Come ha scritto Silvia Leone qualche giorno fa, non si è trattato della “solita” presentazione di un libro ma di qualcosa di più che va oltre e che ha dato vita ad una serie di riflessioni utili, interessanti e molto attuali, in un’atmosfera piena di ricordi ed emozioni.
Mentre ascoltavo commossa le parole di Federico, Noemi, Anna, Gemma, Tatiana, Francesca, in quell’ora, sono tornata indietro nel tempo e ho rivisto, come in un cortometraggio, i nostri momenti insieme a partire da quel lontano 2001.
Era il 2 maggio quando le nostre storie si sono incontrate e abbiamo iniziato il lavoro di educatrici al Centro Diurno di Salute Mentale “Bauhaus”. Tu già con il tuo bagaglio di esperienze, io, invece, giovane ventiquattrenne appena laureata, mi stavo affacciando per la prima volta nel mondo della relazione di aiuto; era tanta l’incertezza, il timore e la preoccupazione per un lavoro che vedevo più grande di me.
Nei miei sei anni intensi di attività in cooperativa, ricordo le nostre “chiacchierate educative” per trovare strategie e metodologie di intervento, apprezzavo molto la tua capacità critica e analitica di vedere le situazioni anche da altri punti di vista, alla base si sentiva il tuo percorso di studi in psicologia.
Spesso prendevi in mano il mio materiale di lavoro e con un po’ di “sana invidia” mi dicevi che avresti voluto avere la mia precisione, organizzazione e puntualità; io, invece, ammiravo la tua creatività, l’ecletticità dei tuoi interessi, la ricchezza data dalle tue esperienze e te, come donna, pronta sempre con un sorriso e con belle parole a sostenere gli altri.
Diverse ma complementari, un duo perfetto!
Grazie per avermi arricchito e completato come persona con la tua leggerezza, ironia, drammatizzazione che sapevi usare sapientemente nei vari contesti, spesso hai smussato gli angoli spigolosi del mio carattere spingendomi a molte riflessioni.
Era il 2004 quando facemmo insieme una non facile ma bellissima esperienza al doposcuola nel comune di Capoliveri; ti osservavo mentre giocavi con i bambini, ti lasciavi trasportare nel loro mondo ma allo stesso tempo sapevi tenere le redini in mano con autorevolezza.
E’ anche grazie a te se oggi svolgo due professioni bellissime, quella di insegnante e di pedagogista.
Poi le nostre strade si sono allontanate, io nel 2007 ho lasciato il lavoro in cooperativa per intraprendere nuovi percorsi di formazione e di crescita personale e tu nel frattempo ti sei laureata. Ho sempre nelle orecchie la tua voce gioiosa al telefono quando mi chiamasti per dirmi che avevi terminato il tuo percorso di studi; ti risposi: “Chissà se un giorno collaboreremo insieme!”
Qualcuno ci ha ascoltato, infatti ci siamo incontrate di nuovo, questa volta in un nuovo contesto e con altri ruoli; correva l’anno 2012 quando abbiamo collaborato in un progetto educativo nella scuola primaria di Rio Marina, tu come psicologa ed io come insegnante di sostegno.
Psicologia e pedagogia insieme, un connubio perfetto che purtroppo spesso manca nella scuola.
Ci siamo riscoperte più mature, cresciute, arricchite; ricordo che un giorno sei entrata in classe mentre stavo spiegando, ti sei messa in un angolo ad osservarmi e come sempre non hai risparmiato belle parole nei miei confronti.
Purtroppo la malattia aveva già preso piede, mi riaffiorano alla mente la tua sofferenza e le facce preoccupate dei tuoi splendidi genitori; era il mese di dicembre 2013 quando casualmente ci siamo trovate nel corridoio del reparto di chirurgia dell’ospedale, era già iniziata la tua lotta che hai portato avanti da vera combattente fino all’ultimo.
Fai parte di quelle persone che hanno arricchito la mia vita e contribuito al mio percorso personale e professionale.
GRAZIE ELISABETTA!
Monica Zoccoli