Racconti dell’estate portoferraiese, molti attori, molti pubblici, molti ingredienti per un piccolo successo, fra sostenibilità, partecipazione, condivisione.
Le Notti dell’Archeologia a Portoferraio e all’Isola d’Elba esistono da molti anni e da molte estati. Nel 2017, però, sono cambiate molte cose. Persone alle quali mi legano stima, simpatia e affetto hanno molto apprezzato, il 23 luglio, la lettura del mio caro collega Alessandro Fo su Rutilio Namaziano e hanno variamente commentato: il carattere di Alessandro e la sua sensibilità unita al lato “giocoso" del suo coinvolgimento nella vita di Rutilio (Cecilia); quanto profonda sia la domanda di cultura…sia da parte degli elbani che degli ospiti estivi, e quanto sia bello condividere conoscenze ed emozioni sotto un cielo stellato, al “tremolar della marina” (Maria Gisella); la suggestione nel racconto di un viaggio spaziale e sentimentale che si svolge alla fine dell’antichità (Sandra).
Moltissimo è cambiato (per fortuna) dagli anni lontani in cui tenevamo conferenze su “L’archeologia dell’Arcipelago Toscano” davanti a dieci irriducibili appassionati. Qualcosa è cambiato anche rispetto ad anni meno lontani, nei quali gli ascoltatori sono stati cinquanta, sessanta, ottanta.
Il pubblico è cresciuto davanti e (soprattutto) accanto a noi e noi “attori” siamo cresciuti con lui. In un affascinante movimento reciproco e bidirezionale, noi ascoltiamo il pubblico almeno quanto il pubblico ascolta noi. Sono molto cresciute consapevolezza e desiderio di qualità. Le persone, non importa se isolane o “forestiere”, vogliono vedere e ascoltare cose belle bene illustrate e ben raccontate. Una narrazione con solide basi scientifiche è preferibile alla vecchia e soporifera conferenza guarnita con immagini.
Le “Notti” 2017 sono state precedute da “Mens sana in corpore sano”, l’evento combinato fra termalismo antico e yoga svoltosi il 20 giugno a Villa romana delle Grotte. Successivamente si sono avute:
-“A tavola con i romani!”, il 6 luglio, visita guidata al Museo della Linguella e degustazione del vino rosso “Tresse”, di Antonio Arrighi, affinato seguendo metodi già in uso presso i Romani.
- “Profumi e unguenti nell’antica Roma”, 14 luglio: visita guidata tematica al Museo della Linguella e laboratorio olfattivo.
Il 20 luglio è stato presentato a Villa romana delle Grotte il nuovo vino della Azienda Arrighi, sempre affinato in terracotta, ma stavolta bianco e con un nome antico: “Hermia”, dal nome dello schiavo-manager, agronomo e cantiniere, che attorno al 100 a.C. gestiva l’azienda agraria dei Valerii nella rada di Portoferraio.
- “Sulle vele della nostalgia. Il ritorno di un poeta romano in Gallia nel 417 d.C.” è la lettura con cui, il 23 luglio, Alessandro Fo ci ha fatto scoprire bellezza e fascino di un viaggio per mare alla fine della classicità.
- “Ovidio 2017”, il 27 luglio, alle Grotte, ha celebrato festosamente l’anniversario della morte di Publio Ovidio Nasone, il poeta che alle Grotte soggiornò prima di partire dall’esilio dal quale non fece più ritorno.
Quasi tutti gli eventi tematici per grandi sono stati accompagnati da attività per ragazzi: l’alimentazione antica, per i profumi antichi, il disegno e la pittura, il viaggio di Rutilio Namaziano. Di questa attenzione per il pubblico più piccolo dobbiamo essere grati, come ogni anno, a Mario Ettore Bacci, che si è speso nei pomeriggi e nelle serate del 7 (colori e pittura), 11 (delitto al Museo), 16 (il mestiere dell’archeologo), 21 (profumi), 25 (caccia al tesoro ispirata al poema di Rutilio, alla Villa romana delle Grotte).
Abbiamo accennato alla pluralità di “attori” e di pubblico. E gli ingredienti citati nel titolo, quali sono?
Sostegno e investimento finanziario e logistico si debbono al Comune di Portoferraio (Assessorato alla Cultura), alla Cosimo de’ Medici, alla Pro Loco.
Cecilia Pacini, Italia Nostra Arcipelago Toscano e Fondazione Villa romana delle Grotte hanno raccordato e fatto da amalgama per le diverse componenti.
Mario Bacci ha confermato la sua esperienza di archeologo bravo a comunicare, soprattutto con il pubblico che non fa sconti, quello dei più piccoli.
Laura Pagliantini, come sempre, ha coniugato la sua competenza di storica e di archeologa con capacità di gestione, laboriosità e fantasia. Bisogna valorizzarla nella progettazione e nel coordinamento più che nella gestione spicciola.
Antonio Arrighi e la sua azienda agricola sono, da sempre, elementi portanti e imprescindibili di queste iniziative (anche altri sono invitati a collaborare se lo desiderano).
Di questo pool fa parte anche Acqua dell’Elba. Tutti impariamo da tutti e va bene così.
Viene, infine, la piccola impresa culturale giovanile, in questo caso rappresentata da “Archeologia Diffusa a.p.s.”.
“Attori”, pubblico, istituzioni, associazioni, imprese, scuole, semplici cittadini sono tante cose diverse che sono andate d’accordo in questa circostanza, con risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Alla domanda se tutto questo sia perfettibile, la risposta è sì. Si può e si deve investire di più, in termini finanziari (nelle persone) e di sostegno logistico e si deve partire molto prima con la programmazione delle estati.
Ci sono attività in cui è possibile migliorare e ampliare l’accessibilità. Penso alla illuminazione delle Grotte, che potrebbe rendere molto più fruibile il sito archeologico al crepuscolo e oltre.
D’altra parte, l’accessibilità deve necessariamente sposarsi con la sostenibilità. E mi chiedo: quanto numeroso può/deve essere il pubblico di un evento come la conferenza di Alessandro Fo o come “Ovidio 2017”? Risposta: hanno partecipato 60/70 oppure 100/120 persone. Si potrebbe, forse, andare oltre queste soglie ma servirebbero infrastrutture (luci, audio, video) più aggiornate. Diciamo che quei numeri possono salire ma non di molto. La cosa importante è che le porte siano aperte a tutti.
Mi chiedo anche: si tratta di eventi di nicchia o no? Risposta: entro certi limiti, sì, ma non c’è nulla di male. L’essenziale è che ci sia una sostenibilità dell’evento, poi, nulla deve essere negato: né il Convio a Cavoli per i molti, né la ricostruzione per i pochi (altrimenti si cade in una sorta di elitarismo rovesciato).
Un’ultima domanda: perché non portare questi eventi all’interno di strutture ricettive eventualmente interessate? La risposta, in questo caso, la lascio a chi di dovere. Si tratta, comunque, di un aspetto “di mercato” da non trascurare, sul quale sarebbe necessario approfondire e confrontarsi.
L’estate, comunque non è finita, rimanete sintonizzati.
E chiudo con il commento di un altro gran personaggio dell’estate elbana:
“…belle serate, un pezzetto del sottile filo di cultura, natura, tradizioni, cucina, che unisce tutta l'Elba. A proposito di unione, perchè, passata la calura estiva, non riprendiamo il discorso? Non è mai troppo tardi.” (Beppe Tanelli)
Franco Cambi
Università di Siena