L’ALBA DELL’UNITA’ D’ITALIA ALL’ELBA (1859-1860)
Il 29 luglio 1859 arriva al governatore dell’Elba lettera del governatore di Livorno:
“Governo Civile e Militare di Livorno
Al Sig. Cav. Colonnello
Governatore dell’Elba
Portoferraio
Ill.mo Signore
Lì 29 Luglio 1859
In conformità di un Dispaccio del Ministero degli Affari Ecclesiastici de 29 luglio stante partecipo a VS Ill.ma le seguenti norme per ciò che la riguarda nelle procedure governative instituite a carico degli Ecclesiastici.
1° Nelle procedure Governative a carico degli Ecclesiastici mentre verranno osservati tutti i riguardi dovuti al loro grado, dovranno essere trattati alla pari dei Laici in tutto ciò che non è propriamente esercizio del Ministero Sacerdotale;
2° Sarà data notizia immediata e riservata al Ministero degli Affari Ecclesiastici di ogni provvedimento preso riguardo alli Ecclesiastici;
3° Questa notizia dovrà essere data avanti la esecuzione del provvedimento Governativo quando si tratterà di un Sacerdote con cura di anime.
E con i sensi della mia distinta considerazione ho il pregio di ripetermi.
Lì 29 luglio 1859
Il Governatore
Annibaldi Biscossi”
(Affari generali del governo dell’isola d’Elba 1859-1860.Doc 15-100.Circoalri da 1 a 42. Circolare 29.Archivio storico comune Portoferraio)
La lettura di questa circolare evidenzia la situazione politica che si è creata con lo stato pontificio.
Con l’armistizio di Villafranca il secolare dominio di questo stato oltre l’Appennino che si esprime amministrativamente con le legazioni pontificie e che aveva sempre trovato un valido aiuto nell’appoggio dell’esercito austriaco vacilla sotto l’impulso al processo dell’unificazione italiana dettato dal movimento nazionale risorgimentale.
Papa Pio IX è in manifesta opposizione a questo processo di unificazione.
Lontano sin dal 1848 dal movimento nazionale di unificazione, in polemica con questo movimento non solo con la componente democraticorepubblicana (Mazzini) ma anche con quella monarchico- liberal- moderata, cavouriana, a causa della legislazione antiecclesiastica messa in atto dai governi costituzionali dl regno di Sardegna, il pontefice manifesta tutto il suo dissenso quando proprio in questo periodo del 1859-1860 gli viene sottratto gran parte del territorio dello stato pontificio.
E’ inevitabile che ciò avvenga.
Per costruire uno stato unitario italiano è necessario che sia inglobato lo stato della chiesa il quale taglia in due la penisola italiana e poi c’è Roma che deve essere capitale di questo nuovo stato unitario.
A unificazione in corso nondimeno il papa protesta contro lo smembramento che sta iniziando del suo stato perché ritiene di non poter più svolgere liberamente il suo magistero spirituale senza la piena protezione del potere temporale e per questo lancia una Scomunica Maggiore (26 marzo 1860) nei confronti di tutti coloro che hanno concorso a quella che lui considera una usurpazione delle terre che appartengono allo stato pontificio.
Negli anni seguenti i rapporti tra la Santa Sede e il Regno d’Italia non faranno che peggiorare.
E ciò pone l’opinione pubblica italiana in gran parte cattolica davanti al dilemma: seguire il papa solo nella sua veste di capo spirituale o seguirlo anche come capo politico? Una parte opterà per la prima soluzione mentre un’altra parte chiamati “cattolici intransigenti” sceglierà la seconda opzione non riconoscendo la legittimità del nuovo stato italiano.
Marcello Camici