Ho seguito la stampa dei vari giornali gli interventi a proposito del Museo diffuso sull’Elba di Italo Bolano che sarà (tra l'altro) oggetto di un importante volume patrocinato dalla Regione Toscana, che ha pubblicizzato l’Open Air di San Martino (Portoferraio) all’estero e perfino, mi risulta, si trova citato sulla rivista dell’Alitalia.
La vicenda mi pare di rilievo, sia in sé sul piano culturale, sia perché la manutenzione e la implementazione del patrimonio artistico-monumentale costituisce una forma di promozione verso un turismo che ormai esige anche un pacchetto di interessi culturali artistici e storici.
Vi propongo la seguente riflessione: Le opere del valente artista isolano collocate a Portoferraio, e dalle quali potrebbe snodarsi un itinerario l’itinerario culturale per gli altri sette comuni, si possono dire offerte alla loro consultazione in maniera presentabile?
- Il “Sestante” collocato alla radice del Molo Gallo è fuori piombo e si regge solo per lo sforzo di flessibilità che ha l’acciaio, i vetri non sono più orientati verso il sole. Non c’è un riflettore che lo illumini, non è citato l’artista autore non ha intorno il minimo spazio di rispetto e protezione rispetto ai veicoli in transito.
- La ceramica posta sul Molo Massimo è da anni soltanto appoggiata su di un telaio provvisorio, non ancora collocata dove era stata immaginata e manca già di due pannelli che sono stati asportati.
Il “deficit” generale di rispetto per chi è interessato a fruire dei monumenti e per l’opera dello stesso artista, create con un dato materiale, per un dato posto, è evidente.
Ed il “pessimo affare”, gli amministratori portoferraiesi, non lo fanno solo sotto il profilo del decoro e della promozione di immagine, ma pure (più prosaicamente) anche sotto quello economico.
Aspettano che vadano in frantumi opere che ritengo abbiano oggi un valore di decine di migliaia di euro?
Contenti loro, si potrebbe dire, se chiaramente non si scontentasse con l'arte anche il senso comune.
Lettera Firmata