L’ALBA DELL’UNITA D’ITALIA ALL’ELBA (1859-1860)
In questa seconda parte del dispaccio che il 17 settembre 1869 Ricasoli ha inviato al governatore di Livorno, Biscossi, si evidenzia una qualità della politica dello statista che è quella dell’annessione della Toscana al Piemonte attraverso il mantenimento dell’ordine pubblico, diversamente da Mazzini che intravede nella rivoluzione la via migliore.
Ricasoli incita il governatore militare e civile di Livorno affinchè faccia comprendere a tutti i suoi dipendenti depositari dell’Autorità e della Forza pubblica, che l’ordine politico potrebbe essere minacciato da coloro che “pongono in pericolo gli averi e la tranquillità dei pacifici cittadini” specie nelle campagne.
"….Le Campagne hanno lo stesso sacro diritto alla tutela Governativa che le Città; né può dirsi ben ordinata e tranquilla una Società Civile se i reati ordinari non vi si tengono in limiti quanto siano possibili ristretti.
L’Agricoltura e l’Agricoltore domandano dal Governo una speciale tutela; né tutela più efficace potrebbe dal Governo concedersi quanto lo assicurare il frutto dei sudori del Contadino dirimpetto ai vagabondi e ai predatori dei frutti campestri.
D’altronde è debito precipuo dell’Autorità Governativa di eliminare l’ozio,frenando l’accattonerìa vagabonda, che fa strada al delitto, come di auspicare per ogni via il miglior indirizzo civile e morale del Paese. E’ urgente dunque che a questo stato di cose si ponga un pronto riparo, perché se al sopravvenire dell’inverno non sarà frenata questa baldanza i mali che oggi si deplorano si faranno ancor maggiori.
L E.V. vedrà al pari di me a quali conseguenze potrebbe condurre una trascuratezza che pare tolleranza in questa materia, e non dubiterà della necessità di provvedere con i larghi mezzi che il Governo pone a disposizione della Autorità subalterne. Così non si tratta di sterili ammonizioni ma di azione pronta assidua ed intelligente e di cui il Governo vuol vedere prontamente gli effetti.
I delegati, li Carabinieri, i Commessi di pubblica vigilanza ciascuno per la parte che lo riguarda uniscano i loro sforzi a rassicurare le popolazioni e mostrare che il Governo vuole e può tutelarle.
La E.V. si valga di ogni mezzo ,ecciti,invigili e se alcuno mancherà al suo dovere saprò come punirlo. Si guardino i precettati,si rompano le fila segrete di quelle associazioni delittuose infiltrate quasi in ogni provincia, si perlustrino le strade, si rimandino al loro paese i vagabondi e gli sconosciuti che non danno conto di sé, si perquisiscano i sospetti possessori di prodotti campestri, si dia soccorso ai Contadini contro le invasioni dei ladri nei campi. La Polizia indaghi e spenda quanto occorra per essere informata e per prevenire quanto è possibile almeno per non lasciare nelle tenebre il delitto ed il suo autore.
Si faccia insomma tutto quello che importa per frenare il male e per dimostrare al popolo che la libertà non vuol dire violazione impunita delle Leggi e che il Governo non patteggia coi ladri e coi facinorosi.
Raccomando allo zelo della E.V. l’esecuzione precisa ed immediata di queste mie prescrizioni e mi pregio di professarmi all’E.V.
Lì 15 settembre 1859
Dev.mo Servitore
RICASOLI”
(Affari generali del governo dell’isola d’Elba 1859-60.Doc 15-100.Circolari da 1 a 42.Circolare n 42.Archivio storico comune Portoferraio)
Marcello Camici