Cari lettori
Con il culo sopra le lastre di granito di Piazza di Chiesa di San Piero, che emettono, a sera calata, un po' del tepore accumulato dal giorno ormai trascorso, ho iniziato a scrivere mentalmente l'ennesimo articolo sul De André Day, manifestazione anch'essa granitica per locazione e resistenza (visto che il prossimo anno toccherà quota 20 edizioni), ripromettendomi di non fare "l'elenco della spesa" dei partecipanti, ringraziando indistintamente tutti coloro che si sono alternati sul palco, portandoci qualità diverse e sensibilità musicali diverse ma un unico cuore - come hanno rimarcato anche i conduttori Federico Regini e Mavi Conti- e limitandomi ad annotare le particolarità proposte dalla kermesse n.19, non se ne abbia chi non sarà citato.
Particolare è stato davvero Yuri Tiberto che, smessi gli usuali abiti da Capitan Fracassa, debuttando da cantante sul palco, ci ha provato solo il minimo a fare il "sicuro di sé", per essere poi travolto dalla emozione e chiedere asilo politico (accompagnato da eccellenti musicisti) nel cantare, risultanto pure preciso, misurato, gradevole su un non facile pezzo come "La canzone del padre".
Particolari gli Scapestrati che assolto il loro compito ormai usuale di guidare il coro dei bambini dei campi solari - tanti piccoli indiani a interpretare il Sand Creek , supportati anche dal geniaccio coreografico di Carlo Dotto - sono esplosi in una eccellente cover della "canzone del maggio" potente, toccante e coinvolgente, con un Massimo Galli sempre più "manico certo" di chitarra e con il solista Francesco Porro che finalmente liberava (dava lo svolo direi) ad un naturale baritonale tono (da Fabrizio incazzato) ormai scevro da miagolii adolescenziali e vocine di testa.
Strano e parecchio grezzo il gruppo dei Jhon Goccetto, ma interessante la loro rivisitazione "energica" di "Carlo Martello", da martelli appunto, acerbi ancora, forse da contenere sul palco specie sul capitolo delle linguacce inguardabili e poco originali, ma "merce" c'è sostanza musicale ne hanno, già bravo, specie sul pezzo d'esordio il cantante.
La grande positiva sorpresa l'ha rappresentata una diciottene marinese, Vanessa Barraco, già notevole interprete, ma che sembra avere tutti i numeri per crescere molto: un'estensione di voce molto ampia, toni morbidi e accattivanti, controllo gia maturo, buona e misurata presenza scenica, personalizzazione dei pezzi esseguiti ben presente senza stravolgere l'impianto originale, brava nella "Canzone di Marinella, eccellente nella Canzone dell'Amore perduto.-
Il De André Day cambia (fortunatamente) pelle ad ogni edizione, quella del 2017, suggellata dalla sempre intelligente (ma a tratti un po' tranquilla, a tratti un po' nevrotica) ironia dell'ospite d'onore Francesco Tricarico, è risultata nel complesso meno affollata - sul palco - ma un po' più "fine" e meno "sperimentale" di altre, il pubblico ci pare abbia gradito assai.
Vedremo cosa saprà inventare il "nume tutelare" della rassegna Alessandro Beneforti nell'Agosto 2018.