Parlare di Jacopo Taddei significa scavare nel significato profondo del termine “prodigio”, che nell’uso contemporaneo assume per estensione i connotati del meraviglioso, incredibile, miracoloso. Per i ragazzi dell’Istituto Giusti, in occasione del quarto incontro del premio “Tre Api”, svoltosi il quattordici febbraio scorso nella confortevole location del cinema di Marciana Marina, le note del virtuoso sassofonista di Portoferraio sono state vera prova di ascolto, musica che non appartiene al loro quotidiano sentire, poiché a prevalere è troppo spesso ciò che propone il mainstream, con i suoi gangsta rap (o trapper) di turno che sventolano soldi, belle donne, auto sportive, criminalità e ragazzi delle periferie che scoprono in loro nuovi miti, rinunciando così ad altre espressioni artistiche dalle architetture melodico-sentimentali più profonde e complesse, poco inclini ai facili consensi.
L’inizio del concerto di Jacopo Taddei, accompagnato da Samuele Telari, bravissimo fisarmonicista, ha impressionato subito tutti i presenti: quelle note lunghe, che sembravano spalancare gli istanti all’assoluto, calde e in crescente espansione, hanno sortito un effetto ipnotico, tanto che nei volti di molti era palese lo stesso pensiero: “E ora? Cosa sta succedendo?” Il ventiduenne elbano ha già alle spalle un percorso artistico e musicale spaventoso, impressionante: a marzo 2017 ha conseguito la Laurea Magna Cum Laude e Menzione d’Onore al Conservatorio G. Verdi di Milano, con Mario Marzi (non veniva assegnata per la classe di Saxofono da più di vent’anni); nell’estate 2016 al Berklee College of Music di Boston, gli è stata riconosciuta una Borsa di studio da 120.000 dollari, è stato poi selezionato, tra seicento studenti, per esibirsi al Berklee Performance Center con l’All Jazz Stars; a giugno 2017, a Montecitorio - come riconoscimento al talento – gli è stata conferita dalla presidente Laura Boldrini la Medaglia della Camera dei Deputati; ha suonato nelle orchestre dirette da Bruno Aprea, Yoichi Sugiyama, Yuri Bashmet, Daniel Smith e Antonio Pappano. Giusto per citare qualcosa che non è tutto. Jacopo, che ha accettato con grande entusiasmo l’invito, ha ricevuto la civetta di Minerva da due alunne di prima media (nella foto), Gayatri Re, fisarmonicista, e Iside Giusti, violinista. Questa volta, oltre alla presenza dei ragazzi del Giusti, c’erano gli alunni di Porto Azzurro, accompagnati dal professore Carmelo Sangiovanni (ex docente di Jacopo alle medie) e i bimbi delle elementari di Marciana Marina, le cui maestre ci tenevano tanto a essere presenti. Dopo l’incontro, scandito da musica e racconti dei suoi inizi nella banda di Portoferraio, Jacopo è stato nuovamente raggiunto dall’Istituto per condividere ulteriori riflessioni sull’evento, l’iniziativa del premio e l’indice di benessere della musica nelle scuole italiane.
Impressioni? Suonare di fronte a un pubblico così?
Dare una finalità educativa, di insegnamento musicale concreto alla magia dei suoni, è, per me, importante in ogni occasione. Nelle sale da concerto, per tradizione, si alza un piccolo muro protettivo. Un recinto invisibile di silenzio e concentrazione per immergersi in un crescendo di intensità tecnica ed emotiva. Un pubblico di giovanissimi, invece, infrange ogni barriera. E’ la vita esterna che entra. Pensi: “Mi sto confrontando con il pubblico di domani. Devo catturarli con l’impatto della musica … E forse, aiutarli alla riflessività”. Quando avevo i loro anni, non un’Era geologica fa dato che ne ho compiuti da poco ventidue, le capacità di attenzione e riflessione non erano così inevitabilmente frammentate come nello stile di vita di oggi. Suonare davanti ad un pubblico di scuola elementare e media è un coinvolgimento grande. Penso alla vita futura di ciascuno di loro. E spero tanto che ogni bambino e ragazzo riconosca la propria forza interiore per coltivare i propri interessi e compiere così la sua realizzazione nella vita.
Ti hanno fatto parecchie domande i ragazzi…
Lasciare interagire i ragazzi con le loro domande estemporanee è stato un modo straordinario per avvicinarmi a loro spiegandogli la mia storia. Con la voce e senza note, ho tentato di fargli capire che il percorso di formazione serve, anzi è indispensabile, per raggiungere la “destinazione” che scegli nella vita. E non invidio il compito, affidato soprattutto a genitori e docenti, di contrastare i modelli – narcisi senza competenza in cerca di applausi- da cui sono attratti. E che hanno, quasi sempre, un solo messaggio: togliere valore a studio e impegno quotidiano perché non indispensabili per raggiungere una vita migliore. Che spesso - ahimè - viene identificata solo con successo e denaro. Ma la freschezza e spontaneità di quelle domande mi ha fatto comprendere come possa diventare una sfida attraente il compito di lavorare, insieme a loro, per farli andare nella direzione giusta.
L’iniziativa della Scuola? Conoscere e riconoscere le eccellenze e i talenti dell’isola? Cosa ne pensi?
La novità dell’iniziativa del Premio Tre Api vale più di mille Open day per offrire dei modelli di orientamento agli studenti. In questi incontri preziosi, hanno la possibilità di sentir raccontare dal vivo, da medici, giornalisti, artisti, scienziati, pedagoghi, le sfide delle loro vite. L’appartenenza comune degli ospiti al luogo in cui sono nati, vivono, li fa poi sentire a loro più vicini. Per imparare ad abitare e non subire il mondo, servono esempi di persone che ti fanno sbocciare da dentro il futuro. Vi ammiro, perché siete insegnanti illuminati. Purtroppo, molto spesso, queste iniziative nascono soltanto grazie ad un volontariato faticoso. Ma se queste “missioni umanistiche” fossero utili ogni volta, per paradosso, anche ad un solo ragazzo, son certo che non si potrebbe considerare impegno sprecato …
Educazione musicale nella Scuola pubblica, cosa c’è da migliorare?
Se la Musica è bellezza e grazia, va sussurrata e non urlata. E purtroppo, in famiglia, l’educazione all’”ascolto” in senso ampio viene di solito trascurata. In una classe con frastuono è arduo parlare e dunque suonare. Così, chiunque troverà difficile far comprendere ad un ragazzo l’emozione della musica. Come ogni cosa bella non deve o può essere gridata. Si dovrebbe tornare alle ninne nanne. Il canto in generale è una delle forme più belle per imparare ed insegnare la musica, il suono, i fraseggi. I docenti di ogni disciplina, inoltre, dovrebbero portare avanti i loro programmi con uno sguardo trasversale. La letteratura, le scienze e tutte le arti sono legate tra loro ed un bambino lo dovrebbe comprendere da subito.
Lo stato di salute tra Nord e Sud?
Lo stato di salute dell’educazione alla musica riflette il nostro Paese. E, senza molte differenze geografiche, in generale non se la passa molto bene. Però ci sono ancora ottimi docenti presso cui andare “a bottega”. Come si faceva nel Rinascimento, quando un fanciullo sceglieva dove andare ad imparare, per qualche anno, l’arte in cui era dotato. Un apprendistato umile, che per me è ancora motivo di commozione grata verso alcuni docenti. Alla fine, infatti, la miglior cosa è passare dalle accuse e recriminazioni alla ricerca di una sonorità comune. Per intrecciare storie ed anime. Proprio come vuole il Premio Tre Api e la saggia civetta di Polesi.
di prof. Michele Intorcia intervista al musicista Jacopo Taddei