E’ interessante sapere quello che accadde due secoli orsono nella Portoferraio della Toscana granducale, regnante Ferdinando III, subito dopo che Napoleone fuggì dall’Elba nel febbraio del 1815. Accanto ai medici condotti e chirurghi condotti, di cui ho già parlato, l’assistenza sanitaria a Portoferraio si espletava in un solo ospedale in quanto l’imperatore aveva ordinato la soppressione dell’ospedale civile di S.Cristino riunendolo a quello militare del Carmine poiché le spese per il mantenimento di due ospedali erano troppo elevate. Il comune doveva pagare alla cassa imperiale franchi 1.50 al giorno per ogni malato civile ricoverato mentre l’immobile del comune adibito all’ospedale civile di S.Cristino sarebbe stato venduto all’asta: fu per interevento del "maire" Pietro Traditi che ciò non avvenne. Infatti su sua richiesta l’immobile fu poi adibito a sede delle scuole pubbliche evitando così al comune di pagare l’affitto di franchi 360/anno. L’unico ospedale civile esistente era dunque annesso a quello militare, era gratuito ai soli poveri dove erano mantenuti a spese del comune, ed aveva a disposizione sei letti che dovevano far fronte anche a malati proveniente da tutta l’Elba.(1). L’annessione dell’ospedale civile a quello militare comportò dunque una spesa che era a carico della casse comunali, una spesa tale che già dopo pochi mesi del restaurato regno granducale era così definita nell’adunanza della magistratura di Portoferraio (consiglio comunale) del 4 luglio 1815 (cinque mesi dopo la partenza di Napoleone): “ l’uscita della comunità di Portoferraio come si rileva dal seguente bilancio sembra doversi portare indispensabilmente alla somma di lire 48.482, soldi, 17, dinari 4 e non già a lire 25488.6 come si suppone…” (ASCP). Entrando poi nella specifica disamina delle singole voci che concorrono all’uscita così continua il cancelliere “… per il mantenimento dei malati civili lire 3000.0.0 …… ”.
Tale voce di spesa è per entità seconda solo a quella per il mantenimento dei trovatelli e per la provvista dei mobili. Il deficit di bilancio comunale nel luglio del 1815 era dunque elevato e tale da non poter essere colmato con le entrate che nel bilancio di previsione si assestavano in lire 11953, soldi 4, dinari 5.
Così si commenta l’enorme spesa sanitaria per l’assistenza ospedaliera pubblica “…. è in primo luogo incompatibile con il prezzo attuale dei viveri,con le molteplici fatiche cui sono obbligati i Medici ed i Cerusici per le frequenti malattie che produce l’insalubrità dell’aria della Campagna,per le malattie procurate non solo dagli abitanti ma dagli esteri e dalla Guarnigione….” (ASCP)
Dopo due anni la situazione economica dell’assistenza ospedaliera pubblica è peggiorata.
Infatti nell’adunanza della Magistratura di Portoferraio nel settembre del 1817 il Cancelliere Comunitativo propone il bilancio da inviare alla Cassa Regia.Risulta alla voce 57 che le spese per l’assistenza ospedaliera sono conteggiate nel “debito arretrato” in tal termine “debito arretrato rimasto a pagarsi allo Spedale Militare di Portoferraio per il trattamento dei malati paesani e Forestieri a tutto il 1817 è lire 45719.8.0”.(ASCP)
Una enorme somma che il comune di Portoferraio e le altre dell’Elba deve pagare all’ospedale militare per aver curato i malati civili che in questo nosocomio si ricoverano.Enorme somma le cui voci di spesa sono ripartite come “spese di sanità lire 5697.15.2”;”provvisioni sanitarie lire 22885.0.0” mantenimento dei malati civili per carità lire 17347.9.2” (2)
Così si commenta tale voce di spesa arretrata “ …. portata quindi la loro riflessione su l’enorme bilancio che alla disastrata finanza della Comunità dell’Isola cagiona il trattamento dei malati paesani e forestieri nello Spedale Militare di Portoferraio.Considerando che i doveri d’umanità esigono il soccorso dei Miserabili infermi ,l’atti di Amministrazione impongono che restino quelli bilanciati per non disseccarne la sorgente.Considerando che il più forte aggravio pagante per le miserabili Comunità dell’isola e che di non poco va ad assorbire le entrate tutte invariabili, è il mantenimento dei predetti ammalati la di cui giornata di trattamento per le malattie ordinarie sorpassa per l’ultimo le lire 2.12 e quelle di tifo indipendentemente dall’altre spese le lire 5.13 quando il Regio Governo per il militare non corrisponde che per lire 1.6.8 e il Regio Fisco per i detenuti lire 1.3.4 come è notorio.Che per questi ultimi casi appunto il Sovrano Venerabile Rescritto del 4 agosto 1788 che riunì l’ospedale civile al Militare e fissò la giornata a lire 1.3.4 e pagar fece fin d’allora tutti gli effetti mobili del primo nel secondo,dopo riattati dal degradamento in cui si trovavano. Che separato nei primi tempi dal passato regime francese lo Spedal Civile dal Militare, la Comunità dovè con rispettabili somme rimontare di tutto il primo e supplire alle annue spese di mantenimento che non eccederono i 5822 franchi (lire 6932.0.0) a tutto il 1814 in cui nuovamente riunito al Militare mercè l’annua responsione di 4320 franchi(lire 5142.16.0) come rilevasi dai budget dei rispettivi anni. Che la Comunità supplisce il precitato mantenimento con l’Entrate Comunali per quello che mancava alle proprie dello stesso Spedale e all’altra un sussidio aggregabile della soppressa Chiesa del Carmine e del patrimonio Ecclesiastico,alla quale sono state ritolte fin da aprile 1816 e riunite alla cassa delle Regie Rendite.Che quanto nell’epoche passate riusciva facile a questa comunità che sol anche per le altre dell’isola corrispondeva lire 2357.18.0 circa,giacchè quelle delle quali è restata come sopra privata ammontavano a lire 2784.18.0 salvo per altrettanto oggi,che spogliata di queste e delle altre delle Porte si trova ad avere di certo non più che lire 931.19.0 gli è insopportabile tollerare il ben cospicuo aggravio di lire 20 mila che a tanto ammonteranno le Spedalità del corrente anno per i dati del passato primo semestre,come rilevasi dalle note ,aggravio,che gli è tanto più intollerabile in quanto se lo vede aomentare in proporzione che gli vengono tolte le forze per sostenerlo e senza neppure speranza di essere coadiuvata dalle altre comunità dell’isola che non godono in tutte più di lire 2968.11.3 d’entrate invariabili e i di cui abitanti lottano con una miseria anche maggiore di questi di Portoferraio” (ASCP)
In sostanza, quanto sopra evidenzia che il comune di Portoferraio provvede direttamente al mantenimento dei malati ricoverati all’ospedale civile che essendo riunito a quello militare ha un costo giornaliero. La comunità di Portoferraio si lamenta che questo costo giornaliero è troppo elevato se si raffronta a quanto era la retta la giornaliera sia quando l’ospedale civile era separato dal militare nel 1788, sia quando fu riunito sotto il regime francese e se raffrontato anche a quanto paga il Regio Governo per il mantenimento dell’ospedale militare e dei detenuti. Si lamenta che è costretta a pagare la retta giornaliera anche per gli altri comuni le cui finanze non possono sostenere tale spesa. Si lamenta che è impossibile sopperire a tale spesa perché il recente Sovrano Rescritto ha tolto alla comunità le entrate che derivano dalla gabelle che si pagano alle Porte:dazio che si paga sull’importazione dei cereali,sull’esportazione del vino,sul sigillo delle carni ecc..Sono cioè le imposte indirette che gravano sui generi di prima necessità e di largo consumo e che al tempo del cessato regime francese, chiamate octrois, andavano direttamente nella casse comunali: nel 1815 questo diritto d’octrois ha reso annualmente la somma di lire 45000.(2) .Si lamenta che quando l’ospedale civile fu riunito al militare fu a carico della comunità di Portoferraio la spesa per il passaggio dei mobili d’ arredo.
Emerge uno spaccato della società intera elbana di profonda povertà, miseria con un bilancio comunale in profondo deficit soprattutto per le spese di sanità pubblica.
Ed ecco cosa propone.
“ In tale stato di cose essi Signori Coadunati profittando del profizio momento in cui una Degna Deputazione di rispettabili non meno che Illustri Soggetti s’occupa per ordine del Superiore Governo nel miglioramento di cui po’ essere suscettibile questo Pio Istituto, ad unanimità di voti hanno deliberato rendere tutto ciò presente alla prelodata Deputazione perché dietro l’incontestabilità dei fatti sopra enunciati voglia nella sua saviezza proporre
1° Che le spedalità civili pagabili per l’avvenire venghino ristabilite in lire1.3.4 secondo il disposto del Sovrano Rescritto del 4 agosto 1788 o in quella minor somma che sarà possibile
2° Che le Comunità dell’isola spedir possino gli ammalati attaccati da cronicismi nei regi Spedali del Continente, come praticar sogliono tutti l’altri piccoli Spedali di ricovero del Granducato
3°Che essendo stata per ben due volte cioè nel 1788 e nel 1814 la Comunità di Portoferraio obbligata passar tutti i mobili dei quali fornito aveva il suo spedale all’altro Militare senza ottenere nessuna indennità e privati di tutti quegli assegni destinato dalla Pietà dei suoi Predecessori Cittadini al sollievo della lagnante Umanità le venga condonato il debito che avrà contratto a tutto il presente anno con lo Spedale Militare, facendole rispettosamente osservare che sussidiando la Sovrana innata Clemenza questa Comunità in proporzione de’ suoi bisogni, attese le circostanze locali e la general miseria degli abitanti, tanto minori saranno questi bisogni, altrettanto minori essere ne potranno eziandio i sussidi. E quando la prelodata Deputazione nella sua saviezza non creda umiliar più quest’oggetto delle Rappresentanze al Regio Trono,pregano di ciò fare il loro sig.Gonfaloniere, incaricando frattanto me infrascritto Cancelliere di rimetter copia della presente alla prelodata Deputazione” (ASCP)
Dalle lamentale della Magistratura di Portoferraio si evince proprio che è “l’insalubrilità dell’aria di Campagna” una causa importante di malattia ma anche le condizioni igieniche della popolazione se la spesa per il mantenimento dei malati di tifo petecchiale (veicolato dai pidocchi) è quella che maggiormente pesa sulle finanze della comunità “..e quelle di tifo petecchiale lire 5.13…” Infatti più volte la Magistratura di Portoferraio interviene a deliberare per questi ammalati di tifo petecchiale “… vedute le due note di Ranieri Verziani caporale delle Guardie di Sanità di lire 98.0.0 la prima e di lire 21.6.8 la seconda per assistenza e spurghi fatti dal 12 agosto a tutto il presente nelle case ed effetti degli attaccati dal tifo petecchiale, quelle approvano secondo il consueto…” (ASCP).(settembre 1817)
Ed ancora “…. Veduta la nota dei lavori fatti dal muratore Angelo Baragli per imbiancare tanto la caso del sig. Pellegro Senno quanto la stanza del Forte Inglese destinato dal Superiore Governo per trattenervi i malati attaccati da tifo di ambedue i sessi, considerando essere giunta tanto la domanda del sig. Senno che degli ufficiali del Genio che fossero imbiancate di nuovo le stanze occupate dai predetti ammalati, onde potessero tornarvi ad abitare senza pericolo di contrarre dell’infezione. Deliberano rilasciarsi mandato al predetto Baragli la somma di lire 53.13.4 …..” (ASCP) (dicembre 1817)
Il “Superiore Governo” è quello del Granducato di Toscana il quale nel 1818, poco tempo dopo i fatti sopra narrati , promulga le “Massime e istruzioni da osservare generalmente in tutti li Spedali degli Infermi del Granducato di Toscana”. Un regolamento sul modi di amministrare la sanità pubblica. Gli Spedali erano classificati in due tipi: Regi e Comunitativi (comunali). I primi si trovavano a Firenze, Siena, Pisa, Pistoia e Livorno ed erano diretti da un Rettore di nomina granducale e vi erano svolte particolari operazioni e attività didattica (cliniche universitarie). L’assistenza veniva erogata in base a tre distinte fasce di reddito.”I paganti” che pagavano per intero la retta ospedaliera, ”i poveri” che pagavano la metà dell’importo, ”i miserabili” che avevano assistenza gratuita. Il regolamento poneva anche un rigido “filtro d’ammissione”. “I paganti” venivano ammessi solo solo se ricorrevano quattro condizioni: la presenza di malattia curabile, una "giusta" (impossibilità ad essere curati nel proprio ambito familiare) l’urgenza e la solvibilità. Per ”i poveri” che pagavano metà retta, erano sufficienti due condizioni: la malattia curabile e l’attestazione di povertà. L’urgenza e la giusta causa non erano necessarie. Ai “miserabili” che godevano di letti gratuiti, erano richieste le stese dei condizioni dei “poveri”: malattia curabile e attestato di miserabilità.
La giusta causa o la curabilità della malattia era da determinarsi da parte del medico mentre era il parroco sotto la cui parrocchia era pertinente il malato a rilasciare l’attestato di miserabilità. Un “redditometro” particolare che assegnava al parroco forse fidando nella sua onestà e/o nella sua conoscenza della situazione sociale dei fedeli, il còmpito di stabilire lo stato di “miserabilità”.
Marcello Camici
1) Vincenzo Mellini “L’isola d’Elba durante il governo di Napoleone I”. 1914
2) Giuseppe Pansini “L’organizzazione amministrativa dell’isola d’Elba nei primi anni dell’annessione al Granducato di Toscana (1815-1820)”. 1963
ASCP: Archivio Storico Comune Portoferraio