Come in una delle Metamorfosi di Ovidio, lo schiavo-cantiniere colto Hermia, dopo più di duemila anni si è trasformato, nello stesso luogo in cui ha vissuto, in un ottimo vino.
Protagonisti e interpreti del Mito rinnovato:
Hermia, appunto, che ha lasciato il proprio marchio (HE oltre al rilievo di un delfino) nei doli di terracotta interrati nei quali si completava il processo di fermentazione del vino
Gli archeologi Franco Cambi e Laura Pagliantini (del gruppo 'Archeologia Diffusa') che con gli scavi ripresi nel 2011 hanno portato alla luce le tracce della vita materiale che si svolgeva nell'importante villa di S.Giovanni, costruita nel 100 a.c. dai Valerius Messalla
L' azienda Arrighi di Porto Azzurro che, producendo questo voignier bianco e battezzandolo 'Hermia', oltre a continuare nella valorizzazione del vino in anfora in atto da anni, ha creato il ponte tra passato e presente, quella sintesi che meglio valorizza il territorio.
La degustazione di Hermia (un po' diverso da quello originario, visto il ritrovamento tra i cocci di semi di mela), ha accompagnato le dichiarazioni del Comune (Assessore Roberto Marini) e della Fondazione che gestisce la Villa delle Grotte (Cecilia Pacini) volte a rafforzare l' immagine sempre più evidente delle Grotte come importante polo di attrazione storico-culturale, anche completando il progetto del 'cammino della rada di Portoferraio', il percorso pubblico che collega il borgo di S Giovanni con la Punta delle Grotte passando dal Podere S. Marco.
cr