Con la consegna agli incaricati del restauro dei primi quattro dipinti (su undici) provenienti dalla chiesa di San Giacomo al Forte di Portoazzurro, prende finalmente il via la fase operativa del progetto di recupero e valorizzazione di un importante patrimonio artistico elbano, di proprietà demaniale. Ideato dalla Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per le province di Pisa e Livorno, il progetto – intitolato “Fuori dal carcere”. Restauro e valorizzazione dei dipinti provenienti dalla chiesa di San Giacomo al Forte di Portoazzurro – è partito nel marzo del 2014 dall’improrogabile urgenza di sottrarre i dipinti al degrado e alla distruzione certa cui sarebbero andati incontro se fossero rimasti nel loro luogo originario, la chiesa di San Giacomo, interna al complesso fortificato di origine spagnola, com’è noto attualmente adibito a penitenziario. Quando, nel 2005, la chiesa venne chiusa al culto, non si era provveduto al ritiro dei dipinti probabilmente ritenendo che la struttura fosse sufficientemente sicura. Col passare del tempo, invece, si è constatato il peggioramento delle condizioni strutturali e come gli oggetti sacri fossero rimasti esposti ad agenti tra i più minacciosi per quel genere di opere, vale a dire le infiltrazioni di acqua piovana e l’incursione di volatili (piccioni e pipistrelli). La messa in sicurezza dei dipinti e il contestuale passaggio del loro uso dal Ministero della Giustizia a quello dei Beni Culturali ha aperto quindi la ricerca dei fondi necessari al restauro, esperienza oltremodo tormentata vista la situazione di grave difficoltà delle fonti di finanziamento statale. A causa delle drammatiche condizioni conservative – molti dipinti presentano vaste aree di colore completamente perduto, oltre a numerose lacerazioni della tela e alla necessità di sostituire tutti i telai lignei – le risorse necessarie al restauro si sono subito presentate di entità molto considerevole; per di più il progetto prevede, nelle due fasi in cui si articola, oltre al restauro anche la collocazione delle opere in una sede adeguata a funzioni museali, interna all’antico territorio di Portolongone, allo scopo di non recidere l’originario legame storico col proprio ambiente di elezione. L’arrivo dei dipinti dopo la fondazione, nel 1635, della chiesa – dono dei granduchi medicei a una potenza alleata – fu infatti strettamente connesso alla storia delle fortificazioni della Corona spagnola nel Tirreno, il cosiddetto Stato dei Presidi di cui Longone faceva parte insieme a Porto Ercole, Porto Santo Stefano e Orbetello. Del resto, i dipinti sono tutti di scuola fiorentina – alcuni di qualità molto elevata – e i soggetti contengono sempre immagini di santi e temi devozionali tipici della Controriforma, molto cari quindi alla cultura figurativa e religiosa dei popoli iberici.
La fase di stallo creata dalla difficoltà di reperire i fondi è stata superata, nelle ultime settimane, grazie alla collaborazione di un’importante Scuola di restauro internazionale con sede a Firenze, la SACI (Studio Art Centers International) che, con la dott.ssa Roberta Lapucci, capo del dipartimento Conservazione Arte e Archeologia, ha offerto la propria disponibilità a restaurare le prime quattro opere all’interno dei corsi di specializzazione dell’Istituto.
La consegna e il trasporto a Firenze delle opere si sono svolti giovedì 22 scorso, con le dovute autorizzazioni e la vigilanza della Soprintendenza competente che, sia come soggetto proprietario, sia come ente deputato alla tutela, avrà poi il compito di seguire costantemente i lavori in tutto il loro svolgimento.
I dipinti consegnati:
1. Le stigmate di San Francesco e i santi Luigi e Chiara, di autore ignoto, sec. XVII, olio su tela, misure 157x130
2. Madonna del Rosario e i santi Domenico e Caterina, di autore ignoto, sec. XVIII, olio su tela, misure 190x139
3. Santa Caterina d’Alessandria, di autore ignoto, sec. XVIII, misure 132x96 olio su tela,
4. Madonna tra i santi Francesco e Luigi di Francia, di autore ignoto, sec. XVII, olio su tela, misure 115x85