"Noi vi diamo la buona sera/ generosa compagnia/salutiamo il padron di casa/ per la nobil cortesia”. E' questo l'inizio del lungo canto, di età indefinita sicuramente secolare, della Befana che si esegue a Rio nell'Elba, per annunciare la festa del 6 gennaio.
Tradizioni da conoscere, conservare, in grado di alimentare un clima di solidarietà, di fratellanza, di cui abbiamo un crescente bisogno riscoprendo i valori di un'Elba del passato.
A proporre tali ricordi è Romano Mengini, pensionato, a suo tempo impegnato negli uffici contabili dell'Asl, da anni nel coro della parrocchia di san Giuseppe a Carpani e Premio città di Portoferraio nel 1997.
“Questo canto e questa usanza della Befana riese - dice- è tramandata di generazione in generazione. Ricordo le edizioni intorno agli anni 40-50. Esistevano allora due gruppi di cantori accompagnati da altrettante fanfare, impegnate a suonare allegre musiche alla fine di ogni strofa. Si andava di casa in casa in varie parti del borgo, un gruppo nella parte alta e uno nella parte bassa del paese collinare; infine avveniva la riunione dei musicanti nella piazza principale suonando insieme fino a notte fonda”.
Nel tour per le vie del borgo le soste avvenivano davanti a certe abitazioni predefinite; case di benestanti, spesso produttori agricoli o in ogni caso prive di problematiche. “Veniva quindi offerto -prosegue Mengini- questo bel momento di augurio la sera del 5 gennaio, e il canto della Befana era intonato da un solista che interpretava le varie strofe e il coro si univa nella parti finali. Il maestro di allora, che dirigeva i musicanti, era Gino Scalabrini e preparava entrambe le fanfare. Il giorno seguente i più giovani della banda andavano a ritirare le offerte di chi aveva ricevuto la cantata e capitavano donazioni in natura, bottiglie di vino, Aleatico e simili, ma anche denaro. Il ricavato era da accantonare e poi veniva usato il 22 novembre successivo, per la patrona Santa Cecilia, per realizzare la cena dei musicanti
Riportiamo qui di seguito le 4 strofe principali di una delle numerose versioni del canto della Befana, una itinerante questua che va ricordato, era praticata fino ad alcuni decenni fa con gli stessi schemi rituali, ma con varianti sia di testo sia musicali, tanto in altri versanti e paesi dell'isola che "in continente".
“Noi vi diam la buona sera/generosa compagnia/
salutiamo il padron di casa/ per la nobil cortesia/
Santa nuova noi vi diamo/ che è nato il Re del mondo/
in un parto sì giocondo/ molto bene vi auguriamo/
Egli è nato in Betelemme/ in città della Giudea/
presso di Gerusalemme/sopra il fien ove giacea/
E noi tutti vi auguriamo/ la befana senza affanno/
buona notte noi ce ne andiamo/torneremo quest'altranno”
Stefano Bramanti
(foto d'epoca)