In ricordo di Ernesto Che Guevara a 50 anni dal suo assassinio...
Nasce a Rosario (Argentina) il 24 giugno del 1928 da una famiglia borghese progressista. Ernesto aveva 14 anni quando sua madre fu torturata nelle prigioni di Peron. Dopo essersi laureato in medicina inizia un lungo e formativo viaggio in diversi paesi dell'America latina.
Nel 1954 combatte in Guatemala per difesa del regime democratico e popolare del presidente Arbenez rovesciato con il sostegno degli Stati Uniti.
Si lega ai rivoluzionari cubani e nel 1956 e in Messico incontra i fratelli Castro e si unisce a loro per la lotta per la liberazione dell'isola caraibica.
Saranno proprio i cubani a dargli il celebre soprannome del “CHE” per l'abitudine del Guevara di usare questo intercalare argentino nei suoi discorsi.
Dopo tre anni di dura guerriglia il dittatore cubano Fulgencio Batista, nostante gli aiuti di alcuni paesi occidentali, in primis degli stati Uniti, viene sconfitto.
Memorabile è l'entrata a l'Avana del Che e di Fidel Castro, Assume la carica di Ministro dell'industria e direttore della Banca Nazionale e promuove una rapida industrializzazione dell'isola. Alcune iniziative non ottennero il successo sperato ed attirò delle critiche, tuttavia la sua azione fu ripresa più tardi. Nel 1964 è a Pechino, Hanoi in VietNam, in Congo. Memorabile rimane il suo intervento all'Assemblea generale dell'ONU dove condanna ogni forma di imperialismo.
Negli anni della rivoluzione cubana matura l'ambiziosa utopia della lotta di liberazione dell'intero continente latino americano.
Nel 1965 scompare e la sua presenza viene segnalata in diversi paesi, poi, con sempre maggiore insistenza in Bolivia, dove si pone a capo dei guerriglieri che già combattono contro il governo nato da un "golpe" antidemocratico e appoggiato dagli U.S.A.
Sulla sua testa viene posta una taglia di 50 mila dollari. Nell'ottobre del 1967 Guevara che porta il nome di Ramon, tradito da alcuni contadini, è fatto prigioniero nel villaggio di Higueras, tra i cui abitanti viene distribuito l'ammontare della taglia. Il giorno successivo ucciso barbaramente a sangue freddo, da un comandante militare boliviano. Il corpo del Che viene oltraggiato dai suoi assassini, gli nvengono tagliate le mani, i suoi assassini si fanno ritrarre in macabre foto-ricordo accanto al corpo della loro "preda".
Il mito dell'invulnerabilità del Che spinge molti a dubitare della notizia, confermata però successivamente da Fidel Castro.
“Essere duri, senza perdere la tenerezza” Che Guevara
Chi ha veduto la progressiva trasformazione delle società non può dimenticare la gloriosa figura del “Che” che ancor oggi, tra i giovani di tutto il momdo, simboleggia la voglia di libertà da ogni oppressione, giustiza e di emancipazione per le classi più disagiate.
Nedo Volpini