Lo Scavo di San Giovanni, per il settimo anno consecutivo, e grazie al lavoro del professor Franco Cambi, della dottoressa Laura Pagliantini e del team di studenti futuri archeologi che li affiancano, ha regalato nuovi tesori: la planimetria della "villa rustica” appare adesso in tutta la sua ampiezza e i resti del crollo del secondo piano hanno evidenziato decori e affreschi di squisita raffinatezza e vivida cromaticità.
Di “rustico” nell’accezione corrente c’è dunque ben poco e l’aggettivo serve piuttosto a connotare il carattere agreste della bella abitazione, che, pur subalterna alla grandiosa sovrastante villa delle Grotte, non doveva certo sfigurare come dependance agricola della stessa.
In questi anni, accanto alla disponibilità e generosità della famiglia Gasparri, proprietaria del terreno, sono state soprattutto le associazioni, le scuole, i privati cittadini a sostenere il progetto, a manifestare con la loro presenza il riconoscimento del suo valore e della sua importanza per un territorio come il nostro, ricchissimo di storia e di storie da raccontare e far conoscere, perché divengano patrimonio culturale comune di abitanti e ospiti.
Purtroppo non altrettanta attenzione hanno dimostrato le istituzioni, sia in termini di sostegno economico che di attenzione a studiosi di livello universitario che, con i loro allievi, per un mese all’anno, lasciano Siena per dedicarsi ad un lavoro che richiede competenze, specializzazione, accortezza, pazienza e forza fisica.
Il soggiorno ha richiesto e richiede un supporto finanziario che, negli anni, è stato ed è latitante, tanto da dover essere compensato e spesso sostituito da piccole o meno piccole donazioni di singole persone.
Tutto questo ha amareggiato e reso meno sereno l’impegno quotidiano di tutti i protagonisti, tanto da far definire al professor Cambi “assordante” il silenzio delle istituzioni, nel corso del bell’incontro che si è tenuto lunedì 22 ottobre nel luogo dello scavo e in cui erano presenti l’Università del tempo libero di Portoferraio, l’Unitre di Rio Marina e Italia Nostra Arcipelago Toscano.
Permanendo tale situazione, il team deve rinunciare a proseguire lo scavo, richiudendolo per sempre. Una simile prospettiva sarebbe davvero avvilente per la nostra Isola, non solo perché sottrarrebbe a chi la abita la fruizione di un sito che anno dopo anno svela i suoi tesori e ci narra chi e come eravamo e da quale immeritato illustre passato derivi il nostro Dna, ma anche, più prosaicamente, per il motivo che esso costituirebbe, come già oggi la villa delle Grotte, una stimolante attrattiva per i turisti, i quali, ormai lo sappiamo, si accontentano sempre meno di sole e di mare, ricercando invece ovunque tracce archeologiche e offerte culturali.
Infatti, non soltanto, capovolgendo una infelice boutade di un certo ministro, “con la cultura si può mangiare”, ma anche perché, parafrasando il Poeta, fatti non fummo a vivere come bruti, ma per seguir valore e conoscenza.
Maria Gisella Catuogno