tra l’altro, si osservava in passato una «…macina smisurata…», per usare le parole di Vincenzo Mellini Ponçe de Léon. La datazione della chiesetta di Santa Maria, stando sempre alla descrizione di Mellini Ponçe de Léon che parla appunto di «…pietre scalpellate…», era probabilmente caratterizzata da murature «a sacco» (ossia con due filari di granodiorite uniti tra loro da un impasto cementizio) e sembrerebbe riconducibile al XII - XIII secolo; il piccolo edificio, dunque, potrebbe ben collocarsi nel periodo di massimo splendore dell’Abbazia di San Mamiliano, che domina tuttora dalle vette di Montecristo il mare circostante. Interessante è notare, infine, che in un atto dell’anno 907 sulla fondazione dell’Abbazia dei Santi Pietro e Stefano a Venaco (Corsica), conservato negli «Annales Camaldulenses», si legge: «…et questi patroni degiano avere vita e vestimento in la dicta Abadia vel in l’altre gexie (chiese, ndr) de Monte Cristo…». Oltre all’Abbazia, quindi, vengono citate altre chiese presenti sull’isola: certamente la cappella realizzata dentro la Grotta di San Mamiliano e, verosimilmente, quella intitolata a Santa Maria.
u.s.